Premio Bianca d’Aponte, la forza dell’amore

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Premio Bianca d'Aponte

Premio Bindi. E poi Ciampi, De André, Lauzi, Mario Panseri, Andrea Parodi. Botteghe d’autore. Musica contro le mafie. Voci per la libertà. L’artista che non c’era. I Premi riservati alla musica d’autore sono decine, alcuni sono più interessanti, altri meno. Ma ce n’è uno che si distingue per almeno due buoni motivi, il Premio Bianca d’Aponte, che si svolge ad Aversa.

Il primo motivo è l’impostazione: è l’unico premio interamente al femminile, e il suo pregio è ricordarci ogni anno, ormai da 15 anni, che anche in Italia ci sono ottime autrici e cantanti che meriterebbero più attenzione in un mondo quasi sempre virato al maschile.

Ma c’è pure un secondo motivo, per certi versi addirittura più importante: l’atmosfera che si respira in quei giorni ad Aversa. Ci sono amicizia, entusiasmo, passione. Si fanno le ore piccole parlando di musica, per una volta in giro non si vedono facce ingrugnite ma sorrisi. Il merito va a chi questo Premio lo organizza mettendoci il cuore, Gaetano d’Aponte e sua moglie Giovanna, persone così diverse l’una dall’altra da amalgamarsi alla perfezione: lui sempre entusiasta, ciarliero, la classica persona di cui si diventa amici in un minuto; lei raffinata, elegante, ma al tempo stesso energica e determinata. E come non citare Gennaro Gatto, per tutti Genny, che probabilmente deve avere una dozzina di gemelli: c’era sempre, a qualsiasi ora, pronto a dar retta a tutti e a risolvere ogni tipo di problema.

Il tutto nasce da una tragedia immensa, la perdita improvvisa di una figlia poco più che ventenne. Era una ragazza non soltanto bella, ma capace di scrivere belle canzoni. Nei cassetti aveva un album quasi pronto, e musicisti di grande esperienza che avevano collaborato con lei erano pronti a scommettere che il suo futuro sarebbe stato radioso. Purtroppo le cose sono andate in modo diverso. Ma Gaetano e Giovanna non si sono rassegnati all’idea che la loro adorata Bianca fosse dimenticata, e hanno creato questo Premio che è cresciuto anno dopo anno, diventando qualcosa di importante non solo per la memoria, ma anche per il futuro di altre cantanti che come lei hanno qualcosa da dire.

Si legge sul sito ufficiale: «Il Premio Bianca d’Aponte è nato per dare alle cantautrici italiane emergenti un’opportunità per esprimere la propria arte, per creare momenti di incontro, di approfondimento e di confronto con discografici, artisti di fama, promoter e addetti ai lavori. Il titolo del concorso è tratto dall’ultima canzone scritta da Bianca, Sono un’isola, appunto. Un modo per continuare da dove Bianca si è fermata, alla ricerca di quell’isola… il sogno da realizzare».

Premio Bianca d'Aponte

L’idea di creare un premio tutto al femminile la ebbe Fausto Mesolella (alla cui memoria dal 2017 è intestato il Premio della Critica), ed ora il posto di direttore artistico lo ricopre Ferruccio Spinetti. Un ruolo molto importante lo hanno le madrine: negli anni si sono succedute Nada, Petra Magoni, Irene Grandi, Mariella Nava, Elena Ledda, Cristina Donà, Rachele Bastreghi, Andrea Mirò, Rossana Casale, Paola Turci, Ginevra Di Marco, Brunella Selo, Fausta Vetere, Simona Molinari.

Premio Bianca d'AponteQuest’anno il ruolo di madrina è toccato a Tosca, che ha presentato alcuni brani dell’album appena uscito, Morabeza, incantando il pubblico del Teatro Cimarosa di Aversa, e il bel progetto fresco vincitore di una Targa Tenco Viaggio in Italia degli AdoRiza, nuovo collettivo artistico formatosi nell’Officina Pasolini di Roma.

ToscaL’edizione 2019 del Premio Bianca d’Aponte lo ha vinto la salentina Cristiana Verardo (nella foto sotto). Ma ci sono altre che vale la pena tenere d’occhio. In particolare Lamine, attrice, autrice e cantante vagabonda (siciliana di nascita, pugliese d’adozione, si è formata a Genova e attualmente vive a Roma): a lei sono andati il Premio della critica e quello per la miglior interpretazione. Brave anche Chiarablue (vero nome Maria Chiara Mariantoni: ha vinto il Premio messo in palio dall’etichetta Suoni d’Italia di Mariella Nava, con la proposta di una possibile collaborazione artistica, e quello del Virus Studio chiamato ‘Na stella, che consiste nell’incisione di un brano con la produzione artistica di Ferruccio Spinetti) e La Tarma (all’anagrafe Marta Ascari), un’emiliana capace di scrivere canzoni attuali (ha vinto il premio per la miglior composizione).

Premio Bianca d'AponteOltre alle ragazze in gara, sul palco del Cimarosa si sono alternati parecchi ospiti, regalando alcune performance davvero belle e spaziando dal folk della vincitrice dell’anno scorso Francesca Incudine alla voce sublime di Elena Ledda. Giuseppe Anastasi ha proposto in anteprima assoluta un fantastico brano in siciliano che farà parte dell’album che sta ancora incidendo. Incantevole come sempre Pilar. Da brividi il set proposto da Ginevra Di Marco e Cristina Donà. Raffinata l’esibizione di Tony Canto e di Kaballà. Enzo Gragnaniello è sempre un pilastro. Da scoprire il trio napoletano Suonno D’Ajere. Menzione speciale, infine, per Carlo Marrale, capace di emozionare con una strepitosa versione chitarra e voce di Vacanze romane.

Premio Bianca d'Aponte

Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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