È un anniversario importante, quello di oggi, nel mondo di Vasco Rossi. Compie infatti 40 anni Colpa d’Alfredo, il suo terzo disco in studio, per certi versi quello della svolta.
Colpa d’Alfredo fu il primo disco pubblicato da Vasco per Targa Italiana, etichetta discografica fondata da Mario Rapallo nel 1979. Costò circa 45 milioni e fu registrato alla Fonoprint di Bologna e da Umbi a Modena. È l’ultimo album di Rossi prodotto da Alan Taylor; nel corso della lavorazione divenne sempre più importante il ruolo di Guido Elmi, che nei dischi successivi sarebbe passato dal ruolo di musicista a quello di produttore.
Il tour estivo successivo vide il debutto della Steve Rogers Band nella formazione che poi avrebbe accompagnato Vasco fino al 1983: Roberto Casini alla batteria, Andrea Righi al basso, Mimmo Camporeale alle tastiere, Massimo Riva e Maurizio Solieri alle chitarre. In scaletta, quell’anno, compariva anche Supermarket, una cover di Lucio Battisti che Rossi avrebbe poi riproposto in occasione del Premio Tenco del 1998 e di qualche concerto del tour indoor del 2010.
Disco e tour fecero conoscere Vasco ad un pubblico più ampio e alla fine dell’anno per lui arrivò anche la prima copertina: quella del n. 51 di Boy Music. La foto era di Isaia Cassani e quella copertina fu la prima (storica) di una lunga serie. Il 14 dicembre del 1980, invece, Vasco cantò Sensazioni forti in collegamento con Domenica In dal Motor Show di Bologna. Dopo quell’esibizione Nantas Salvalaggio scrisse un durissimo articolo contro Vasco sul settimanale Oggi, destinato ad aprire una lunga diatriba fra i due.
Il disco si apre con un frammento di Albachiara che introduce Non l’hai mica capito, canzone scelta per il 45 giri (sul lato B c’era Asilo “Republic”). In realtà il 45 giri doveva essere Susanna / Colpa d’Alfredo, ma la title track del disco venne ritenuta probabilmente non adatta come singolo di lancio per via del testo. La ricostruzione più credibile racconta che fu stampato un numero imprecisato di copie promozionali di questo 45 giri, poi mandate al macero dopo la decisione di puntare su Non l’hai mica capito. Solo un numero limitatissimo di copie si sarebbe salvato. La copertina presentava una foto di Vasco con la chitarra, mentre le versioni delle due canzoni erano in parte diverse rispetto a quelle poi presenti sull’album. La reale esistenza di questo 45 giri è stata a lungo oggetto di dibattito da parte di fan e collezionisti. Una ricostruzione la potete leggere sul sito fabiopoli.com.
Dopo Non l’hai mica capito, la tracklist prosegue con Colpa d’Alfredo, Susanna e Anima fragile. Quest’ultima canzone, una delle più belle a mio giudizio dell’intero repertorio di Vasco, entrò per la prima volta nella scaletta di un tour, in versione completa, solo nel 2007, ben 27 anni dopo l’uscita del disco. Curiosamente Laura Pausini nel 2006 aveva inciso Anima fragile all’interno di un disco di cover intitolato Io canto. Chissà che non sia stato proprio l’omaggio della cantante di Faenza a convincere Vasco a rispolverare la canzone anche per i suoi live.
Tornando alla tracklist, questa prosegue ancora con Alibi (canzone che sembra richiamare esplicitamente il suono dei Police, band molto in voga in quegli anni), Sensazioni forti, Tropico del Cancro e Asilo “Republic”. Quest’ultimo è il brano probabilmente più metaforico di tutta la produzione di Rossi, incentrato com’è sulla rivoluzione giovanile iniziata in Italia alla fine degli anni ’60 e proseguita per tutto il decennio successivo: i bambini dell’asilo sono il movimento studentesco, il bambino che si butta dalla finestra è Giuseppe Pinelli, anarchico accusato ingiustamente per la strage di Piazza Fontana e morto precipitando da una finestra della Questura di Milano, la madre è l’opinione pubblica, l’agente è lo stato di polizia. Curiosamente Vasco riprende anche un frammento del testo di Come prima, canzone del 1957 di Tony Dallara: il suo come prima, più di prima, ti amerò sembra avere però un significato completamente diverso e legato alle pulsioni comunque diffuse all’epoca per un ritorno ad un regime autoritario di stampo fascista.
Dopo quattro decenni Colpa d’Alfredo è un disco che si ascolta ancora con grande piacere e nel quale si riconoscono alcune intuizioni geniali. In tempi di #IoRestoaCasa, oggi potrebbe essere una buona idea provare rimetterlo sullo stereo. Chissà poi che fra qualche mese il disco non venga ripubblicato nella serie R> Play, come già accaduto per festeggiare i 40 anni dei due lavori precedenti di Vasco.
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