Nel corso del festival saranno proiettate alcune delle sue opere più famose
Nato il 1°ottobre 1940 a Beckenried, sulle rive del lago dei Quattro Cantoni, Fredi M. Murer, ultimo di una famiglia di sei figli, nel ’53 a tredici anni rimane affascinato dal primo film della sua vita, Il monello di Chaplin, e nel ’59 entra alla Scuola di Arti Decorative di Zurigo. Dopo un anno passato a studiare disegno tecnico, si dedica alla fotografia. Disegnatore di talento e fotografo dalla sottile immaginazione, si avvicina nel 1960 al linguaggio filmico frequentando incuriosito un’esposizione internazionale dedicata al cinema. L’amore per la settima arte è ormai irreversibile: «Dopo il ’65 — dichiarerà — vivo solo per i miei film». In quegli anni in Svizzera non vi è alcuna scuola cinematografica e il cinema lo si impara solo facendolo. Fin dai primi titoli Murer inizia con una serie di ritratti di suoi amici artisti, interpreti di una rottura con i valori del tempo (Chicoré e Bernhard Luginbühl, entrambi del 1966, e Passagen, 1972), spostandosi progressivamente verso il silenzioso mondo rurale alpino, a cui dà voce. Seguono il primo grande documentario Wir Bergler in den Bergen sind eigentlich nicht schuld, dass wir da sind (1974) e il suo primo lungometraggio, Grauzone (1979), metafora complessa e raffinata sul clima conformista che regnava in Svizzera prima delle rivolte giovanili dei primi anni Ottanta. La vera svolta arriva però con Höhenfeuer (1985), che racconta l’amore incestuoso di due fratelli isolati in un alpeggio fuori dal mondo. Tocca poi a Sehen mit anderen Augen (1987) e al suo secondo grande documentario, Der grüne Berg (1990). Nel 2006 gira Vitus (2006), interpretato da Bruno Ganz, che gli vale il Premio del cinema svizzero come miglior lungometraggio, oltre a numerosi riconoscimenti internazionali. Il suo ultimo film, basato su una novella scritta da sua madre, è Liebe und Zufall. Celebre è il suo motto: «Posso tranquillamente concepire tutto il cinema svizzero senza di me, ma pure me stesso senza il cinema svizzero».