La famiglia Crepax ha dato molto all’arte, in particolare alla musica e ai fumetti. Per dieci anni due fratelli, Franco e Guido Crepax, lavorano fianco a fianco per dare un’identità grafica alla produzione del vinile in Italia. Per Franco è una delle tante “trovate” che faranno di lui uno dei padri della discografia italiana, per Guido la rampa di lancio per il successo come grafico pubblicitario. Diverrà poi fumettista di fama internazionale grazie al personaggio di Valentina.
Ora Vololibero pubblica Crepax a 33 giri, un libro che è il primo catalogo completo degli oltre 250 art work realizzati da Guido Crepax. Impreziosisce l’opera una graphic novel appositamente colorata per questo volume dallo Studio Crepax.
C’è anche una prefazione di Giampiero Mughini, oltre a contributi e testimonianze di Francesco Tullio Altan, Stefano Bollani, Maurizio Cassinelli, Ricky Gianco, Paolo Fresu, Enrico Rava, Giancarlo Soldi e Luca Vicini. A seguire, per gentile concessione di Vololibero Edizioni, pubblichiamo uno di questi contributi. È di Franco Crepax, che si racconta alla figlia Valentina.
Quel genio di mio fratello
Mio fratello era un genio. Io non avevo nessuna dote naturale, quindi cercavo di emergere facendomi venire delle idee. Lui era un fanatico del jazz e io facevo dischi. Allora, ai tempi della prima copertina di Guido, lavoravo alla Voce del Padrone. Tu, Valentina, eri nata da poco e la Valentina di carta non era ancora nei sogni di Guido.
La guerra era finita da poco e gli americani avevano lasciato il segno dentro ognuno di noi. Fumavamo le Amadis con il pacchetto rosso, ci compravamo le camicie a scacchi e le tenevamo fuori dai pantaloni, le scarpe da ginnastica e camminavamo tutti dondolando da un piede all’altro come se avessimo avuto la musica nel sangue.
No, no, Guido non fumava perché aveva sempre la matita in mano e con la sinistra si pizzicava il pomo d’Adamo in cerca di concentrazione. Se aveva le mani libere le metteva in un certo modo davanti alla bocca e simulava il suono della tromba, suonava così per delle ore, in un mondo tutto suo.
Allora, metti insieme la musica, il fascino per l’America, lui che disegnava come un Dio, io che volevo vendere più dischi possibile per farmi largo e queste copertine che agli inizi degli anni Cinquanta erano piatte e noiose. Roba grafica senza verve. Titolo, nome del musicista, marchio di fabbrica. Negli Stati Uniti le copertine illustrate spopolavano già dal 1939. Figurati che l’Eroica di Beethoven, con la cover illustrata aveva venduto novecento volte di più della stessa edizione con la copertina tradizionale.
Guido aveva vent’anni, io venticinque, abitavamo ancora con i nostri genitori, così, una sera a cena, gli dico: “Dai, tu che hai quel tratto lì che non ce l’ha nessuno”, un po’ lo prendevo in giro e un po’ ci credevo davvero, “Dai, fai una copertina made in Italy, fai una cosa oltre oceano al di qua del mare”. Roba da non credere… abbiamo avuto un successo strepitoso, siamo stati gli apripista delle cover. E ci hanno notato perfino gli americani che grazie a quelle copertine hanno chiamato Guido a fare la campagna pubblicitaria della Shell.
È stata la piattaforma di lancio per entrambi. Poi lui è diventato il padre della Valentina di carta e io sono tuo padre, il padre della Valentina di carne. Quella che gli ronzava intorno tutto il giorno a casa dei tuoi nonni, quella che gli rubava le matite e che lo ha esasperato a tal punto che quando ha dovuto scegliere il nome della sua eroina non ne aveva altri in mente!
(Chiudiamo con una gallery contenente alcuni dei lavori di Guido Crepax)
Mi è sempre piaciuta la grafica di Guido Crepax ed oltre a quasi tutte le sue pubblicazioni ho pure, ben incorniciata una xerografia ( un po’ sbiadita nei suoi oltre 50 anni) pubblicitaria della xerox.
Grafica di una bellezza immortale.