Springsteen ai tempi del Covid-19, una canzone al giorno: “Dead Man Walking”

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Springsteen

Pandemia 2020, fase 2, giorno 3. Tra Springsteen e il cinema c’è sempre stato un rapporto molto forte. In principio perché Bruce ha sempre scritto le sue canzoni come se fossero dei cortometraggi, poi perché dal 1994 quando scrisse il tema portante della colonna sonora di Streets of Philadelphia, vincendo anche il Premio Oscar, molte sue canzoni  sono entrate nei film. Abbiamo già parlato in questa rubrica, della canzone che aveva scritto pensando a Harry Potter (21.02.2017) e che il regista Chris Columbus (grandissimo springsteeniano peraltro) aveva dovuto rifiutare, abbiamo parlato di Secret Garden, inserita nella colonna sonora di Jerry Maguire, potremmo parlare nei prossimi giorni di The Wrestler, ma oggi ho scelto di raccontarvi Dead Man Walking, brano che Bruce ha scritto per l’omonimo film diretto e prodotto da Tim Robbins. Il film è tratto dall’autobiografia di una suora, Helen Prejean, magistralmente interpretata da Susan Sarandon, che ha vinto anche l’Oscar come migliore attrice protagonista e il David di Donatello. Accanto a lei, nei panni di un giovane uomo che incarna il peggio dell’essere umano, uno straordinario Sean Penn che per questa sua interpretazione ha vinto l’Orso d’Argento al Festival di Berlino come migliore attore protagonista. Il film è durissimo e bellissimo.  La canzone di Bruce, che qui ascoltiamo in versione ufficiale acustica, è stata anche candidata agli Oscar. Il film racconta dunque una storia vera, e analizza la brutalità della pena di morte (allora come oggi ancora legale in molti Stati Americani) anche se comminata ad un uomo che racchiude in sé tutto il peggio dell’essere umano. Eppure anche i più convinti fautori della pena capitale, cambierebbero idea guardando questo film. Dead Man Walking (così vengono definiti i condannati che percorrono il tragitto dalla loro cella alla stanza dove vengono ammazzati), il film esce il 29 dicembre del 1995, la canzone Springsteen la scrive nella primavera dello stesso anno. Tim Robbins e sua moglie, Susan Sarandon, mandarono all’epoca una lettera ad una serie di musicisti che a loro piacevano e che avrebbero voluto avere nella colonna sonora del film, chiedendo loro se volevano partecipare al loro progetto. Bruce accetta subito e con lui Eddie Vedder, Steve Earle, Lyle Lovett, Suzanne Vega, Tom Waits, Patti Smith e anche  Johnny Cash. il risultato è una colonna sonora meravigliosa che aderisce perfettamente al film. Più tardi Tim Robbins dirà alla stampa che Nebraska è stato una delle sue fonti maggiori di ispirazione.

Tornando però alla canzone, che in questo contesto ci interessa maggiormente, Springsteen la scrive e la canta in prima persona, immedesimandosi nel condannato a morte che prima di andare a morire ripercorre rapidamente tutta la sua vita pensando a cosa e come sia andato storto: “Una volta avevo un lavoro e una ragazza, ma tra i nostri sogni e le nostre azioni si snoda questo mondo“. L’uomo sa di aver sbagliato tutto, sa che non ha giustificazioni ma solo una vita buttata e da buttare: “Sorella non chiederò  perdono, i miei peccati sono tutto quello che ho”. 

La canzone venne pubblicata prima nella colonna sonora del film, nel 1995, poi nel bonus disc del cofanetto The Essential Bruce Springsteen nel  2003. Uscì anche come singolo all’inizio del 1996. Springsteen ne fece delle interpretazioni live nel tour di The Ghost Of Tom Joad (1996) per poi riprenderla nel 2000. Da notare un’ultima cosa, nella versione che ascoltiamo stasera, le tastiere sonno suonate da Danny Federici.

Schermo intero, volume a palla e buon ascolto, ma non dimenticate di vedere il film. Merita davvero di essere visto.

#stiamo(ancora)a casa, #brucespringsteen, #letsplaythemusic

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Patrizia De Rossi è nata a Roma dove vive e lavora come giornalista, autrice e conduttrice di programmi radiofonici. Laureata in Letteratura Nord-Americana con la tesi La Poesia di Bruce Springsteen, nel 2014 ha pubblicato Bruce Springsteen e le donne. She’s the one (Imprimatur Editore), un libro sulle figure femminili nelle canzoni del Boss. Ha lavorato a Rai Stereo Notte, Radio M100, Radio Città Futura, Enel Radio. Tra i libri pubblicati “Ben Harper, Arriverà una luce” (Nuovi Equilibri, 2005, scritto in collaborazione con Ermanno Labianca), ”Gianna Nannini, Fiore di Ninfea” (Arcana), ”Autostop Generation" (Ultra Edizioni) e ben tre su Luciano Ligabue: “Certe notti sogno Elvis” (Giorgio Lucas Editore, 1995), “Quante cose che non sai di me – Le 7 anime di Ligabue” (Arcana, 2011) e il nuovissimo “ReStart” (Diarkos) uscito l’11 maggio 2020 in occasione del trentennale dell’uscita del primo omonimo album di Ligabue e di una carriera assolutamente straordinaria. Dal 2006 è direttore responsabile di Hitmania Magazine, periodico di musica spettacolo e culture giovanili.

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