Fusaro: nelle canzoni coccolo i miei ricordi

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Timido, riflessivo e giovanissimo. È Fusaro, classe 1997 che si affaccia al panorama della musica italiana con la sensibilità artistica tipica del migliore cantautorato italiano. Piemontese, dalla penna delicata e profonda. Il suo percorso nel mondo della canzone inizia nel 2017 quando, a soli 20 anni, entra a far parte del progetto ReHub del Reset Festival di Torino. Da allora comprende che la sua strada è la musica e non si ferma: aperture di concerti di artisti quali gli Eugenio in via di Gioia o i Ministri e tanti altri. E partecipazioni al Meeting del Mare, Scampia Music Fest, Fans Out Festival, Notte Rossa Barbera, Maledetta Primavera Festival, Seeysound Festival e Mei meeting. Oggi ha tre singoli all’attivo di cui uno, Dormi serena, uscito da pochissimo. Il suo primo album di inediti uscirà invece all’inizio del 2021. Abbiamo intervistato Fusaro per farci raccontare un po’ del suo ultimo brano e di qualche anticipazione sul disco di esordio.

Il tuo ultimo singolo si intitola Dormi serena. Com’è nata questa canzone?

È una sorta di ninna nanna che nasce proprio nel momento in cui si immagina di cantarla. Ero con la mia ragazza e per conciliarle il sonno è nato questo brano che vuole anche riportare alla luce una serie di ricordi felici. Si trattava nello specifico dei ricordi di una vacanza, la prima vacanza insieme e di una casa tutta per noi. È stata una ninna nanna spontanea, la melodia è nata quasi per caso con l’accompagnamento della chitarra. Poi tutti i ricordi ci si sono aggrappati in maniera naturale.

C’è un verso in cui canti “Sei la voglia di star male per potersi far curare. Forse l’unica ragione che mi spinge a non mollare”, una dedica molto importante. Tanto più per un giovanissimo come te…

È una dedica importante, si. Perché lei oltre a essere la mia ragazza e la mia compagna è una delle prime persone che hanno creduto a questo progetto che oggi è la mia carriera. Quindi in particolare quella frase è riferita a questo: al supporto che mi ha dato nel mio mestiere, anche quando ero a suonare davanti a tre persone lei c’era. Il fatto che lei sia la ragione che mi spinge a non mollare è riferito alla fiducia che mi ha sempre dato e che mi ha fatto credere in me stesso.

Alcuni degli elementi evocati nel brano sono la risacca, il temporale, l’aquilone, lo spicchio di ombrellone, tutti legati alla spiaggia. Cosa significa il mare per uno come te non nato in un posto di mare, ha una sorta di valore onirico e per questo è legato a una canzone che parla di dormire e di sogni?

Io vengo da Settimo Torinese e il mare, appunto, me lo sogno proprio! Forse è per questo che la forza di questo ricordo, e in generale di tutti i ricordi che ho al mare, è così grande. È un luogo che ha assunto per me un valore sognante perché si tratta di ricordi e immagini che ci sono raramente nella mia quotidianità. In questo brano poi, come ti dicevo, li ho accostati a una persona che per me è speciale e fondamentale. Quindi è diventata una dimensione a sé.

Questo singolo, come ci siamo già detti, è una canzone che ha a che fare con il passato e con i ricordi. Era così anche per Sono un giocattolo, il tuo promo singolo. Sei un tipo nostalgico?

Diciamo di si. Ma comunque mi sono reso conto che in generale mi piace molto trattare con i ricordi perché è sempre bello scrivere qualcosa per incorniciare e congelare un ricordo per poi risvegliarlo e ripensarci ascoltando una canzone. Nel caso di Sono un giocattolo parlavo di mio fratello, quindi sempre di una persona con cui ho un legame forte. Scrivere canzoni del genere è una cosa che aiuta anche me a dire qualcosa che non riuscirei a dire a una persona importante della mia vita. In più adoro l’idea di fermare un ricordo che poi, con il passare del tempo, potrebbe invece offuscarsi. È una cosa che mi è sempre piaciuta fare anche da ascoltatore, ritrovare i ricordi legati a un brano. E oggi, da artista, mi piace ancora di più permettere che altri lo facciano con le mie canzoni.

Che anticipazioni puoi darci sul tuo primo album?

L’album si intitolerà Di quel che c’è non manca niente e si spera di poterlo fare uscire alle prime luci del 2021. È un lavoro a cui tengo tantissimo perché ci ho dedicato tanto impegno, lavoro e speranze. Raccoglie brani a cui sono legatissimo, alcuni anche scritti qualche anno fa. Il mio percorso artistico ad esempio è nato con l’esperienza del Reset festival nel 2017 in cui ho lavorato in particolare su un brano e questo pezzo, ripreso e rielaborato, farà parte del disco. Così come ci sono entrati Dormi serena e Sono un giocattolo che sono brani molto più recenti. L’album racchiude tutto il mio percorso di crescita, non solo artistica, ed è molto importante per questo, è la coronazione di tutto il lavoro che ho fatto finora.

Possiamo definirlo quasi un diario.

Si, perchè sono tutti pezzi autobiografici e in più sono tutti legati in qualche modo all’ambiente di casa mia. Sono brani che – anche se parlano di ricordi lontani – riconducono sempre all’immagine della mia casa di provincia, con il giardino e tutto il resto che ci si aspetta da un posto di periferia. Il posto da cui io guardo il mondo.

In questo periodo siamo un po’ costretti a vivere la casa per ovvie ragioni. Tu che rapporto hai con la casa e con le tue origini “di provincia”?

Io sono sinceramente molto legato alla mia città. Ho sempre vissuto a Settimo torinese e non dico di essere un tipo sedentario ma l’idea di casa mi è sempre piaciuta, mi ha sempre dato una sorta di conforto e tranquillità da cui costruire tutto il resto. Sapere che c’è sempre una casa che mi aspetta, i parenti, gli amici è sempre confortante.

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