Venezia 76. Waiting for the Barbarians

Chi aspetta i barbari, crea i barbari. Fantastico, ma anche cronaca quotidiana. Da Coetzee

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Ed ecco in concorso, dal romanzo del premio Nobel  J. M. Coetzee, da lui sceneggiato e diretto da Ciro Guerra, il film metafora per eccellenza, Waiting for the Barbarians. Ai confini di un impero  di fantasia, ai bordi di un deserto, in un sonnolento avamposto gestito da un magistrato militare meditabondo, arriva un inquisitore della polizia che sa che sotto pressione (diciamolo, tortura) tutti confessano: in  breve l’inquisitore crea le prove che i barbari che vanno e vengono fluidi dalle montagne in realtà preparano una guerra all’impero. Il magistrato verrà a sua volta inquisito per un atto di bontà (o d’amore) e l’equilibrio del mondo esplode nella corruzione delle anime. Costumi e ambientazione da Deserto dei Tartari di Buzzati, sapori kafkiani da Messaggio dell’imperatore, Nella colonia penale, Il Castello,  riferimenti  espliciti alle torture di Abu Graib nella Guerra del Golfo e molto altro da infilare nella crisi globale delle migrazioni. Cattivissimo Johnny Depp, a ruota Robert Pattinson con il secondo ruolo negativo dopo il Delfino di The King e protagonista eroico e infelice ai limiti della santità Mark Rilance.

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