5+1 cose che ho imparato andando a un concerto dei KISS

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Kiss
KISS in concerto al Graspop Metal di Dessel (Belgio) - Foto tratta dalla pagina Facebook della band

Ieri sera ho partecipato all’unica data italiana dell’End Of The Road Tour dei KISS all’Ippodromo SNAI di Milano: non ero mai riuscito a vederli dal vivo prima d’ora (e, a quanto pare, quella di ieri sarà anche l’ultima volta, sigh). Ecco cosa porto a casa da questa serata milanese:

1. I bambini adorano i KISS
Ho la sensazione che si potrebbero scrivere decine di tesi di laurea in sociologia sul pubblico dei KISS: ieri sera tutte le generazioni erano ben rappresentate, soprattutto quella dei bambini. Sì, i bambini adorano i KISS, non solo perché i loro genitori glieli hanno fatti ascoltare fin da piccoli (sante persone), ma anche perché Demon, Starchild, Spaceman e Catman sono come quei personaggi dei cartoni animati che li fanno sentire più grandi (magari gli stessi che i nostri genitori non volevano farci vedere da piccoli perché temevano ce li sognassimo di notte). Vedere una bambina sulle spalle del papà alzare le corna al cielo davanti al demone Gene Simmons mi ha riempito il cuore, così come sotto strati di make up e borchie posso dire di aver trovato un pubblico ordinato, sorridente e gentile: forse essere un pubblico rock vuol dire proprio questo.

2. L’esagerazione è necessaria
Lo urla anche la voce fuoricampo a inizio concerto poco prima che si aprano le danze: «You wanted the best, you got the best!». Chi va a vedere un concerto dei KISS (e quindi investe dei soldi per un biglietto) non si aspetta soltanto una scaletta di brani ben suonati, ma desidera anche saziare la sua sete di tutti quegli elementi caratteristici di un loro show: fiammate di propano, fuochi pirotecnici, laser, coriandoli, megaschermi e scenografie spaziali. Non è un concerto, è la notte di Capodanno (pure il profumo di polvere da sparo che si respira è lo stesso). Certo, forse non sarà propriamente uno show eco-friendly, e forse senza tutta questa esagerazione la band avrebbe comunque bisogno di un aiutino per reggere due ore di show nonostante le loro hit, però ripeto: questo è quello che mi aspettavo di trovare – e fortunatamente l’ho trovato.

3. Il make up indelebile

Lo avevo promesso ai miei amici e alla fine l’ho fatto: mi sono truccato anche io, e ho dovuto imparare come farlo. Si è rivelato molto divertente il tragitto da casa fino all’Ippodromo, con le persone in metro e al concerto che mi chiedevano di fare una foto con loro (il rossore dell’imbarazzo è stato adeguatamente coperto dal cerone bianco). Decisamente più impegnativo è stato resistere a non grattarmi il naso quando prudeva o a non asciugarmi il sudore, cosa che i quattro sul palco hanno fatto senza problemi – inizio a sospettare che si siano pitturati con lo smalto e struccati con l’acquaragia.

4. La tenacia sul palco
67 + 70 + 59 + 61 = 257 anni di vita in quattro persone sullo stage, pesantemente truccate, con abiti di scena impegnativi (a cominciare dalle celebri zeppe ai piedi di Gene Simmons) e una scaletta molto serrata. Nel corso dello show ogni elemento della band ha il suo momento in solitaria sul palco: Tommy Thayer spara razzi pirotecnici dalla sua chitarra elettrica al termine di Cold Gin, Eric Singer si gode un lungo assolo di batteria su 100,000 Years, Gene Simmons sputa fuoco su War Machine e sangue in God Of Thunder, ma è Paul Stanley a gestire il ritmo della serata, giocando spesso con il pubblico e volandoci sopra aggrappato a una teleferica prima della epica Love Gun.

5. I cliché non servono
Sarebbe stato interessante ascoltare Beth pianoforte e voce senza gli archi pre-registrati, ma ammetto di aver finalmente potuto apprezzare un concerto rock senza il famigerato e ormai inflazionato cliché del “set acustico”: grazie KISS.

6. Tutto il resto (non) è noia
In tanti anni di concerti non avevo ancora visto dal vivo qualcuno spaccare una chitarra sul palco (finalmente!), ma soprattutto non ho mai respirato un’atmosfera come quella di ieri sera: piena, esagerata, ritratto di una band che è innegabilmente passata alla storia con il suo stile. Nel mio piccolo spero davvero che questo non sia un addio, c’è un po’ di rimpianto per non averli visti negli anni passati, ma temo che alzare l’asticella per un prossimo tour sarà davvero difficile: chissà cosa si inventeranno per sorprenderci, nel frattempo cercherò di non dimenticarmi questa serata (e come ci si trucca da Demon).

La scaletta del concerto dei KISS all’Ippodromo SNAI di San Siro, 2 luglio 2019:

Detroit Rock City
Shout It Out Loud
Deuce
Say Yeah
I Love It Loud
Heaven’s on Fire
War Machine
Lick It Up (con snippet di “Won’t Get Fooled Again”)
Calling Dr. Love
100,000 Years
Cold Gin
God of Thunder
Psycho Circus
Let Me Go, Rock ‘N’ Roll
Love Gun
I Was Made for Lovin’ You
Black Diamond

Bis:
Beth
Crazy Crazy Nights
Rock and Roll All Nite

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Non ha ancora capito cosa farà da grande, ma per adesso ha in tasca una laurea magistrale in Ingegneria Informatica, fa lo sviluppatore Web freelance, collabora con il Politecnico di Milano e con varie società di comunicazione. Ama lavorare dietro le quinte e, in generale, "si ripete spesso che è fortunato" (cit.). Appassionato di musica, eventi e fotografia live, adora andare ai concerti e quando può si precipita sotto il palco a scattare. Si (pre)occupa della parte tecnica di Spettakolo.it (quindi se il server crolla è colpa sua). Per festeggiare i suoi 30 anni ha scritto il suo primo libro "Da ventinove a trenta" (YouCanPrint, 2018).

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