Renato Zero: “Sto aiutando il mio staff. Farò Fonopoli, anche a spese mie”

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Renao Zero
@Roberto Rocco

Siamo all’epilogo di Zerosettanta, il triplo concept realizzato da Renato Zero per festeggiare i suoi 70 anni. In piena pandemia, e in un periodo in cui il mercato punta sui singoli, Renato dimostra ancora una volta l’intenzione di viaggiare in direzione ostinata e contraria, libero da ogni “imbracatura” discografica e radiofonica. La pubblicazione dell’ultimo disco, Volume uno, in uscita il 27 novembre, è l’occasione per scandagliare diversi temi particolarmente cari ad un artista che ha segnato la cultura e il costume del nostro Paese.

Ecco una clip in cui Renato Zero parla di Volume Uno:

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Renato Zero si racconta

Renato, ben tre dischi in tre mesi: è da Guinness.
Devo dire che una certa assiduità nella produzione me la riconosco, anche attraverso dei lavori che hanno mantenuto una coerenza, un filo conduttore, rappresentando la volontà di non allontanarmi dall’impegno, dalla responsabilità che devo mantenere nei confronti di un pubblico fedele come il mio. Questo fatto che io e la Streisand siamo stati per più tempo in classifica nell’arco di 60 anni, è un dato che rinfranca, premia il lavoro, la fedeltà del pubblico.

Se dovesse tracciare un bilancio della lunga carriera?
All’interno di questi tre Volumi c’è l’essenza del mio processo evolutivo nella musica. Non scrivo libri, quindi mi servo della musica per andare a scavare in certe problematiche, in certe scelte. La grande soddisfazione per me è quella di aver permesso al mio pensiero di non intossicarsi, e restare stabile nella sua posizione.

Il tema dei diritti civili oggi è particolarmente caldo…
Sono stato un precursore di un movimento sentimentale e civile. Ho rivestito i panni dell'”alieno”, con coraggio e determinazione, facendo un po’ da calamita affinché venissero fuori queste problematiche, che pare procurino sofferenza. Lavorare sul fronte mi ha consentito di sperimentare le mie capacità, mantenere un atteggiamento di impegno nel voler difendere l’identità, lasciando acceso il rispetto verso le minoranze e le figure umane che non ci somigliano, ma a pieno diritto devono far parte di questo universo.

Citando un brano: chi è il suo “nemico caro”?
I miei “nemici cari” non sempre hanno avuto un’identità. Quelli che non stimo sono quelli che vivono nell’ombra, mentre stimo quello che si mostra con “la sua faccia”. Quello mi ha procurato benessere, perché un certo tipo di inimicizia solleva la tua difensiva nel dimostrare all’altro che sei superiore a certi ricatti. Questo scuotermi mi ha fatto bene.

Qual è stata la reazione del pubblico alla trilogia?
Ho constatato che l’uscita di questi tre Volumi ha riunito intere famiglie, per condividere i tre eventi. Ho costretto quindi involontariamente le persone a una sorta di meeting dove scambiare le proprie reazioni. È positivo che ancora una volta io riesca ad aggregare.

Il rapporto con la fede è ricorrente nei tre dischi…
La fede si cela in ciascuno di noi. Spesso siamo inconsapevoli di possedere questo dono. Quando avviene, è una scoperta di grande significato. La fede ha la grande capacità di aumentare il volume delle nostre difese e darci appagamento in una solitudine che è bisogno di riconoscersi. La mia fede mi ha fornito il carburante in questo viaggio non facile. Io venivo da una dottrina quasi “costretta”: avevo tre zii sacerdoti, andavo a scuola dalle suore francesi del Sacro Cuore, a Piazza di Spagna, servivo la Messa presso un mio zio sacerdote, don Pietro. Una volta chiesi a mio zio (don Pietro, ndr) se potevo lasciare il leggio che pesava sempre dalla stessa parte dell’altare. Lui mi diede uno scapaccione – ride.

Amara melodia è rivolto alla musica copia incolla. Forse perché oggi si cerca di diventare famosi piuttosto che fare le cose per bene? Quanta colpa hanno i talent in tutto questo?
Il motore del nostro impegno è verso una competenza sana e necessaria. La mia generazione doveva fare i conti con Lucio Battisti, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Claudio Baglioni. Avevamo una gamma cospicua di buoni antagonisti, quindi forse questo teneva alta la qualità dei nostri lavori e ci permetteva un confronto formidabile, perché lì si cresce. Questo oggi manca. I talent, prima di esporre un talento alla pubblica attenzione, dovrebbe “eliminare” i rischi. E i rischi sono quelli di illuderli, dopo una girata di telecamera e playback, la giostra si chiude. Quello che lamento è questa leggerezza con cui si permette a questi ragazzi di affrontare il palcoscenico. Bisognerebbe avere un’accortezza verso di loro, nel cercare di farli arrivare alla professione con la schiena dritta, e la convinzione che quello sia il loro futuro.

Chi è L’ultimo gigolò?
Oggi c’è un’organizzazione al femminile, quella delle escort, che hanno un “mandato” più ossigenato di quello del gigolò di una volta, che era più “sbarazzino”. La differenza è che queste attività hanno perso fascino… gli uomini che mettevano alla prova il loro talento di seduttori non esistono più. Oggi l’uomo da cacciatore diventa preda. Quindi ho voluto festeggiare l’assenza ingiustificata dell’uomo che vuole sedurre. Oggi c’è l’uomo rammollito e il palestrato, la via di mezzo non esiste.

Parlando invece di femminicidio… l’uomo non è in grado di controllare i suoi istinti, è un essere complesso che attraverso la violenza cerca il consenso. Vuole possedere, non finalizzare il rapporto d’amore. Diventa il castigatore, e questo lo trovo inumano.

Ha detto che i Governi controllano il popolo, causa Covid. Ce lo spiega meglio?
Sui Governi, a prescindere dal Covid, c’è una sorta di stratego. Vediamo i capi di stato, dalla loro fisionomia, che a volte sono personaggi anche inquietanti. Solo cinque di loro possono decretare la vita di questo pianeta o la cancellazione del medesimo. Questo mi terrorizza, e mi terrorizza che i governi, in molti casi, non somiglino ai popoli che governano: lo trovo offensivo. Per quanto riguarda il Covid, non tutti siamo coscienti che il pericolo è per l’umanità, il pianeta sta rischiando una catastrofe unica. Qualcuno osa azzardare che si tratta di un falso, di notizie manipolate. Abbiamo invece visto famiglie decimate: questo è un dato certo. Abbiamo anche visto gli anziani andare via in forma violenta, per gli occhi e per l’anima. Camion di militari che hanno portato via la Storia, l’insegnamento, la trasmissione di un’ipotesi di futuro che senza di loro può diventare anche impossibile. Dovremmo cercare di avere un Governo che ci somigli, che rispetti le nostre richieste e preveda anche gli attacchi “dei virus”, perché se avessimo in qualche modo mantenuto fede a quella indagine che andava compiuta ogni due anni sull’eventualità di una pandemia.. ne sono passati invece 12.. in Italia non è stato riaperto il fascicolo. Sono colpe che devono prendersi questi signori. C’è un brano, Vergognatevi voi, che è proprio rivolto al potere, al rischio di essere manipolati da un gruppo – spesso – di incompetenti. Dobbiamo stare attenti a sceglierci i nostri “genitori”.

Il futuro dello spettacolo è incerto.. l’ipotesi ‘concerti’ sembra allontanarsi anche dal 2021…
Faccio un’analisi più ampia dell’argomento. In un altro tempo, i contadini (da cui provengo, da parte di mio padre) dovevano seminare e raccogliere, avevano le loro lune, i periodi buoni. Ma dovevano considerare che sarebbe arrivata una mosca che avrebbe rovinato le olive, le cavallette il grano, quindi immagazzinavano le fave secche, e si mettevano da parte una scorta. Oggi i tempi ci suggeriscono di ritornare a questi trattamenti. Il consumismo, che è stato tanto sponsorizzato, ci ha resi poveri, schiavi. Consumare favorisce la circolazione di denaro, ma indebolisce le nostre risorse. Nel nostro ambiente è uguale, dobbiamo mettere a fuoco le nostre capacità e risorse, anche nei confronti dei nostri subalterni: tecnici, fonici, macchinisti.. Nei miei spettacoli, se non avessi i ragazzi di Agorà.. non mi sentirei tranquillo. Vederli languire mi ha indotto a fare un’operazione in prima persona. Li sto aiutando, con un salvadanaio che mi gestisco personalmente. Tanti colleghi vogliono fare cassa presso il pubblico, e questo non lo trovo giusto. Trovo giusto invece che gli artisti che tirano la baracca si prendano la responsabilità del loro “gregge”.

Su Scena Unita, iniziativa partita da Fedez, aggiunge: la bontà dell’azione di Fedez è importante, è un raccoglitore che coinvolge tutti. Io non voglio che il pubblico partecipi – come già detto – perché il pubblico già si paga i suoi biglietti, che diventano voucher.. e chissà quando riusciranno a vedere l’artista. Raccomando intanto agli impresari di non mettere fuori nuove prevendite finché non c’è la certezza di poter fare i concerti. Il pubblico va rispettato. La prima cosa che mi preme fare ora è aiutare i miei ragazzi. La seconda è fare Fonopoli, anche a spese mie.

A proposito di Fonopoli… ho provato negli anni ad avere l’ausilio dei politici, passando per tre amministrazioni, politici che oggi dovranno rispondere anche di mancanza di certezze verso le nuove generazioni. A molti di loro viene negato anche l’accesso scolastico: la politica non va a differenziare i quartieri, i ceti sociali. Fonopoli voleva invece la rassicurazione di Maestri come Gigi Proietti e Carla Fracci, che avevano manifestato il desiderio di far parte di un collegio di direttori artistici.

Ho sentito Virginia Raggi una settimana fa, ho scoperto che ha molta stima di me. E a proposito di Fonopoli, ha manifestato la volontà di volermi agevolare. In questo momento storico, in cui dobbiamo stringere la cinghia, sarebbe interessante avere anche una caserma in disarmo, magari a Roma… ma non necessariamente. Voglio bene al mio pubblico, che mi ha dato tanto, e voglio bene ai ragazzi, che ogni tanto bacchetto quando tentano di somigliare a qualcun altro. Mi piacerebbe lasciare loro qualcosa di me. E se la Raggi non dovesse essere rieletta, non mi fermerò comunque. Ci sono personaggi come Della Valle, che ha riorganizzato nelle Marche un’altra fabbrica per favorire l’occupazione dei marchigiani… Sono pronto a corteggiare anche un industriale. Dobbiamo insegnare al mondo che l’italiano è quello che riemerge sempre.

Se Fonopoli in passato non si è concretizzato è per via degli imprenditori che ci sono stati, sottoposti dalle forze politiche del comune di Roma, che potevano rendere possibile l’operazione a queste condizioni: che l’imprenditore realizzasse 27mila mq di commerciale al fronte dei 5 mila mq per Fonopoli, che se ne vanno solo per le aree dell’insegnamento. Il gioco non valeva la candela. L’Alitalia ci concesse anche l’area della Magliana al solo prezzo di esproprio, un gesto magnifico. Fonopoli veniva menzionata in ogni riunione al comune di Roma, non solo perché si realizzasse, ma perché tutti gli altri si realizzassero. Tutti hanno avuto tutto, noi no. Se avessi accettato il compromesso di certi imprenditori, Fonopoli si sarebbe fatta subito. Ma io la faccia su quella cosa (sulla speculazione) non ce la voglio mettere.

Chiudiamo in modo leggero. Com’è nonno Renato?
Io per loro non sono Renato Zero, per fortuna. Ai concerti vengono, applaudono, si divertono, ma con le compagne di scuola, se si parla dell’artista sono molto taciturne, invece se si parla del nonno sono liete di raccontare il rapporto che hanno con me. Loro vanno a cavallo, e vedere che saltano l’ostacolo… bè quello è crescere. Anche Renato Zero spera di avere sempre ostacoli davanti, e riuscire a lasciarseli alle spalle.

Tracklist Volume Uno
Amara melodia
Non mi stanchero’ mai di te
Orfani di cielo
Nemico caro
Io e te
L’ultimo gigolò
Ti ricorderai di me
Finalmente te ne vai
Gli anni della trasparenza
C’è
L’Italia si desta?
Il tuo eterno respiro
Un mondo perfetto

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