
In occasione della Festa dei lavoratori
Ludovico Massa, detto Lulù (Gian Maria Volonté), operaio milanese metalmeccanico sfiancato dalla fabbrica, tormentato dall’ ulcera e con due famiglie a carico, è un convinto sostenitore del lavoro a cottimo grazie al quale può permettersi l’automobile, tanti piccoli oggetti del tutto inutili e una pelliccia per la sua “signora” (Mariangela Melato). Il suo mondo è rappresentato dal calcio, dalla televisione e dal desiderio di guadagnare sempre più denaro. Anche il suo tentativo di evadere dalla routine con un’avventura extraconiugale con la sua giovane collega Adalgisa (Mietta Albertini), si rivela un disastro. Grande stacanovista molto amato dai suoi superiori e odiato dai compagni di lavoro che lo considerano solo un servo dei padroni, l’operaio a causa del ritmo frenetico alla catena di montaggio cui si sottopone, comincia a dare segni di un forte stress emotivo. Lo stato di alienazione nel quale è precipitato gli fa desiderare una vita sociale e familiare normale. Anche le sue visite a Militina (Salvo Randone), un vecchio operaio finito al manicomio che gli confessa: “Qui è come in fabbrica, solo che non ci fanno uscire la sera”, lo portano ancor di più alla depressione. Un giorno in seguito ad un incidente sul lavoro, la perdita un dito, egli è costretto a rivedere le sue posizioni politiche e di vita. Scritto da Ugo Pirro ed Elio Petri, il film vincitore nel 1972 del Gran Premio al Festival di Cannes (ex aequo con Il caso Mattei), è un riuscito atto di denuncia sociale del mondo produttivo e delle sue leggi feroci diretto da un grande regista, Elio Petri, oggi ingiustamente un po’ dimenticato, ma autore di opere fondamentali del cinema italiano degli anni Settanta quali Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, 1970; La proprietà non è più un furto, 1973; Todo modo, 1976.