“Le canzoni, attraverso le emozioni, sanno raggiungere parti nascoste alle quali parlare forte, e alle quali a noi capita spesso di non saper arrivare. E parlano così forte da farsi poi sentire per tutta la vita, perché quando una melodia ti entra nella testa poi non ne esce più.” Inoltre “le canzoni parlano per noi e non solo di noi: una canzone, non meno di un libro o di un dipinto, sa riflettere il momento storico in cui è stata immaginata, scritta e cantata”. Lo scrive Giampaolo Brusini, curatore della bella mostra NOI… Non erano solo canzonette, aperta fino al 7 luglio alla Promotrice delle Belle Arti di Torino.
Il titolo prende spunto dal libro pressoché omonimo di Lucio Salvini, anch’egli incaricato della curatela, che racconta trent’anni di memorie del grande discografico. Ma che allarga quella narrazione personale ed esperienziale a una rivisitazione – con il passaporto delle canzoni – della stagione che ha rivoluzionato tutti gli aspetti sociali, etici ed economici del nostro Paese. Una stagione racchiusa fra l’abbraccio lanciato da Domenico Modugno sul palco di Sanremo 1958 mentre interpreta “Nel blu dipinto di blu” e quello di Paolo Rossi nella notte di Madrid che, nel 1982, laureo? l’Italia campione del mondo di calcio.
Nel percorso espositivo si succedono fotografie dai quotidiani e i rotocalchi dell’epoca e filmati provenienti dalle Teche RAI e dall’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa di Ivrea, con spezzoni firmati da grandi registi come Antonioni e i fratelli Taviani, Bertolucci e Olmi.
Dodici le tappe e 100 le canzoni che le raccontano. L’immigrazione verso il Nord che muta il rapporto tra città e campagne con “Il boom”, “Il treno del sole”, “Che sarà”; l’avvento del consumismo e di Carosello, con “Una fetta di limone”, “Cuore matto”, “A chi”; il protagonismo dei giovani con “Andavo a cento all’ora”, “L’esercito del surf”, “Un’avventura”; la conquista del tempo libero e delle vacanze di massa, con “Abbronzatissima”, “Sapore di sale”, “Romagna mia”; i movimenti studenteschi, la rivoluzione del ’68 e le rivendicazioni sociali con “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, “Come potete giudicar”, “Canzone del maggio”; l’emancipazione femminile e il ruolo delle donne nel privato e nel pubblico con “Bocca di rosa”, “America”, “Pensiero stupendo”; la contrapposizione fra laici e cattolici con “Dio è morto”, “La chiesa si rinnova”, “Affacciati affacciati”; le lotte operaie del post espansione con “Chi non lavora non fa l’amore”, “Contessa”, “Vincenzina e la fabbrica”. E ancora la violenza politica diventa terrorismo con “La locomotiva”, “Stalingrado”; “Il bombarolo”; l’avvento delle radio libere e della contaminazione sonora, con “Musica ribelle”, “Non mi rompete”, “Mi piaccion le sbarbine”, e quello delle discoteche con “Figli delle stelle”, “Gloria”, “Viva l’Italia” e infine il disimpegno che ha configurato gli edonistici anni 80, con “Comprami”, “Milano”, “Splendido Splendente”.
Insomma un com’eravamo avvincente e ricco, pieno di ricordi per chi quegli anni li ha vissuti e di insegnamenti per chi non c’era ancora. E che ci fa dire, proprio come Modugno all’inizio di questa storia: “penso che un sogno così non ritorni mai più”.
P.s. Imperdibile il catalogo di grande formato e carta patinata, con molte delle foto esposte, una serie di rapidi e illuminanti commenti sui diversi momenti che abbiamo elencato e soprattutto le schede delle cento canzoni, che ne spiegano la capacità di rappresentare le molteplici realtà italiane (Skira, 240 pgg., € 35).