Un film di Adriana Dossi e Gigi Corsetti
Nei primi anni ’70 Alfredo Gianolio inizia a raccogliere su nastro, dietro sollecitazione di Cesare Zavattini, il racconto orale delle esistenze dei pittori naif vissuti o viventi attorno al Po. Gianolio parte dalla convinzione che “tutti al fondo della loro coscienza sono naif, perfino i direttori di banca”. Nasce così l’inventario umano dal titolo Vite sbobinate, in cui è inserito anche il racconto di Serafino Valla. Ed è proprio il testo di Vite sbobinate a portare l’autore Gianolio a Bergamo il 7 luglio del 2015, alla rassegna Letture amene sotto il berceau.
All’evento, che si colloca a circa un anno dalla scomparsa di Serafino, è presente anche la figlia Giuseppina Valla, con il materiale di suo padre che decide di donare all’attrice Adriana Dossi, innescando così un fruttuoso processo di creazione artistica attorno alle opere di Serafino Valla. Quel 7 luglio dedicato alle Vite sbobinate c’è anche il regista e fotografo Gigi Corsetti della società Multimagine, che diventa un altro componente del nucleo originario per lo sviluppo del nuovo progetto. Così è nata l’idea di un film sul grande artista e sul suo fare arte, il film che tanto desiderava fosse la sua ultima opera. Da quel momento, i tempi corrono veloci e in luoghi diversi si realizzano eventi e interviste finalizzate alla produzione di quest’opera che da subito viene intitolata Pecore in transito- meditazione tra inconscio e presente.
Ed è proprio con la prima intervista del 14 dicembre del 2015 ad Alfredo Gianoglio, che inizia il lavoro di produzione di questo grande progetto. Attraverso tracce autobiografiche lasciate dall’artista con intenzione e lucidità, l’opera ripercorre la sua vita e mette a fuoco il suo messaggio artistico, umano e sociale. Dalla sofferenza esistenziale, particolarmente tragica nell’infanzia, fino ad arrivare alla poesia e all’arte che entrano nella quotidianità attraverso la pittura, la scultura e la scrittura e che diventano, nella vita di Serafino Valla, elementi con un senso e una funzione fortemente terapeutici. Le immagini dei suoi quadri, i colori e le forme (dove emergono natura e paesaggi che accompagnano l’uomo), la materia delle sculture, gli aforismi e gli altri suoi scritti, sono i protagonisti del film, accanto ai racconti e alle importanti riflessioni offerte da chi ha conosciuto l’artista e le sue opere. La pellicola è un viaggio tra passato e presente, tra sogno e realtà, dove l’incontro di persone che hanno conosciuto Serafino o le sue opere, la messa in scena della sua vita come performance in mostra e il vivo messaggio dei suoi quadri accompagnati dai suoi stessi aforismi, ci portano nella dimensione dell’inconscio, tanto cara a Serafino e da lui ben esplorata con grande capacità di osservazione, con lucidità e realismo, senza mai tradire la poesia della vita e dell’arte. Le musiche sono a cura di Massimo Zamboni che interpreta anche la voce di Serafino.