Mina-Fossati, un album per chi ancora ama la musica

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Mina-Fossati

Mina-Fossati è un gran bel disco di Ivano Fossati, con in più Mina. Che mica è poco. Anche perché, come ripetono a più riprese lo stesso Fossati e Massimiliano Pani che, da molti anni ormai, cura gli arrangiamenti dei dischi di sua madre, anche se alle doti vocali di Mina si possono abbinare un numero infinito di aggettivi (straordinarie, eccezionali, sbalorditive, prodigiose, formidabili, strepitose, strabilianti e via di questo passo), in realtà è molto di più di un’ottima cantante.

Dice Fossati: «Mina è una grande musicista, dietro ogni parola che canta c’è il pensiero. Bisognerebbe analizzare ogni singolo brano e se ne ricaverebbe una fantastica lectio magistralis. In realtà dietro le cose che fa non c’è nessun progetto. C’è sempre il pensiero. È come per i grandi jazzisti: tu li ascolti, ed è il pensiero che si fa suono».

Aggiunge Pani: «Mina quando entra in sala non prova mai. Arriva, ed ha già le idee chiarissime. Per me ogni volta è una grande emozione. E questa volta l’emozione è stata doppia. Perché io sono un grande fan di Fossati, da sempre. Il primo disco lo comprai quando avevo 13 anni utilizzando la “paghetta”, era La casa del serpente. Quindi averli avuti in sala tutti è due per me rappresenta un punto d’arrivo».

Come è successo questo miracolo lo racconta Fossati, che 8 anni fa annunciò il suo ritiro dalle scene: niente più dischi, niente più concerti. «In tutto questo tempo sono stato di parola, ogni tanto magari mi è capitato di scrivere un pezzo per altri, ma l’attività prevalente è stato l’ozio. Sono stati anni bellissimi, dedicati a me stesso. E questo, dopo una routine durata ben 42 anni, è stata la decisione giusta. Poi un giorno…».

Già, un bel giorno arriva una telefonata di Mina. Qui bisogna tornare indietro nel tempo per capire: «La prima volta che Mina ed io parlammo di incidere un disco insieme era il 1997. Non se ne fece nulla per problemi contrattuali con le rispettive case discografiche. Ebbene, pur essendo passati oltre vent’anni, un bel giorno grazie a quella telefonata ho scoperto che lei a quel progetto non aveva mai rinunciato, che ci pensava ancora. Ovviamente questa proposta mi ha spiazzato. Ero titubante. Ne parlai con mia moglie, la quale, guardandomi fisso negli occhi, mi ha detto: “Se dici di no a Mina chiedo il divorzio!”. Ed è così che ho capito che se mi fossi negato questa gioia sarei stato uno stupido».

Così si è rimesso a scrivere avendo in testa un progetto. Prima una canzone, poi un’altra e un’altra ancora, fino a comporre la bellezza di 11 pezzi nuovi, insomma, quell’album Mina-Fossati che esce a giorni. Il lavoro è durato un paio d’anni: «Non c’è una direzione univoca. Ci sono brani scritti pensando a lei, altri dove il suo ruolo non sarebbe stato dominante, altri ancora nati come duetti».

Insomma, è un disco molto vario, dove si passa dal tex-mex del brano omonimo già pubblicato come singolo a duetti classici come La guerra fredda. Poi ci sono brani orchestrali (L’infinito di stelle, Luna diamante), potenti r’n’b (Ladro), classiche canzoni d’amore (Meraviglioso è tutto qui) e persino una filastrocca (Farfalle), che in realtà è la canzone con il testo più ficcante.

Curiosa la storia di L’uomo perfetto, caratterizzato da un arrangiamento afro, con tanto di tamburi tribali sul finale. «Quando arrivò il provino contenente la parte musicale», racconta Pani, «si intitolava Africa. Così io mi sono sbizzarrito in un arrangiamento che richiamava le sonorità africane, con tanto di cori e percussioni dal suono primitivo. Poi è arrivato il testo, ed ho capito che ero andato completamente fuori strada. Un po’ imbarazzato, ho fatto ascoltare il lavoro ad Ivano, che senza pensarci troppo ha detto: “Mi piace, lasciamolo così”».

Riguardo Luna diamante (canzone, detto per inciso, scelta da Fernan Ozpetek per la colonna sonora del suo nuovo film La dea Fortuna) c’è un altro aneddoto curioso: «Una delle grandi difficoltà di questo disco», racconta Fossati, «è stato lavorare su due vocalità così differenti. Per me ci vogliono note brevi, quindi testi con più sillabe. Per lei invece occorrono note più lunghe, pertanto con meno vocali. Questa per un compositore è una difficoltà mica da ridere. Ebbene, un giorno, mentre ero a Genova, ricevo una telefonata di Mina che con straordinaria gentilezza (del resto lei è così, non ti aggredisce mai, è sempre di una dolcezza infinita) mi chiede se posso intervenire in un punto focale della canzone. Chiude la telefonata con un “ma non ti preoccupare, se non riesci va bene così”. Io invece mi sono preoccupato, eccome: Mina ti fa una richiesta e tu non fai il possibile e anche l’impossibile per accontentarla? Insomma, ho passato due notti insonni per mettere a posto il pezzo, trovando le note più lunghe adatte alla sua voce!».

Sia Fossati, sia Pani, sono concordi nel dire di aver lavorato per sottrazione piuttosto che per addizione. Eppure, nonostante questo, il disco è ricco di sonorità, con interventi orchestrali molto calibrati (gli arrangiamenti sono di Celso Valli), e l’uso di strumenti che purtroppo stanno diventando sempre meno frequenti nei dischi che si incidono oggi (vari tipi di sax, fisarmonica, Hammond, le percussioni suonate da Claudio Fossati).

Insomma, Mina-Fossati è un disco di quelli come si facevano una volta. Per qualcuno non più abituato ad ascoltare musica “buona” magari potrà suonare “vecchio”. Ma per chi ama la Musica (scritto non a caso con la M maiuscola) un disco così è manna dal cielo. Un album da ascoltare, come è successo nella Sala Puccini del Conservatorio Giuseppe Verdi nell’ambito della Milano Music Week, tutti insieme, con le cuffie in testa. Per non farsi distrarre dalle troppe porcherie – musicali e non – che ci circondano.

Chiudiamo con la sintesi video in cui Ivano racconta l’album Mina-Fossati.

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In questo video Ivano Fossati parla a ruota libera di Mina, raccontandone la grandezza:

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Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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