Quando ascolto a un volume consono un disco di jazz, puntuale come il filosofo Immanuel Kant sulle cui passeggiate i concittadini regolavano gli orologi, mia moglie urla: “ascoltalo in cuffia, lo sai che il jazz mi rende nervosa!”. Il sottoscritto, uomo all’antica, tutto d’un pezzo e di ferrei principi, che fa? Prende la sua Koss e si mette in poltrona… non senza pensare “non sai quante volte mi rendi nervoso tu ogni giorno!”. Poi arrivano le note, il pianoforte, la voce, la fisarmonica, di altre donne… e l’altra faccia della Luna non sembra affatto così insofferente verso il jazz. Anzi, sa proprio coniugarlo con personalità e nuovi punti di vista. E nelle più ampie varianti.

Sara Battaglini trio

Sara Battaglini
Dalia (Auand)
Voto: 8

Ci vuole del coraggio per debuttare con un album di questo tipo, con un progetto in trio di voce, trombone e pianoforte, scarno, spigoloso, straniante. Un album, questo Dalia della 27enne docente di canto jazz (si è diplomata a Bologna con il massimo dei voti e la menzione d’onore), che ha bisogno di instaurare una sintonia con chi ascolta, ha bisogno di essere “percepito” come proprio, come una lettura di tematiche ostiche eppure condivise, come una tela dai colori che si incrociano secondo linee contraddittorie eppure emozionali, come un intrecciarsi di idee che danno insieme il messaggio del non concluso e del determinato. Un territorio in bilico tra angosce free e intensità interiori, tra eterei paesaggi dell’autocoscienza e dispendiose scalate verso la cima, in perenne rischio di cadere nei baratri della precarietà e della debolezza. Coprotagonisti solerti e propositivi Enrico Ronzani al pianoforte e Federico Pierantoni al trombone.

Sade Mangiaracina trio + Greg Osby

Sade Mangiaracina
Le mie donne (Tuk Music)
Voto: 9

È un autentico gioiello “Piccola suite per Malala” (Yousafzai, l’attivista pakistana premio Nobel per la pace nel 2014), che si muove tra i mille colori del mare, i richiami ancestrali del deserto disegnati dalla voce e dall’oud del tunisino Ziad Trabelsi e un’avvolgente improvvisazione jazz della pianista siciliana. Non sono da meno le altre sette composizioni dell’album, tutto dedicato alle donne che hanno riempito l’universo artistico e culturale di Mangiaracina. Sia in trio, con gli spericolati e insieme eleganti Marco Bardoscia al contrabbasso e Gianluca Brugnano alla batteria, sia quando si aggiunge il sinuoso sassofonista americano Greg Osby (il produttore del precedente cd di Sade La terra dei ciclopi appare in tre brani, tra cui l’emozionante “Frida”, dedicata alla sfortunata pittrice messicana), l’artista di Castelvetrano propone composizioni ricche melodicamente e dalle coloriture armoniche immediate, cui somma il suo tocco intenso e poetico.

Sara Jane Ghiotti dirige l’Orchestra Ipioca

Sara Jane
In mancanza d’aria (Alfa Projects)
Voto: 7/8

“Un omaggio al Brasile di una voce che è sensualmente italiana e rigorosamente anglosassone”, così definisce questo album di Sara Jane Ghiotti il musicista e critico Luca Damiani. In effetti è la vocalità a 360 gradi di Sara la vera protagonista di In mancanza d’aria, posta davanti e stimolata a dovere dalle performance eleganti dell’Orchestra Ipioca, 11 elementi che lei stessa dirige e coordina. Il percorso va dallo choro al samba e alla bossanova attraverso otto standard (celeberrimi alcuni come “Upa Neguiho” di Edu Lobo, meno noti altri), con l’incedere sicuro di chi possiede la tecnica e la memoria per contaminarli come hanno insegnato il jazz anni 50 di Stan Getz e gli arrangiamenti per archi di Jaques Morelenbaum. Al tutto Sara aggiunge un’intensa bonus track dedicata al compianto trombettista Marco Tamburini: “io ti troverò quando ascolterò il tramonto, la notte, l’alba e l’aria”.

Le MADemoiselles Sarabande con Enrico Pieranunzi

Mademoiselles Sarabande
As Before (Alfa Music)
Voto: 7/8

Le “signorine sarabanda” sono due pianiste soi disant bravissime, Elettra Capecchi e Carlotta Forasassi, che debuttano sotto il patrocinio, l’elaborazione per due pianoforti di quasi tutti i brani e la direzione artistica di Enrico Pieranunzi. Il risultato è, come afferma il deus-ex-machina dell’operazione, “un cd gioioso, pieno di vita, di rtimo, di gioco”. Il clima è un po’ quello di inizio secolo scorso, quando la musica si ascoltava ancora grazie a rulli rotanti e non a dischi, quando il ragtime di Scott Joplin si confrontava con le composizioni classiche di Darius Milhaud e le contaminazioni di George Gershwin e del tanguero Ernest Nazareth. Sono loro i compositori dei brani dell’album, chiuso da una vecchia composizione di Pieranunzi, rielaborata per l’occasione. Benché abbiano un po’ il difetto di soggiacere alla formula del piano duet piuttosto che forgiarla, Elettra e Carlotta sono efficacissime, incisive, con un ottimo drive.

Che dire? Basta citare la cura di oltre 250 cd compilation di new age, jazz, world e quant’altro? Bastano una ventina d’anni di direzione artistica dell’Etnofestival di San Marino? Bastano i dieci come direttore responsabile di Jazz Magazine, Acid Jazz, New Age Music & New Sounds, Etnica & World Music? Oppure, e magari meglio, è sufficiente informare che sono simpatico, tollerante, intelligente... Con quella punta di modestia, che non guasta mai.

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