Intervista alla sposa. Il romanzo di Danese

Un giornalista registra gli incontri in carcere con un'assassina. Ma cosa cerca?

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Una donna in carcere per aver ucciso il marito parla con un giornalista che registra gli incontri. Cioè che fa, come dice il titolo, una Intervista alla sposa. Autore Silvio Danese, casa editrice La nave di Teseo, 528 pagine, 19 euro. Il romanzo di una confessione? No. Diciamo cosa questo romanzo non è: non è l’anatomia di un omicidio, non è un libro sui brutti matrimoni che finiscono male, non è un poliziesco, non è sociologia, non è il plot di un programma strappalacrime sulla vittima che ha ucciso il carnefice del suo matrimonio, ed è tutto questo, perché ci sono stati un’assoluzione, una condanna, un programma televisivo e molto altro.
Aiutiamoci con il titolo: nel titolo c’è la parola sposa, c’è una delicatezza che risale a un prima che profuma di speranze, di inizio vita, di tenerezze. Pensiero che viene fin dalle prime pagine: come abbiamo potuto ridurci così, in una stanza blindata in un luogo costipato dagli odori della detenzione a raccontarci e scrutarci? Noi? Non è lei che racconta? Non solo lei. Nella stanza ci siamo noi: lei che parla, lui che registra e noi che leggiamo. E tutti nell’ascolto ci raccontiamo, nella lettura non ci sono solo la sposa assassina, lo sposo cambiato nel tempo da oggetto d’amore in insopportabile torturatore e il giornalista a caccia di una storia. C’è qualcosa che ci riguarda come donne e uomini. La donna è linguaggio parlato: va per frammenti, interrompe le frasi, le lascia intuire sulla base delle aspettative di chi ascolta, spesso scruta e ammutolisce.
Il giornalista col registratore per lo più si limita a inserirsi nella pioggia di ricordi spezzettati, ma quando riascolta e si riascolta cerca di dare immagini a quei frammenti, ricostruisce i ricordi, spesso si impantana (parola chiave), si innervosisce. Descrive a noi se stesso che ascolta e lei che parla. Lei è un jazz inafferrabile di schegge di memoria, non detto, mezze cose, silenzi, lui una musica barocca che cerca di dare senso al caos con immagini ben temperate in flusso esasperato. Si può dare senso al caos? Si può ricostruire cosa è successo, l’ordine cronologico, l’innamoramento, il matrimonio, il marito che si presenta forte e si rivela fragile, chiede e si spaventa di quello che chiede, la futura assassina che per amore dà e si dà poi si chiede in cosa sbaglia, confusa perché viene rifiutata, insultata, vessata e non si spiega la distorsione, la violenza, e poi c’è la gelosia, di qua e di là, un amante, di qua e di là, e poi si possono considerare amici, parenti, testimoni, avvocati e sentenze, tutta la materia di un’ordinaria storia di ambizioni sbagliate, di prospettive distorte, di progetti finiti male, di nevrosi stratificate, di amori male interpretati, insomma il quotidiano laterale di tutti. Ma la sposa ha ucciso d’impeto per salvarsi o ha allestito un set per punire lo sposo? Il problema è la verità?
Questo libro- procedura non spiega solo perché la sposa ha trasformato la delusione e l’esasperazione in assassinio. La sposa si svuota della sua versione. Il giornalista in ascolto, con quel mettersi e togliersi le cuffie, fa venire in mente l’inquisitore nascosto di Le vite degli altri, sembra lavorare sul materiale raccolto, in realtà, per come lo ordina, lo indaga, lo immagina, lo tiene a bada (e deve tenere a bada anche qualcosa di più) non può negare: è coinvolto come uomo, e come uomo si indaga, e come uomo si rapporta all’uomo morto, al marito assassinato. Cioè, siamo dalle parti della tragedia classica: chi cerca una verità, cerca sempre una verità su se stesso anche se interroga un altro. L’ascolto della sposa assassina dello sposo e l’ascolto del giornalista in più di 500 pagine diventa anche un ascolto del lettore su di sè, il maschile che si indaga attraverso il femminile. Più in profondità non scendiamo, lo farà il libro… Danese è giornalista di cinema, scrittore (Anni fuggenti, Il suono della neve), e molto altro (musica, teatro), con una spiccata tendenza a risalire dai frammenti al tutto e scoprire che il tutto lo riguarda.

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