“L’Ultimo concerto?”: tutto il rumore che fa il silenzio della cultura

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Tanti piccoli concerti in diretta dai live club di tutta Italia ma senza pubblico: 130 palchi contemporaneamente in musica, spalmati su tutto il Paese e visibili, a scelta e gratuitamente, su un unico canale streaming.

Era il progetto messo a punto dal portale ultimoconcerto.it  e pubblicizzato per settimane. Una iniziativa promossa da artisti e  operatori della cultura per puntare i riflettori su un settore – quello della musica live e soprattutto dei piccoli club – abbandonato a se stesso.

Tanti grandi protagonisti della musica italiana avevano dato la loro adesione: Diodato, Brunori Sas, i Pinguini Tattici Nucleari, Manuel Agnelli, Lo Stato Sociale e – sorpresa finale – persino Caparezza e Ligabue. E tanti altri ancora.

Ognuno dalla sua città, insieme ma distanti, avrebbero quindi suonato nel corso di un unico grande evento dislocato e programmato per il 27 febbraio 2021. A un anno esatto di distanza dalla prima chiusura di teatri, cinema, live club e luoghi di cultura.

Alle 21:00 in punto tutti in trepidante attesa della diretta. Tutti di fronte agli schermi dei pc, pronti a selezionare il club da guardare, magari a fare un po’ di zapping tra un’esibizione e l’altra.

Tutti pronti a premere play per una videodiretta, però, destinata a non partire.

Qualche problema di linea avranno pensato gli utenti. Forse troppe connessioni in contemporanea che hanno intasato la linea. E invece no.

L’ultimo concerto? è stato, di fatto,uno dei più grandi flashmob della musica dal vivo in Italia. Un evento fake che non è mai partito, semplicemente perchè è l’assenza del live, l’evento stesso. E l’ultimo concerto rischia di essere quello che ci siamo già lasciati alle spalle, prima che iniziasse questa pandemia.

Si è trattato quindi di una protesta pacifica degli operatori di cultura e di spettacolo, di una manifestazione fantasma  creata con l’unico intento di mostrare quanto assordante sia il silenzio che da circa un anno accompagna il settore creativo e culturale. E ha colto nel segno.

130 live club e un grande numero di artisti sono riusciti a dare voce al silenzio assordante dei palchi vuoti, condannati  dalla pandemia ma anche da istituzioni che non danno risposte a un settore bloccato da 365 giorni e che non vede una luce all’orizzonte.

Il mondo della musica non prevede solo grandi palchi e mega-tour, ma anche piccole attività – magari in provincia – che permettono ad artisti emergenti, e non solo, di avere un palco su cui esibirsi. Si tratta di operatori di cultura ma anche e soprattutto di lavoratori come tanti altri, le cui difficoltà non sono prese abbastanza in considerazione.

I mancati incassi per il settore dei Live Club sfiorano nell’ultimo anno 50 milioni di euro che corrispondono a circa 15.000 concerti cancellati. E non è difficile capire che il 49% di queste piccole attività rischia di non vedere più la riapertura.

Il silenzio di questa serata – organizzata da Assomusica, KeeepOn Live e Arci – ha colto nel segno. Ha dimostrato quanto rumore riesce a fare l’assenza di cultura. Avrà smosso anche qualche coscienza?

A questo link è possibile vedere i video registrati, nei club di tutta Italia, dagli artisti che hanno preso parte alla protesta.

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