La rassegna Origini è dedicata alle pellicole del passato restaurate e riproposte
Il 28 febbraio 1942 con un decreto governativo il regime nazista decide di abbandonare il cinema di propaganda per produrre invece film di allegro intrattenimento. Il motivo di questo cambiamento è dettato dalle difficoltà ormai evidenti di vincere la guerra contro i sovietici e gli alleati angloamericani. Nasce così il progetto di Il barone di Münchausen (ore 21) affidato alla regia dell’ungherese Josef Von Basky; un kolossal voluto da Goebbels per celebrare i venticinque anni della UFA, la famosa società di produzione nazionalizzata dal nazismo. Il soggetto è incentrato sulla figura e sulle avventure del leggendario spaccone scaturito dalla penna del tedesco Gottfried Bürger vissuto nel Settecento, che giura di aver cavalcato una palla di cannone. Bugiardo matricolato, soldato in tante guerre, gran bevitore e mangiatore da record, il sedicente barone si vanta di vagabondare in giro per l’Europa sia nei campi di battaglia che nelle corti di Versailles e Pietroburgo. La produzione del film, ispirato al celebre Ladro di Bagdad, non bada a spese con un uso efficace del colore, con le invenzioni raffinate, con lo stile fantasioso e anche con l’utilizzo di alcune migliaia di soldati richiamati dal fronte russo per partecipare come comparse alla lavorazione. Gli splendidi costumi e la messa a punto di trucchi artigianali di grande effetto sono gli ingredienti principali di un’opera fantasiosa, allegra ed elegante. Nonostante questi sforzi, Il barone di Münchausen uscito nel 1943, ha una scarsa diffusione. Nella Parigi occupata viene proiettato nel febbraio 1944 al cinema Normandie e successivamente nell’ Italia repubblichina, ma per poco tempo. Nel 1944 Goebbels riprova ancora a rilanciare l’industria cinematografica con La prigioniera del destino (ore 19) diretto da Veit Arlan (il regista del terribile Süss l’ ebreo), un dramma girato a colori con toni di commedia, i cui protagonisti sono Alberto, un noto esploratore tedesco che sposa Ottavia, pur essendo attratto dalla bella e misteriosa vicina di casa Alga. Quando quest’ ultima si ammala gravemente di tifo, con grande generosità Ottavia travestita da uomo, va a dare l’ultimo saluto ad Alga, che si spegne serenamente pensando di trovarsi al cospetto del suo innamorato.