Un ricordo di Massimo con le parole dei “The Rivas”

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The Rivas

Tra loro si chiamano scherzosamente “The Rivas”: è noto a tutti che Massimo Riva aveva un fratello e una sorella. Claudia ormai la conosciamo bene. Ma in tanti, soprattutto tra i fan di Massimo e di Vasco, conoscono anche il fratello maggiore, Giuliano. Da ragazzo pure lui si dilettava a fare il Dj (ogni tanto lo fa ancora), poi ha preso un’altra strada ed è diventato un giornalista professionista: lavora al Corriere dello SportStadio, quotidiano diretto da un volto noto della Tv, Ivan Zazzaroni.

Poi ci sono i due figli che Giuliano ha avuto da Katia Lamandini, Giovanni (di 28 anni) e Giulietta (24). A loro abbiamo chiesto un pensiero per ricordare Massimo. Dice Giuliano: «Io non voglio ricordare Massimo come musicista: che lui fosse un musicista straordinario è dimostrato dal fatto che ha firmato canzoni indimenticabili senza aver mai studiato musica, salvo aver assistito ad alcune lezioni di solfeggio tenute da un clarinettista della banda di Samone, un paesino appena sotto Zocca. Io lo voglio ricordare per il sorriso, la voglia di scherzare, la leggerezza, le paure, la capacità di voler bene e la voglia di chiedersi sempre perché. Ecco, a pensarci bene è proprio così: Massimo mi manca molto, mi mancano i perché».

Dice invece Giovanni: «Massimo per me è il tavolo più bello di Natale. Massimo per me è quello che avrebbe capito quando sbagliavo. Massimo per me è la forza che mi spinge a fare musica in questo paese. Qualcuno capirà. Io so che tu lo sai. Mi manchi Poppi. Forza Juve!».

Ecco invece le parole di Giulietta: «Ero piccola quando Massimo gravitava per la casa di Zocca che allora mi sembrava gigantesca. Saltuariamente. Ho in testa spezzoni di blitz, la sua energia vitale intorno al tavolo da pranzo. Massimo era un animale da palcoscenico anche quando era lontano dal suo di palcoscenico. Era trasparente, ironico, provocatorio, sincero, era Massimo e per tutti noi, così vicini ma così lontani, era il Massimo. Quando se n’è andato avevo 5 anni, troppo pochi per rendermene conto, abbastanza per percepire la violenza dell’accaduto. Non ho mai chiesto, ho rispettato il silenzio degli altri e sono stata nell’angolo fino a quando papà, Giuliano, suo fratello, dopo anni mi ha raccontato tutto per filo e per segno. Quando è andato via Massimo ci ha lasciato nella gabbia il suo topolino di campagna e nel garage la sua BMW. Curioso? No, non per Massimo. Per molto tempo ho rifiutato qualsiasi legame con Bologna. Senza chiedermi il perché, oggi capisco che, forse, non ero pronta ad amare la città che lui aveva tanto amato, tanto posseduto. Adesso, vent’anni dopo, dico che avrei voluto viverlo di più. Raccontargli delle mie ossessioni, delle mie paure, delle mie incertezze e della mia forza, che, in fondo, spazza sempre via tutto. Poi, però rispetto la sua volontà. Massimo aveva già vissuto abbastanza… e continua a farlo, prepotentemente, nell’aria che respiro».

Nella foto in apertura, da sinistra verso destra, Giuliano, Claudia, Giulietta e Giovanni Riva. Sotto, la copertina della biografia Massimo Riva vive!

Massimo Riva vive!

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