Maurizio Solieri e Massimo Riva hanno lavorato insieme, e sono stati amici, per più di vent’anni. Dai tempi di Punto Radio fino alla morte di Riva la loro è stata una collaborazione che ha prodotto frutti artistici straordinari. A Solieri abbiamo chiesto un ricordo di Riva, nel ventennale della sua scomparsa.
Ricordi quando hai conosciuto Massimo Riva?
L’ho incontrato per la prima volta a Punto Radio nell’estate del 1977, perché Massimo, anche se aveva dieci anni meno di noi, era già lì che spingeva per trasmettere e si dava da fare a livello tecnico. Abbiamo iniziato a lavorare insieme praticamente da subito.
Vi frequentavate anche fuori dal lavoro?
Assolutamente sì. Uscivano spesso assieme anche fuori dai tour, magari insieme ad altri amici. Almeno un paio di volte a settimana andavamo a mangiare fuori o in qualche locale o discoteca. Spesso andavamo in un posto dove suonava Mimmo Camporeale, che si chiamava La buca delle campane. Ed il più delle volte finiva che anche noi salivamo sul palchetto a cantare e suonare. Andavamo nei locali, bevevamo bene, ridevamo, scherzavamo e adocchiavamo le donzelle. Eravamo proprio amici, ci divertivamo molto.
Che persona era Massimo Riva?
Un uomo molto allegro, intelligente e brillante. Ci siamo conosciuti all’inizio dell’avventura ed avevamo in comune la passione per le imitazioni: ricordo ad esempio che imitavamo molto Eugenio Finardi ed Alberto Camerini. Poi facevamo i jingles per la radio, prendendo in giro le pubblicità dell’epoca. Eravamo molto in sintonia. Altri tempi rispetto ad oggi e sono felice di averli vissuti.

Altri tempi perché?
Di sicuro non eravamo paragonabili agli pseudo-artisti di adesso, tutti tristi, tutti che si prendono sul serio. Trapper e band finto rock e finto pop mi fanno veramente ridere. Mi chiedo come mai riempiano i palasport, forse perché c’è un pubblico molto giovane che guarda più l’immagine che la musica. Ormai la maggioranza della gente non ascolta più la musica, giusto 30 secondi sul telefonino, con il suono che può avere un telefonino.
Insieme a Massimo hai scritto moltissime canzoni. Come funzionava la vostra collaborazione sotto il profilo compositivo?
Io ho scritto la gran parte delle musiche della Steve Rogers Band. Anche Massimo faceva dei pezzi e io magari li integravo con un inciso, un ponte, un cambiamento di accordi. I testi invece li scriveva sempre lui. Io gli davo il demo, cantato in inglese, e lui scriveva i testi.

Era un bravo chitarrista?
All’inizio sapeva fare qualche accordo, gli ho insegnato io molte cose, ero il suo tutor. Prima dei tour, anche di Vasco, ci trovavamo a casa mia con le chitarre. Lui faceva soprattutto le parti di ritmica, però mi doppiava e mi armonizzava anche nelle parti di riff solistici. Non era un chitarrista che aveva voglia di studiare, però si allenava per fare bene quello che era chiamato a fare. Era un ottimo partner di chitarra e nel corso degli anni è migliorato molto. Era molto portato per la musica, metteva le mani anche sulle tastiere, si accompagnava bene. Ed era molto bravo anche con la tecnologia, coi computer, con la programmazione della drum machine. Da questo punto di vista ci compensavamo: io ero portato per suonare le chitarre e scrivere canzoni non banali, lui ci sapeva fare con la tecnologia in anni in cui in studio si lavorava già molto anche sotto questo aspetto.
Alcuni contenuti o funzionalità non sono disponibili senza il tuo consenso all’utilizzo dei cookie!
Per poter visualizzare questo contenuto fornito da Google Youtube abilita i cookie: Clicca qui per aprire le tue preferenze sui cookie.
Ricordi un concerto in particolare?
Ce ne sono tanti, non ne so scegliere uno in particolare. Eravamo abituati a fare dei grossi concerti con Vasco ed eravamo dei professionisti. Noi cercavamo sempre di dare il massimo.
Fra le tante canzoni che ha firmato Riva, quali ami di più?
Sicuramente quelle che abbiamo scritto insieme, come Bambolina, Alzati la gonna, C’è chi nasce donna e tante altre. Fra quelle che ha scritto per Vasco ricordo molto volentieri Vivere una favola, perché all’inizio era un pezzo che doveva far parte del primo disco della Steve Rogers Band. Lo avevamo già registrato, con un altro testo, scritto da Massimo. L’assolo di chitarra della canzone è il solo che era stato registrato nel brano della Steve Rogers Band. Vasco ascoltò la canzone e disse: «Lo voglio io questo pezzo qua!». Se n’è così appropriato, scrivendo il testo definitivo, e chiaramente noi siamo stati molto contenti.
Ti ricordi come hai saputo della morte di Massimo?
L’ho saputo dalla segreteria telefonica. La sera prima, con amici, ero andato a Modena, perché c’era il Pavarotti & Friends. Dopo lo spettacolo siamo andati a cena in un ristorante che si chiama Europa 92. Tornai a casa molto tardi ed il mattino dopo, quando ascoltai la segreteria telefonica, trovai un messaggio di Stefano Bittelli che mi dava la notizia.
Vi frequentavate in quel periodo?
Non molto, perché lui stava facendo le prove con Vasco. L’avevo visto circa un mese prima, eravamo andati a cena insieme, e mi era sembrato strano. Avevo capito che c’era qualcosa di particolare, che non stava bene. Però ovviamente non mi aspettavo certo un finale del genere. Lui aveva smesso di fare determinate cose, le ultime volte che ci eravamo visti era pulitissimo. Sono convinto che sia stato un errore, un incidente di percorso.
Se non ci fosse stata quella tragica sera, oggi Massimo Riva sarebbe ancora su un palco?
Sicuramente sì. Poco prima della sua scomparsa ci stavamo vedendo perché avevamo scritto insieme un pezzo per fare una specie di reunion della Steve Rogers Band. La canzone era Il grande amore e l’abbiamo inserita nel live …Questa sera rock’n’roll che abbiamo pubblicato in occasione della reunion del 2006. E’ uno degli inediti del disco, inciso esattamente come era stato pensato all’epoca.
Assieme a Mimmo Camporeale, Andrea Innesto e Beppe Leoncini, Maurizio Solieri parteciperà alla speciale presentazione della biografia Massimo Riva vive! (Baldini+Castoldi) scritta da Claudia Riva assieme a Massimo Poggini, che si svolgerà al Festival della Parola di Chiavari il 31 maggio, giorno del 20esimo anniversario della scomparsa di Masimo Riva.