Estate 2005: il britannico James Blunt ci conquista con “You’re beautiful”

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James Blunt

“My life is brilliant… my life is brilliant” ripeteva per ben due volte James Blunt in aperture del suo brano più noto, You’re beautiful. La ripetizione fu frutto di un errore (anche i professionisti sbagliano gli attacchi) durante la prima registrazione, ma Blunt decise di lasciarlo anche nel lavoro finale, che gli valse la fama internazionale.

Benvenuti nel 2005, quando la Signora del pop, Madonna, ci faceva scatenare con Hung up, Bob Sinclair diceva la sua con Love generation e i Negramaro raccontavano la loro Estate.

Nell’anno in cui YouTube fa la sua comparsa con il claim “Broadcast yourself” e Papa Giovanni Paolo II muore, passando il testimone a Papa Benedetto XVI, non solo “Habemus papam”, ma anche un tormentone su tutti a farci struggere nella calura estiva.

Tra un Bad day dell’esordiente Daniel Powter e la rabbia dei Simple Plan che cantavano Welcome to my life, fanno capolino la voce chiara e le note struggenti del britannico James Blunt, che aveva già fatto il suo esordio musicale con High  — resa famosa in Italia e in Germania da uno spot di una famosa multinazionale di telefonia mobile — e Wiseman, ma solo con You’re Beautiful raggiunse il successo internazionale.

Blunt aveva già 30 anni e una carriera pregressa nell’esercito britannico, in cui aveva militato per sei anni raggiungendo il ruolo di capitano durante la guerra del Kosovo e prestando servizio anche al funerale della Regina Madre nel 2002, quando decise di lasciare l’arma e imbracciare la chitarra. Nell’anno in cui in Italia la leva diventava volontaria, l’ex capitano della British Army ci faceva sognare incroci di sguardi magici durante l’attesa della metro.

E se cantavamo rapiti le frasi di Blunt, portando il brano in vetta alle classifiche di gradimento, Rolling Stone successivamente inserì la canzone al 7° posto nella classifica dei brani più fastidiosi della storia. Lo stesso James ha raccontato di aver odiato il suo pezzo più famoso, mostrandosi sorpreso di aver suscitavo una tale affezione in moltissime donne che l’hanno scelta come ballo per le loro nozze.

La canzone, in effetti, utilizza parole dolci nei confronti di quella che poi, in un’intervista di Oprah, lo stesso Blunt svelerà essere la sua ex fidanzata, incontrata per caso in un sottopassaggio della metropolitana londinese assieme al suo nuovo ragazzo, ma ha anche il deciso sapore di un saluto definitivo. Da quel giorno, infatti, i due non si incontrarono più, ma la carriera di Blunt andò avanti, tra una collaborazione e l’altra (Ryan Tedder, Robin Schulz e Laura Pausini, solo per citarne alcune), fino all’ultimo album The afterlove, del 2017, in cui è presente anche il tocco di un altro talentuoso inglese, Ed Sheeran: è stato lui a consigliare a Blunt di riprendere lo stile di quel primo album, Back to bedlam, di cui faceva parte anche lo struggente tormentone del 2005. Tormentone al quale, 14 anni dopo, siamo ancora un po’ legati… “but it’s time to face the truth, I will never be with you”.

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Nata a Foggia in un’estate di notti magiche in cui si inseguivano goal, a 19 anni parte prima alla volta di Roma per poi approdare a Milano. Ha iniziato a 20 anni a collaborare con riviste cartacee o web scrivendo principalmente di musica e spettacolo. Parla tanto, canta, suona (male), insomma pratica qualunque attività fastidiosa vi venga in mente. Per evitare di snervare eccessivamente chi le è vicino si è “sfogata” al microfono collaborando con alcune radio web e locali. Medaglia olimpica di stage non retribuiti.

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