La prima notte di quiete di Valerio Zurlini su Raiplay

Un professore di liceo senza illusioni e senza ideali alla deriva

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La prima notte di quiete

Una delle più belle interpretazioni di Alain Delon

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Cappotto marrone logoro, capelli spettinati, barba lunga, Daniele Dominici (Alain Delon), trentasettenne professore di liceo, bello, tenebroso e tormentato, giunge in una fredda Rimini invernale per coprire la cattedra di insegnante di lettere al locale liceo. Pur vivendo una logora storia sentimentale con la depressa ed infelice Monica  (Lea Massari), egli s’innamora perdutamente di Vanina (Sonia Petrova), una sua fascinosa allieva ventenne amante di Gerardo  (Adalberto Maria Merli), un tipo losco, ma molto danaroso. Il professore fa conoscenza con un gruppo di vitelloni di provincia, tra i quali spiccano un tipo risoluto, il dottor Giorgio Mosca detto Spider (Giancarlo Giannini) e Marcello (Renato Salvatori). Insieme con loro trascorre squallide serate tra gioco d’azzardo, biliardo e discoteche. L’incontro sentimentale tra Daniele e Vanina, due anime perse nella vita, è destinato a concludersi non felicemente. Scritto e diretto da Valerio Zurlini nel 1972, La prima notte di quiete è un bellissimo, dolente film capace di esprimere grande tenerezza (la Rimini fredda e piovosa è lo specchio di una realtà morale in disfacimento), all’epoca molto apprezzato dal pubblico, ma con giudizi critici contrastanti. Alain Delon, colpito dal soggetto, aveva accettato di buon grado il ruolo di protagonista. All’inizio delle riprese i rapporti tra lui e Zurlini sono ottimi (il cappotto di cammello che l’attore porta nel film è dello stesso regista), ma destinati a guastarsi anche gli atteggiamenti del divo francese in quegli anni abituato a comandare sul set. Per tutta la lavorazione i due non si rivolgono la parola e al termine della produzione Delon riparte per Parigi senza salutare nessuno. In Francia, essendo il solo proprietario dei diritti, rimonta la pellicola intitolandola Le professeur  riducendola da 132 a 90 minuti. Una scelta ovviamente contestata da Zurlini che sbotterà: «Da un macellaio non c’era d’aspettarsi altro» in riferimento ai trascorsi giovanili di Delon, garzone nel negozio del suo patrigno. Dopo la morte prematura di Valerio Zurlini a soli 56 anni nel 1982, Alain però cambia opinione su di lui. In un’intervista a Cahiers du Cinéma parlando di La prima notte di quiete afferma di considerarlo il migliore film della sua carriera invitando gli spettatori ad andare a rivederlo, ma nella versione originale rinnegando i suoi giudizi precedenti poco lusinghieri sullo stesso Zurlini.

Pierfranco Bianchetti , giornalista pubblicista e socio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani è laureato in Sociologia a Trento. Ex funzionario comunale, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Milano, ha diretto n l’attività del Cinema De Amicis fino alla chiusura nel 2001. Ha collaborato a Panoramica – I Film di Venezia a Milano, Locarno a Milano, Il Festival del Cinema Africano; Sguardi altrove; ha scritto sulle pagine lombarde de l’Unità e de Il Giorno, Spettacoli a Milano, Artecultura, Top Video; Film Tv; Diario e diversi altri periodici. Attualmente collabora a Diari di Cineclub, Grey Panthers, il Migliorista, Riquadro.com, pagina facebook Sncci Lombardia. Ha pubblicato nel 2021 per Aiep Editore “L’altra metà del pianeta cinema-100 donne sul grande schermo” e nel 2022 per Haze Auditorium Edizioni “Cinemiracolo a Milano. Cineclub, cinema d’essai e circoli del cinema dalla Liberazione a oggi”.

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