Da 5 Bloods – Come fratelli
di Spike Lee
con Delroy Lindo, Chadwick Boseman, Paul Walter Hauser, Giancarlo Esposito, Jean Reno, Jasper Pääkkönen.
Quattro ex soldati neri che hanno fatto il Vietnam tornano laggiù per recuperare le ossa del quinto del gruppo di 5 fratelli (Da 5 Bloods): uno forse ha fatto i soldi, uno forse ha avuto una figlia viet, uno ha ancora la guerra nella testa e si ritrova un figlio che lo segue nella giungla, un altro è utile alla sceneggiatura. C’è un po’ di turismo, tanti scooter, qualche tempio, qualche citazione da Muhammad Ali a Martin Luther King, a Malcolm X ad Angela Davis, la questione che i neri hanno combattuto le guerre dei bianchi, che il Vietnam era una guerra disonorevole e quel che resta della sceneggiatura di The Last Tour che doveva fare Oliver Stone ma poi era stata offerta a Lee ai tempi di BlacKkKlansman: i 4 tornano anche per recuperare i lingotti d’oro che la CIA usava per pagare i suoi alleati. Sono 155 minuti di “Fai la cosa giusta”, ”yeah fratello”, “stavolta non mi fottono”, “amen”, discussioni su quanto era eroe il quinto compagno morto in azione, e su come destinare i soldi dei lingotti d’oro. La trovata del film è che i ricordi di guerra sono recitati dagli attori anziani ma con un formato più televisivo, mentre il morto è sempre giovane: non hanno tutti chiaro se tenersi l’oro o darlo alla causa o fare un film di vecchi neri inseguiti di nuovo da cattivi vietcong che vogliono l’oro o fare un film di allucinazioni o fare un film di monologhi, un melodramma sulla mamma morta, sulla figlia ritrovata, una sala da ballo che si chiama Apocalypse Now, un film impegnato contro il razzismo, un film che sfotte ma strizza l’occhio a Rambo (al più complicato dei quattro Stallone non dispiace e vota Trump). Insomma, Spike Lee si perde nella giungla con una sceneggiatura che ogni tanto suggerisce e nei due minuti successivi conferma: si parla di cercatori di bombe inesplose, ebbene qualcuno salterà in aria e via così. Ci sono anche i francesi e un finale eterno in cui Spike Lee deve mettere insieme il film di guerra, il film contro la guerra, il film sul tradimento, quello sul riscatto, quello sull’avidità (Il tesoro della Sierra Madre forse era il suo modello) quello che appoggia Black Lives Matter ma non può dar torto ai Viet e non fare un omaggio ai caduti. La sensazione è che Spike Lee abbia il terrore di non saper fare la cosa giusta.