Amundsen, film d’ apertura del 67° Trento Film Festival

Dal 26 aprile al 5 maggio 2019 la manifestazione con oltre 100 documentari e lungometraggi di finzione di ambientazione estrema

0
Foto film Amundsen

In cartellone anche film classici e muti restaurati

Con la spettacolare biografia kolossal di produzione norvegese Amundsen diretta dal regista candidato all’Oscar nel 2012 per Kon-Tiki, Espen Sandberg, prende il via questo festival unico nel suo genere. Nel ruolo del leggendario e controverso esploratore norvegese, che dedicò l’intera vita alla scoperta di nuove terre, sacrificando tutto per realizzare i suoi sogni, la star internazionale Pål Sverre Hagen.  Nel film sono ricostruite le impressionanti ricostruzioni delle trasvolate polari dei giganteschi dirigibili di concezione e fabbricazione italiana Norge e Italia, quest’ultima conclusasi con il tragico incidente del 25 maggio 1928, con sei dispersi e quattro superstiti, tra cui Umberto Nobile, che resistettero sul pack nella celebre “tenda rossa”. Nel ricco cartellone della manifestazione si vedranno anche Il mangiatore di pietre di Nicola Bellucci con Luigi Lo Cascio, un cupo thriller ambientato sulle montagne tra Italia e Svizzera, dove gli “spalloni” di un tempo accompagnano oggi i migranti in fuga;   Fortuna di Germinal Roaux (omaggio a Bruno Ganz), filmato in un meraviglioso bianco e nero e ambientato in un monastero a 2000 metri sulle Alpi innevate; Yara di Abbas Fahde; Dead Mountaineer’s Hotel di Grigori Kromanov. E ancora il muto La grande conquista di Mario Bonnard e Nunzio Malasomma del 1928 dedicato alla conquista del Cervino e Le premier de cordée di Louis Daquin del 1944, la storia della guida alpina Zian Servettaz. Un’ altra prima italiana sarà The Sweet Requiem di Ritu Sarin e Tenzing Sonam, seguito ideale del film Dreaming Lhasa (2005) prodotto da Richard Gere. Ispirato a un incidente avvenuto nel settembre 2006 sul passo Nangpa-La, a 5.800 metri di altezza sul confine Tibet-Nepal, quando le guardie di frontiera cinesi aprirono il fuoco su un gruppo di tibetani in fuga uccidendo una suora di 17 anni, l’appassionato racconto di denuncia di Sarin e Sonam ribadisce il loro impegno per la causa tibetana. Protagonista di The Sweet Requiem è Dolkar, donna tibetana in esilio a Delhi, che 15 anni prima scappò dal Tibet compiendo un traumatico viaggio attraverso l’Himalaya, con cui sarà costretta a rifare i conti.

Pierfranco Bianchetti , giornalista pubblicista e socio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani è laureato in Sociologia a Trento. Ex funzionario comunale, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Milano, ha diretto n l’attività del Cinema De Amicis fino alla chiusura nel 2001. Ha collaborato a Panoramica – I Film di Venezia a Milano, Locarno a Milano, Il Festival del Cinema Africano; Sguardi altrove; ha scritto sulle pagine lombarde de l’Unità e de Il Giorno, Spettacoli a Milano, Artecultura, Top Video; Film Tv; Diario e diversi altri periodici. Attualmente collabora a Diari di Cineclub, Grey Panthers, il Migliorista, Riquadro.com, pagina facebook Sncci Lombardia. Ha pubblicato nel 2021 per Aiep Editore “L’altra metà del pianeta cinema-100 donne sul grande schermo” e nel 2022 per Haze Auditorium Edizioni “Cinemiracolo a Milano. Cineclub, cinema d’essai e circoli del cinema dalla Liberazione a oggi”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome