The Undoing- Le verità non dette su Sky e Now Tv

Ricchi, belli, potenti, felici. Poi all'improvviso tutto va a pezzi...

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Undoing- le verità non dette
di Suzanne Bier
con Nicole Kidman, Hugh Grant, Noah Jupe, Matilda De Angelis

Su Sky e su Now Tv

Il mondo è quello dei newyorchesi ricchi wasp (bianchi anglosassoni protestanti), quelli visti in A proposito di Henry: belle case, servitù, autista, scuole esclusive, club, vita sociale, un fondo di ferocia e moralismo in un DNA da classe dirigente e paternalista. La psicoterapeuta Grace Fraser (Kidman), sposata all’oncologo di fama Jonathan Fraser (Grant) a una serata mondanissima di raccolta fondi per la scuola ha uno strano incontro con la scultrice Elena Alves (De Angelis), madre (non wasp e non ricca) di un ragazzino che l’oncologo ha curato: la scultrice in qualche modo turba la psicoterapeuta. Poi qualcuno la uccide, con il martello da scultura, il dottor Frazer va a un convegno, la polizia cerca la psicoterapeuta. Qui tutto inizia a sgretolarsi. Il convegno non esiste, l’oncologo era stato espulso dall’ospedale per atti contrari all’etica ospedaliera e da tempo fingeva di recarsi al lavoro e aveva prosciugato il conto corrente comune. Ed era l’amante della morta. Dire di più rovinerebbe le sei puntate. La struttura di questo giallo è altalenante: ricorda un tipico film della Bier dilatato e in sei parti, ma non supportato da colpi di scena, piuttosto da approfondimenti inquietanti. È la progressiva disgregazione della normalità. Di solito il cinema della danese Bier (In un mondo migliore, Dopo il matrimonio, Love Is All You Need) suona come la variante introspettiva del cinema drammatico e melodrammatico americano, senza scendere in commedia diretta, senza andare in tragedia gridata. E anche questa miniserie non è “simile” alle nuove serie on demand: ha qualcosa di meno nell’enfasi e qualcosa di più nel risvolto inquietante. Con passaggi in apparenza quieti e tradizionali assistiamo alla rottura di un equilibrio, ma non solo per lo spettatore che si rende conto che tutto quello che ha registrato è falso, ma anche perché tutto quello che sembrava vero è diventato falso anche per i protagonisti, che dopo un po’ non sono più sicuri di niente. L’indagine in realtà non porta pezzi di verità -lo anticipa anche il titolo italiano: le verità non dette- bensì aggiunge in progressione altri dubbi e lacerazioni che lavorano sotto in silenzio: e un buon modo per rendere in immagini questa percezione è New York: sempre identica in apparenza ma come ripresa da un turista in stato d’angoscia. Piccoli frammenti di architettura, cieli, strade che aumentano l’ansia. A cui si va ad aggiungere la prestazione che la Bier ha richiesto ai protagonisti: Grant ha qualcosa del solito Hugh Grant che fa il simpatico da commedia brillante, come è il suo standard, fino a che a un tratto non rivela crepe strutturali da spaventare: fa sempre sorridere, ma può essere a tutti gli effetti un bugiardo, un traditore, uno stronzo e un mostro. La Kidman all’inizio sembra un modello di psicoterapeuta da film americano vestita da uno stilista: strada facendo dubitiamo che sia lei la prima paziente della sua terapia. Ma anche figli e nonni in questo terremoto a basso profondo rivelano facce nascoste della loro personalità. Viene persino il dubbio che il finale sfacciatamente chiaro e sfacciatamente aperto celi altri sei puntate di dubbi e di inganni nella prossima stagione

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