LE DEVA: «Le nostre diverse anime si fondono in un unico spirito: siamo le guerriere Sailor del pop!»

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Foto: Marco Piraccini

Giovedì sera LE DEVA, l’unico gruppo pop italiano tutto al femminile, formato da Laura Bono, Greta Manuzi, Roberta Pompa e Verdiana Zangaro hanno accompagnato Orietta Berti sul palco dell’Ariston per una splendida versione di Io che amo solo te, capolavoro di Sergio Endrigo.
Il particolare arrangiamento armonico a 5 voci, curato dal Maestro Enzo Campagnoli, è stato premiato dalla votazione effettuata dall’Orchestra del Festival con un meritato secondo posto nella classifica della serata.
Noi le abbiamo raggiunte per farci raccontare l’emozione dell’esibizione sul palco del Teatro Ariston e per parlare dei loro ultimi singoli e dei progetti futuri.

Come avete certamente visto anche su Twitter (visto che ci avete retwittato), nella serata delle cover abbiamo fatto il tifo per voi perchè la vostra era oggettivamente l’esibizione più bella, anche perchè andare mettere mani su una canzone storica come Io che amo solo te e tirare fuori un gioiello come avete fatto voi è una cosa difficilissima, ma il risultato è stato eccellente.
Grazie, ci fa piacere perchè vuol dire che è arrivato tutto il nostro impegno e l’emozione che abbiamo provato.
Siamo molto contente e vogliamo ringraziare prima di tutto il maestro Enzo Campagnoli, che ha diretto l’orchestra e ha scritto questo arrangiamento che ha rispettato la radice della canzone mettendo in maniera molto delicata un po’ di innovazione. Un arrangiamento vocale a 5 voci non è facile da costruire, e quando ci siamo riascoltate dopo l’esibizione è stato molto bello poter dire a noi stesse di aver fatto un buon lavoro. Nel nostro cuore è come se avessimo vinto, va bene così.

Due di voi, Laura e Verdiana, sono già state a Sanremo, mentre per Greta e Roberta era il debutto sul palco dell’Ariston. Vorrei sapere quali sono state le vostre emozioni da debutto e da ritorno.
Greta: per me è stata la prima volta dal vivo anche dopo un anno di fermo, così come per tutti. Prima di tutto poter tornare su un palco dopo questo anno così tragico, e per di più su quello dell’Ariston, è stata un’emozione molto forte, così come condividere con l’orchestra la musica viva, vera. Per quanto riguarda il mio battesimo sul palco ho avuto tre madrine incredibili (Laura, Verdiana ed Orietta, ndr) ed è stata un’esperienza unica che mi porterò nel cuore. Fortunatamente mentre cantavo mi inquadravano con un piano americano, perchè avevo le gambe che andavano da sole, quindi cercavo di star ferma almeno con la parte superiore perchè non riuscivo più a controllare il mio corpo. L’emozione ti porta a questo, e pensa che non c’era nemmeno il pubblico. Quindi questa è stata la mia sensazione: Sanremo è un’emozione talmente forte e che non riesci a gestire che arriva a farti perdere la padronanza del tuo corpo. Però da professioniste quali siamo abbiamo portato a casa la performance.
Laura: per quanto mi riguarda non essendo in gara non c’era l’ansia da prestazione, anche se poi una classifica c’è stata ed è arrivato anche un bel risultato, però non l’ho vissuta come nel 2005. Tra l’altro il giorno della finale e della vittoria di 16 anni fa era proprio ieri, il 5 marzo.
Verdiana: quando ho partecipato al Festival ero una bimbetta, ero minorenne, mentre ora ci sono tornata da maggiorenne sia come età che come distanza dalla partecipazione, visto che era esattamente 18 anni fa, nel 2003. Per me tornare a Sanremo è stata una nuova prima volta, con la consapevolezza di una donna. In questi anni tante volte ho sognato di poterci tornare per poter rivivere ogni singolo momento dello stare su questo palco e devo ringraziare per questa opportunità Orietta Berti, che ci ha permesso di essere qui con lei.

Parlando proprio di Orietta, mi raccontate di lei? La sua canzone è bellissima, lei sul palco è fantastica, ha voce, intonazione e carisma da vendere alla maggior parte degli altri artisti in gara.
Lei è la professionista della musica, è impeccabile in tutto quello che fa, continua a studiare e ad essere costante, quando per l’età che ha e per la sua storia e carriera potrebbe permettersi di riposare un po’ di più.
Ad esempio ieri è quella che ha mangiato più tardi di tutti: quando ieri siamo andate in camera sua erano le quattro di pomeriggio e doveva ancora pranzare, ma ha preferito portare a termine tutti gli impegni che aveva preso, con grande professionalità, ed oltretutto sempre con un sorriso e una felicità, dicendo “questo è il mestiere che faccio e lo voglio fare bene”.

Volevo chiedervi una curiosità: una band di sole donne è una cosa che si vede raramente in generale, mentre in Italia non sono quasi mai esistite, e a volte riuscire a convivere e ad andare d’accordo tra donne è più complicato che tra uomini. Voi come fate a “sopportarvi”?
La donna in sé è complicata, figurati quattro. A volte farlo richiede più energie, però è come se litigassi con mia sorella, nel senso che ci vogliamo bene ed alla fine è tutto costruttivo, con la certezza che qualsiasi cosa che ci diciamo ha comunque di base il rispetto che ognuna di noi prova per le altre. Ovviamente ci sono i momenti di tensione, anche se non siamo ancora mai arrivate a tirarci i capelli, poi però quando ci riabbracciamo il nostro legame diventa ancora più forte.

Invece a livello artistico come riuscite a far convivere le vostre diverse anime?
Ci fondiamo! È un percorso che ormai stiamo facendo da quattro anni: all’inizio abbiamo avuto accanto chi ci ha accompagnato nelle scelte che potevano essere più giuste per noi, anche magari in cose che a pensarci non avremmo fatto ma che poi abbiamo visto funzionare, e intanto nel frattempo facevamo esperienza. Poi, mano a mano che il tempo è passato ci siamo mescolate e ognuno porta il proprio colore, come fossimo le guerriere Sailor. In questi giorni ci hanno fatto anche una vignetta prendendo spunto da loro ed è stata bellissima, ci è piaciuta da morire.

Nei vostri ultimi singoli questi colori diversi si vedono molto bene. Ad esempio A.I.U.T.O. è un brano con un’anima soul molto forte e che valorizza moltissimo le vostre capacità vocali.
Infatti è una delle canzoni che più amiamo e che ci ha fatto trovare ancora più riunite in questo grande percorso che stiamo facendo in questi anni in cui ci stiamo amalgamando e mescolando per trovare la nostra cifra stilistica. A.I.U.T.O. tocca inoltre un tema molto importante per noi, ovvero parla degli attacchi di panico, di affrontare le proprie paure e i propri incubi e siamo riuscite a riflettere tutto questo all’interno del brano.

A fine ottobre è uscito il vostro ultimo singolo, Brillare da sola. Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi mesi?
Stiamo lavorando da tanti mesi nonostante la pandemia. Fortunatamente la tecnologia ci ha aiutato, quindi il nostro secondo disco è quasi pronto. Al momento però non abbiamo date perchè la vita che stiamo vivendo ci porta a non poter programmare niente, si vive di settimana in settimana e di colore in colore. Noi dal canto nostro cerchiamo di completare al meglio il nostro lavoro e di aspettare il momento più giusto per far uscire le cose che abbiamo scritto e che vogliamo presentare al pubblico.

Con un disco d’oro con il primo singolo L’amore merita, 3,8 milioni di ascolti su Spotify, 13 milioni di visualizzazioni su YouTube,  LE DEVA sono l’unico quartetto pop tutto al femminile del panorama discografico italiano.
Il nome del gruppo fa riferimento a “I Deva”, spiriti della natura appartenenti alla mitologia di diverse culture e in particolare a quelli dei quattro elementi (fuoco, acqua, terra, aria) che sembrano descrivere perfettamente le quattro personalità delle ragazze.
Ioro primo album 4, pubblicato nell’ottobre 2017, ha esordito al 4° posto della classifica degli album più venduti di FIMI/GfK Italia, al 10° posto di quella dei vinili e al 2° posto nella classifica generale album di iTunes.
Negli ultimi tre anni hanno pubblicato quattro singoli: L’Estate tutto l’anno, che viene presentato sul palco dei Wind Summer Festival 2018 in diretta su Canale5, Shangai e A.I.U.T.O. nel 2019, e il più recente Brillare da Sola nell’ottobre 2020.

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