Quando è la TV russa a spiegarci il trash made in Italy

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La mattina del primo gennaio 2021 si è aperta con una gara di share tra il solito (ma diverso) concerto di Capodanno andato in onda su Rai1 e una puntata speciale del Grande Fratello VIP su Canale5.

Picchi di trash per entrambe le serate e ad aver avuto la meglio tra i due programmi è stato lo speciale musicale condotto dall’ormai onnipresente Amadeus che trasforma in oro tutto ciò che conduce per Mamma Rai. Ma, nonostante ciò, la scena questa volta gli è stata rubata da un altro programma.

Non sono bastati tutti gli ospiti di cui il direttore artistico di Sanremo si è circondato: la musica italiana è stata davvero protagonista su un’altra rete. Per la verità in un altro Stato. Il primo canale russo ha infatti messo in scena, in attesa della mezzanotte, Ciao 2020, un finto varietà tutto da ridere.

La scelta è stata spiegata nell’introduzione del presentatore Ivan Urgant: nessun vero saluto all’anno che si è appena concluso, troppo complesso anche per meritare una serata dedicata, ma una parodia degli show italiani musicali anni 80, per tentare di recuperare un po’ di buonumore.

Il risultato è stato esilarante: finti ospiti e pseudocantanti si sono esibiti in un italiano maccheronico e hanno tenuto compagnia ai telespettatori dell’Europa orientale per quasi un’ora. E lo show su Youtube ha superato in pochi giorni il mezzo milione di visualizzazioni sbancando anche nel nostro Paese.

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Tra coloro che lo hanno apprezzato di più anche Fedez che ha iniziato il suo 2021 postando su Instagram diverse storie in cui si diverte a canticchiare e ballare la versione remix e parodica di Mamma Maria dei Ricchi e poveri, il trio che nella versione russa ha preso il nome di Piccolo e Grandi.

I 50 minuti condotti da Urgant sono andati avanti tra esibizioni, interviste al limite dell’assurdo a finti registi di film a luci rosse che ricordano a tratti Riccardo Schicchi o Rocco Siffredi, estrazioni della lotteria in diretta gestite con una maestria tale da far impallidire la Carrà, finte pubblicità e finanche un accenno all’abitudine – tutta italiana – di parlare dell’anno appena concluso come il “venti-venti”.

Una parodia, un po’ di satira, qualche sorriso strappato e tanti paradossi e luoghi comuni, è vero. I nomi più ricorrenti sono ovviamente stati Celentano, Albano, Toto Cutugno, Pupo e Umberto Tozzi, venerati nel Paese di Putin come delle divinità.

Ma Ciao 2020 ha evidenziato anche quanto i retaggi pop, un po’ trash, degli anni 80 permangano nella nostra TV generalista. Proprio nella notte di capodanno bastava fare zapping tra la Rai e Mediaset per ritrovsrsi di fronte alle esibizioni di Rita Pavone o Fausto Leali, per assistere all’ennesimo medley di Raf e Umberto Tozzi o per sentire il duo Malgioglio-Pupo cantare una versione rielaborata di Gelato al Cioccolato. Senza considerare i programmi come Blob o Techetechetè che, a intervalli regolari, ci riportano nel corso dell’anno nel pieno degli anni 80.

E  non bisogna fare uno sforzo sovrumano neppure per ricordare chi sono stati gli ospiti saliti negli ultimi anni su quello che è per eccellenza il palco della canzone italiana: Sanremo. Abbiamo assisitito – con il benestare dei social, impazziti tra migliaia di interazioni – alla reunion dei Pooh, a quella dei Ricchi e Poveri (addirittura in 4), al ritorno di Bobby Solo, del duo Tozzi-Raf e di Cristina d’Avena fino alla ricomparsa della coppia più amata dagli italiani: Albano e Romina, che oltre a deliziarci con Felicità e Ci sarà, nel 2020 hanno addirittura inciso un nuovo singolo (firmato da Cristiano Malgioglio, of course).

Ecco perchè la parodia russa dei nostri Capodanni ci ha fatto così ridere: perchè in fondo ci siamo riconosciuti, e un po’ addirittura piaciuti, in quelle esibizioni piene di fumo che esce dal pavimento, luci psichedeliche e completi  fluo ed extraderenti. E perchè, forse, anche se il trash risulta essere un vero marchio di fabbrica italiano da almeno 30 anni, è bello rifugiarsi nel passato – comico, imbarazzante e coloratissimo – se il presente continua a fare un po’ paura.

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