Dilili a Parigi

Parigi inizio 900. Lotta tra la cultura e oscurantismo, anche facendo turismo

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Dilili a Parigi
di Michel Ocelot.
Voto: delicato, educativo

Un’organizzazione che si definisce i Maschi Maestri rapisce le bambine di Parigi per farne creature che strisciano a quattro zampe nelle fogne coperte da un velo nero. Parola d’ordine con cui gli adepti si riconoscono? Parigi bella e dotta/ Parigi corrotta. Una fantasia nera Belle Èpoque che sembra uscire dal terrorismo contemporaneo e dall’astio degli ignoranti per la cosiddetta casta. La risposta a disegni animati di Ocelot (Kiriku e la strega Karaba, Principi e Principesse, Azur e Asmar) è il viaggio attraverso la Parigi fin de siècle di Dilili sul triciclo di Orel. Chi è Dilili? Una ragazzina figlia di un francese e di una canaca (melanesiana della nuova caledonia) che ha lasciato la sua terra perché là la sua pelle era troppo chiara (ma qua è troppo scura). Di giorno si esibisce come selvaggia in gonnellino di paglia, poi si veste da damina e rivendica un’educazione ricevuta da una nobile e dall’anarchica Louise Michel. Il viaggio di Dilili attraverso Parigi è simbolico: Orel pedala ovunque e le fa conoscere Maria Curie, Picasso e Matisse, Ernst Renan, Pasteur, Monet alla Grenouillère con Renoir, la soprano Calvè, Proust che non si decide mai a scrivere, Toulouse Lautrec che la fa disegnare, Chocolat che danza sulle note di Satie, Sarah Bernhardt e Camille Claudel, Eiffel che progetta una mongolfiera  e tantissimi altri. Il lungo sogno della Francia che fu è un disegno animato dal tratto pulitissimo su sfondi monumentali fotografati e rivisitati. Cosa dire? Potremmo semplificare che è animazione civile contro quelli dagli anelli al naso. Di questi tempi rivoluzionario.

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