Ritmo Tribale: vivere il presente con una bomba nel cuore (videointervista)

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Ritmo Tribale

Per convenzione si dice che i Ritmo Tribale non realizzassero un nuovo disco da ben ventuno anni, manco stessero lavorando alacremente al loro problematico Chinese Democracy. Correva il 1999, i CD si pagavano ancora in lire (ehm, si pagavano perché esistevano…) e lo storico gruppo milanese (“storico” già allora visto che i suoi esordi risalgono al lontano 1984) mandava nei negozi il valido Bahamas, un album più meditato e strutturato dei precedenti. Un oggetto artistico dove la parola “arrangiamento” prendeva il sopravvento sulla consueta botta rock, per non dire hardcore.

Però appunto è una convenzione, un falso storico. Dopo Bahamas i Ritmo Tribale hanno cessato totalmente le loro attività salvo una estemporanea rimpatriata piacentina, nel 2007, e l’esperienza dei NoGuru dove invece mancava il chitarrista Fabrizio Rioda. Esperienza che è poi culminata in un bel disco, Milano City Soundtrack (2010), che riascoltato oggi, lo senti ancora quel brivido. Quella qualità che si sarebbe ripresentata, tempo una decina d’anni, nel nuovissimo La Rivoluzione del Giorno Prima.

Per farvela breve il settimo album dei Tribali è nato perfino in poco tempo, altro che ventuno mitizzate primavere. Come da consuetudine della casa (dal ’94 al ’99 i Nostri realizzarono tre bombe discografiche perdendo perfino il cantante tra la seconda e la terza…) e nel breve spazio cronologico (ma intenso se vivi in una band di cinque elementi, ciascuno con la propria vita adulta) che li ha condotti dalla effettiva reunion della primavera 2017 alle tristi giornate del confinamento pandemico del 2020.

Di questo ed altro, molto altro, abbiamo parlato col batterista Alex Marcheschi nella lunga video-intervista che trovate qua sotto. Una chiacchierata condotta con un punto fermo nella mente: quella innegabile consistenza che il gruppo meneghino, canzone dopo canzone, riesce sempre a mettere nelle sue opere. Quello svettare in alto, un po’ alla Foo Fighters/Queens Of the Stone Age, quando la vita si fa improvvisamente meno comoda. Quel regalare ottima musica al piccolo impero rock italiano (altra vecchia tradizione di famiglia) quando questo impero è immancabilmente distratto da altre mode o drammatiche contingenze esterne.

Stavolta però non succederà e La Rivoluzione del Giorno Prima, questa anomalia da outsider, verrà assorbita anche dai più insospettabili. E non perché i Ritmo Tribale hanno scritto un brano, Milano muori, dal titolo forte e tendente al più prevedibile fraintendimento mediatico. Certi mezzucci lasciamoli ad altri con l’Instagram facile.

No, l’oblio non avrà vita facile semplicemente perché questo è il disco rock italiano dell’anno. Ok, forse senza reali contendenti sulla piazza, ma d’altronde vogliamo forse sminuire gli ultimi cinque titoli mondiali vinti da Lewis Hamilton soltanto perché la sua Mercedes va più forte delle altre e la sua guida è sempre tesa al massimo? Per cortesia…

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