Francesco Renga: “Me la gioco con i giovanissimi. Sul cast mi hanno istruito i miei figli”

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A trent’anni dal suo primo Festival con i Timoria (1991), Francesco Renga si prepara ad affrontare per la nona volta il palco dell’Ariston con Quando trovo te, una canzone di speranza che dedica a tutti, scritta da Francesco con Roberto Casalino e Dario Faini. “Il brano racconta l’esplosione di un ricordo che ti riporta a una normalità che è sinonimo di felicità. Nel casino della vita credo sia salvifico sapere che c’è qualcosa o qualcuno che ti aspetta “a casa”.

Questo Sanremo inedito è per il cantante il simbolo di una ripartenza, dopo tanti mesi lontano dal palco. “Il Covid ci costringe a delle costrizioni, ma non toglie nulla al valore simbolico di questo Festival, che resterà unico nella storia. La macchina di Sanremo fa lavorare centinaia di persone che altrimenti non avrebbero lavorato”.

Genesi brano
Ci sono ricordi che teniamo custoditi nel profondo della nostra anima, per tutelarli e proteggerli dalla frenesia della nostra esistenza. Sono quelle piccole cose di ogni giorno che personalmente mi “salvano la vita”: lo sguardo dei miei figli, il profumo di qualcosa che cucini…”.
Il brano è arrivato subito dopo un trasloco: dopo pochi giorni siamo in lockdown. “Svuotando gli scatoloni, ho trovato tutti i miei vecchi diari di quando ero giovane e mi immaginavo poeta (ride), ricordi che avevo sedimentato dentro di me per molti anni: è stato l’inizio del brano. È venuto fuori l’oblio, l’aver dimenticato, ma anche il piacere di ritrovare dei ricordi che erano rimasti nascosti in me”.

I ricordi della giovinezza
Sono legati alla Sardegna, che è ritrovare le mie radici, i sapori, la mia terra. Ricordo mio nonno con un carretto trainato da un asino, che mi svegliava ogni mattina per raccogliere il mangiare degli animali. Lui era l’unico che mi chiamava “Pierfrancesco”, perchè lui si chiamava Pietro, veniva in casa verso le 5/6 a svegliarmi, con una scodella di latte appena munto: mi sembra ancora di sentire il sapore di quel latte…”.

Covid: è andato tutto bene?
Non è andato affatto tutto bene, è solo l’augurio che ci siamo fatti all’inizio, ma forse ce la siamo almeno cavata. Molti sono stati lasciati indietro, al contrario di ciò che si diceva nei primi mesi. Molti del comparto stesso, i lavoratori dello spettacolo, hanno avuto pochissime tutele e attenzioni da parte del governo. Ne usciremo migliori? – si chiede – Parlo per me: questo periodo è servito per riscoprire delle cose che forse stavamo tutti perdendo. Tutte quelle piccole cose (come racconta la canzone) che sembravano scontate. E condividere il dolore l’uno dell’altro ci ha dato modo di recuperare il senso di comunità che stavamo perdendo”.

Primo lockdown: Angelo ha raccontato le immagini di una Brescia deserta
Cercavo un modo per sollevare gli umori di una città molto spaventata, ma che si è riscoperta comunità. Ricordo che il vicino di casa veniva a chiederti: “ti faccio portare il pane, non c’è bisogno che esci”. È venuto fuori lo spirito di Brescia. Poter sottolineare questa cosa attraverso la canzone ha fatto sì che le parole del brano abbiano assunto un significato salvifico”.

Anche nella canzone sanremese viene nominata la città (che è Brescia). “Quello che salverà ognuno di noi da questo periodo – aggiunge – è il ricordo della felicità, della quotidianità che non dobbiamo dimenticare”.

Le pagelle della stampa, poco positive sul brano di Renga, dopo gli ascolti 
Non do mai grosso peso ai giudizi, mi interessa quello che succede su quel palco e “dopo”. Mi metto anche nei vostri panni– aggiunge – credo che ascoltare 26 canzoni in poco tempo non permetta di dare un giudizio pieno sulla canzone. È un brano che deve essere ascoltato, che crescerà nel corso delle serate”.

Cast big composto da giovanissimi e Ariston senza pubblico
Cantare senza pubblico è molto limitante, perchè il pubblico ti dà un feedback immediato. Sono andato la prima volta al festival a 22 anni, nelle nuove proposte: hanno istituito in quell’occasione un premio della critica. Oggi me la gioco sul terreno dei giovanissimi, che gareggiano tra i big: la conferma di essere ancora ancorato alla realtà del panorama musicale italiano”.

Serata delle cover
“Sono anche un interprete: per me cantare una bella canzone è sempre un piacere. Magari nella settimana del Festival poter presentare la tua nuova canzone una volta in più può essere utile, ma mi diverte anche l’idea di cantare una canzone altrui scelta e condivisa con un ospite: non mi dispiace essere valutato anche per quella esibizione”.

Confronto con i figli
Sono i miei figli che fanno crescere me dal punto di vista musicale e artistico, conoscono tutti i big in gara: qualche “aiutino da casa” me lo sono fatto dare da loro – confessa – Il cast in realtà è molto agguerrito e forte”.
Un consiglio per i giovani artisti? “Non perdere quella luce che hanno, e quella scheggia di follia e incoscienza che porta ognuno di noi a confrontarsi su quel palcoscenico”.

Un Sanremo inedito in tutte le sue forme
Ho sempre trascorso quei giorni lavorando, solo gli ultimi due mi facevo raggiungere da compagna e figli. Quest’anno porterò dei libri e dei bei pezzi sopra per le interviste: adesso sono in mutande (ride). Diciamolo: verrà a mancare la vera figata del Festival… farsi fare le foto, fare i selfie con i fan, cercare di capire cosa succedeva nel mondo reale, nella settimana più sanremocentrica dell’anno…”.

Le partecipazioni sanremesi a cui è più legato
La prima (1991), era l’inizio di tutto. Devo dire che la cosa che ho tenuto dentro di me fino ad ora è quella voglia di follia che avevamo portato al Festival. Poi il primo Sanremo da solista (2000) con Raccontami, e quello di Tracce: portavo sul palco la tematica che ha segnato il mio percorso artistico (la perdita della mamma)… Poi nel 2005, la vittoria con Angelo, una canzone che segna il passaggio da figlio a padre. E questo Sanremo, che resterà unico.. ”.

E dopo il Festival? Un tour che parte a maggio, e un nuovo album/”raccolta di inediti” (pubblicati nei prossimi mesi), previsto a fine anno.

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