Brando Madonia: con “Natale” parlo di un passato che non c’è più

0

Si chiama Brando Madonia ed è nato a Catania 30 anni fa. Ha respirato la musica sin da bambino grazie a suo padre Luca, voce e frontman dei Denovo, fino a capire che quella di note e versi era anche la sua strada. Nel 2012 ha partecipato infatti a Sanremo giovani insieme a due amici con cui componeva la band Bidiel, oggi invece è un solista che scrive, compone e sta per pubblicare il suo primo album per l’etichetta discografica Narciso Records, fondata nel 2002 da Carmen Consoli.

Venerdì 11 dicembre è uscito il suo terzo singolo, Natale, che dal titolo potrebbe apparire come l’ennesima canzone natalizia da far circolare strategicamente nel periodo delle festività. In realtà è molto di più e ce lo ha raccontato lui stesso in questa intervista in cui ci ha svelato anche molto altro di se.

Innanzitutto chi è Brando, come descriveresti te stesso?

Semplicemente come un ragazzo che ama la musica e che spera di poter vivere di musica e farla per sempre.

Vieni da una famiglia di musicisti, quanto l’ambiente in cui sei cresciuto ha influito nel tuo modo di fare musica?

Intanto tutti i brani che ho fatto sia nel passato che oggi, come solista, li ho realizzati insieme a mio fratello Mattia. Avendo il padre musicista, per me è sempre stato normale, sin da quando ero bambino, ascoltare musica in casa, vedere e sentire persone suonare, avere intorno a me strumenti musicali e soprattutto andare a concerti live. Mio padre però non mi ha mai imposto la strada della musica anche perché sa che è difficilissima e, anzi, forse da una parte avrebbe addirittura voluto che facessi altro. Ma sa anche, forse meglio di chiunque altro, che per chi ha la passione per la musica e la ama, vivere di questo è la cosa più bella del mondo. Nonostante le difficoltà. Ovviamente quindi sarò stato influenzato da tutto quello che ho visto e vissuto ma crescendo, piano piano si è davvero accesa in me questa miccia e ho iniziato a suonare qualche strumento e a comporre, anche per gioco. Con il tempo poi è cresciuta, insieme a me, anche questa passione e oggi è il mio mestiere.

Tu ti sei specializzato in composizione di musiche per film a Roma…

Si in realtà ho prima studiato al DAMS, indirizzo cinema, che c’ entrava poco con la musica. E poi ho fatto un corso di specializzazione in musica cinematografica perché mi interessava scoprire questo mondo. Uno dei miei desideri più grandi è che una mia canzone o composizione strumentale finisca in un film. È uno dei miei sogni nel cassetto e per questo ho fatto questo corso che, devo ammettere, mi ha aiutato tantissimo e mi ha aperto la mente. Ho scoperto nuovi modi di fare musica, nuove tecniche. Mi ha fatto bene.

C’è un regista in particolare con il quale ti piacerebbe lavorare?

Non uno in particolare ma mi piacerebbe tanto lavorare per il cinema italiano. Il nostro cinema non sta passando un bel periodo, tutto è stato sicuramente aggravato dalla situazione Covid, ma già prima dell’emergenza sanitaria era un settore che stava soffrendo. Il mercato e le sale, con l’avvento dello streaming e delle piattaforme digitali, hanno già perso parecchio. Il Covid è stato il colpo di grazia per questo settore come, sfortunatamente, per molti altri. Quindi anche in maniera simbolica e di sostegno al cinema del mio Paese vorrei lavorare con i registi italiani, che stimo tantissimo. Non ho un nome, ma se devo sognare sogno in grande e ti dico Paolo Sorrentino o Nanni Moretti.

L’11 dicembre è uscito il tuo nuovo singolo, Natale, com’è nato questo brano?

Intanto è nato prima di questa pandemia. Lo specifico perché ormai si ragione di un mondo pre e post epoca Covid. È sicuramente una canzone d’amore e racconta una storia che unisce passato e presente, i ricordi di ieri che arrivano in maniera inaspettata a contrapporsi alla solitudine e all’alienazione di oggi. Il brano è costruito su questo continuo contrasto che racconto tra i ricordi e il momento che si vive, in cui tutto quello che c’era, non c’è più. Si può semplificare come una storia d’amore non proprio dal lieto fine.

Alcuni contenuti o funzionalità non sono disponibili senza il tuo consenso all’utilizzo dei cookie!

 

Per poter visualizzare questo contenuto fornito da Google Youtube abilita i cookie: Clicca qui per aprire le tue preferenze sui cookie.

Oltre a raccontare una storia d’amore, come tu hai confermato e come si evince dal testo, il brano in questione racconta anche anche dell’alienazione e in generale di una situazione in cui sembra che quasi il sopravvivere si sostituisca al vivere, che è un po’ anche ciò che tutti viviamo oggi. Come mai hai legato questi temi importanti e “cupi”,  al Natale che solitamente è simbolo di gioia e spensieratezza?

È voluto, perché i contrasti mi piacciono e mi incuriosiscono. La canzone si intitola Natale ma in realtà ha poco a che vedere con la festa in se. Il Natale è solo un dettaglio, uno dei ricordi a cui si fa riferimento nel testo. Il ragazzo protagonista della storia si chiede “chissà se dove sei si festeggia ancora il Natale”, proprio a sottolineare la distanza, non solo fisica, che ha oggi con la persona che un tempo ha amato. Non ha minimamente idea neppure di dove sia. Il Natale non è il centro del pezzo, mi piaceva però questo titolo, per l’idea del contrasto che crea.

C’è qualche tocco autobiografico nella canzone?

Non è una canzone prettamente autobiografica ma qualche tocco, anche inconscio, sicuramente ci sarà. Le canzoni non sono sempre legate a situazioni personali  anzi, almeno nel mio caso, è una cosa che accade raramente. I miei brani non sono la descrizione pedissequa di ciò che mi è successo nella vita, ma visto che ogni ispirazione nasce da dentro, di certo c’è un fondo di verità, anche inconscia.

Puoi raccontarci qualche progetto futuro?

È una domanda difficile perché oggi è tutto un’incognita, c’è ovviamente un disco all’orizzonte ma sulla data non c’è ancora nulla di certo. Non vedo l’ora che esca perché è il coronamento di tutto il lavoro che ho fatto negli ultimi mesi anche insieme a Narciso Records e ci tengo moltissimo. Lo stesso senso di incertezza ovviamente riguarda i prossimi live perché per il momento è tutto fermo. Intanto mi ritengo fortunato per aver potuto suonare quest’estate in giro ad aprire concerti di artisti importanti come Max Gazzè, Diodato e Daniele Silvestri. O per aver partecipato a festival come L’Indiegenofest. È stata una boccata d’aria e non avrei mai immaginato, visto il periodo, di poter fare un vero e proprio tour, anche se in acustico. Oggi la situazione è degenerata ed è quello che è. Per ora mi accontento di aver pubblicato questi tre singoli (prima di Natale sono usciti I pesci non invecchiano mai e La festa) e per il futuro posso solo augurarmi ovviamente che tutto finisca presto, e stavolta per davvero. Per la serenità di tutti e anche per ricominciare a suonare in giro per l’Italia.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome