Francesco Gabbani: “Viceversa” esplora il rapporto tra individuo e collettività

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Esce oggi in tutti i negozi e piattaforme digitali Viceversa, il quarto album in studio di Francesco Gabbani. Fresco secondo classificato all’ultimo Festival di Sanremo, il cantautore di Carrara propone anche questa volta, come nel 2017, un disco in cui le canzoni contenute nella tracklist sono legate tra loro da un unico filo conduttore.

Mentre il precedente lavoro Magellano esplorava il tema del viaggio — inteso sia come coraggio di andare verso l’ignoto sia come conoscenza più approfondita del proprio io — Viceversa vuole affrontare il rapporto dell’individuo con la collettività/società in cui vive: «In questo disco Magellano è tornato a casa, ma continua a cercare la propria realtà, stavolta guardandosi dentro — ha dichiarato ieri Gabbani durante un’intervista a Radio Italia — Dietro questo album c’è un percorso di introspezione psicologica maggiore, ma anche le canzoni dallo stile più “gabbaniano” non mancano».

A prima impressione, la differenza tra i due album va cercata nel contesto che li ha generati. Se in Magellano Francesco non aveva ancora sperimentato la situazione di chi riesce ad arrivare improvvisamente, e in modo totalmente inaspettato, a un pubblico ampio (in alcuni casi molto ampio, pensiamo solo al successo nazionale e internazionale di Occidentali’s Karma), Viceversa è la conseguenza di un lungo periodo di silenzio e riflessione, in cui il nostro artista cerca di dare un senso a quanto accaduto: che persona sono adesso? In cosa sono cambiato? Qual è il mio modo di guardare la realtà intorno a me?

Anche se lo stile di Gabbani resta inconfondibile, si percepisce quindi un passaggio da un’impronta più ingenua e scanzonata (quella dell’uomo che va verso l’ignoto e la scoperta) ad una più matura e consapevole. Ho riflettuto, sono cambiato, magari ci sono cose intorno a me che non condivido pienamente, ma le accetto e cerco di affrontarle nel modo migliore.

Il cambiamento si riflette anche nella direzione autoriale del disco: la maggior parte della musica e nei testi, infatti, sono scritti dallo stesso Gabbani, come se il cantautore toscano volesse mettersi a nudo come mai fatto prima.

Andiamo quindi ad ascoltare e a scoprire Viceversa. Come in Magellano, anche in questo nuovo lavoro la tracklist è composta da nove brani.

 EINSTEIN

Il pianoforte introduce la lenta riflessione di un Francesco alla disperata ricerca di punti fermi, tanto frustrante che “Mi dirigo verso il letto sovrappensiero come Marco Castoldi sostiene di andare a ogni funerale”. La canzone accelera il ritmo finché arriva Einstein a ricordare che sarà sempre difficile capire “se ci sei o ci fai”, perché “tutto è relativo”.

 IL SUDORE CI APPICCICA

Brano più vicino alla dimensione di Gabbani che il grande pubblico conosce meglio. Su un’irresistibile melodia dalle sonorità anni Ottanta, , irriverente e scanzonata, Francesco esprime con forza un concetto a lui molto caro, quello della condivisione come alternativa all’individualismo  (“Pertanto probabilmente il numero uno non conta niente, comunque non conta più niente se invece di darsi la gente prende”.) L’immagine dominante è quella di un ballo collettivo, con il sudore che “appiccica” e fa da collante. Potrebbe essere il singolo destinato all’uscita nel periodo estivo.

 VICEVERSA

La ballad giunta seconda al Festival di Sanremo è la punta di diamante di questo disco. L’arrangiamento suggestivo, con il piano e gli archi a farla da padrone, entra nel cuore tanto con la versione orchestrale sul palco dell’Ariston che con questa versione studio. Con una vocalità che mette i brividi, Francesco racconta il suo pensiero sul meccanismo dell’amore. Un amore che è (anche qui) condivisione, e abbandono alle emozioni. Il fischiettio già portato a Sanremo arricchisce ancora di più un brano stilisticamente impeccabile.

CINESI

Il titolo del brano non è altro che un pretesto per iniziare una riflessione sull’apparenza e su quanto sia importante per ciascuno di noi il giudizio degli altri, tanto da sentirci a nostro agio solamente dietro a un paio di occhiali neri. Peccato che l’apparenza voglia dire anche volatilità, mode e tendenze che nascono e finiscono. In cerca di un senso, Gabbani decide che probabilmente la vera soluzione è la lentezza: “Lasciami prendere quel che rimane in questo deserto che c’è, guarda c’è un fiore che nasce che muore un po’ come me e come te, forse il segreto provare un pochino a rallentare, che fretta c’è”.

 SHAMBOLA

È possibile che questo titolo rimandi a Shambala, la misteriosa “terra nascosta” che la cultura buddhista descrive come un luogo protetto dove predominano pace, quiete e felicità incontaminata? Tra sonorità latine che trasmettono solarità e spensieratezza, Gabbani canta che “Amore e pace è tutto quello che voglio, controcultura che non mira un bersaglio, nel mio cannone vero solo un fiore”.

DUEMILADICIANNOVE

È davvero bello, per chi ama la musica di Francesco Gabbani, ascoltare finalmente questa canzone su Spotify o su una qualsiasi piattaforma digitale. Uscita a novembre come singolo “sui generis”, Duemiladiciannove era stata distribuita unicamente — e in modo geniale — tramite WhatsApp e definita dal nostro artista un regalo ai fan che tanto lo hanno aspettato in questi due anni di silenzio. Si tratta di un bilancio dolceamaro sull’anno che si è appena concluso, con un ritmo orecchiabile ed elettronico che cattura l’ascoltatore. A mio giudizio, una delle migliori canzoni scritte da Francesco nel corso della sua carriera.

 È UN’ALTRA COSA

Il singolo uscito la scorsa estate (a mio parere, ampiamente sottovalutato) è un brano che si potrebbe definire “d’altri tempi”: le sonorità anni Sessanta (alla “Beatles maniera”, per intenderci), essenziali e senza grandi fronzoli, accompagnano un testo apparentemente semplice, rivolto alla persona amata, ma noi sappiamo che quando si parla di Francesco Gabbani bisogna scavare molto più a fondo.

 BOMBA PACIFISTA

Su un beat intenso dalle sonorità quasi urban/hip-hop, il brano è un elogio delle caratteristiche personali tradizionalmente associate al concetto di debolezza. La tenerezza, la comprensione, la timidezza, la gentilezza e così via: “Quando scoppia non dire Mayday, la bomba è quel che sono e che sei, un’esplosione che rompe tutto ma la luce entra di già”.

 CANCELLAMI

Non sempre una storia d’amore termina nel migliore dei modi. Con immensa amarezza, Gabbani racconta di una delusione talmente grande da sperare che la persona un tempo amata lo rimuova completamente dalla propria vita . Poche parole, essenziali, con la chitarra elettrica che accompagna con malinconia e che sostiene l’intero brano. La parola “Cancellami” si ripete più e più volte. Con una tale insistenza, aggiungere altro è davvero superfluo.

Nata a Bari nel 1984, vivo a Milano dal 2006 e mi sento fortunata nell’affermare che amo la mia città adottiva tanto quanto la mia terra d’origine (l'unico vuoto incolmabile è il mare, ahimè!). Marketing/communication addicted, sono una media planner atipica che cerca perennemente di conciliare al meglio la sua anima creativa con quella analitica/numerica. In tutto ciò, la musica è la passione viscerale che ha sempre accompagnato la mia vita.

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