Musica live. Quando sarà davvero la ripresa? Perché in Italia si fa finta di niente

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estate senza musica
@Prandoni/DiVincenzo

A tutti gli amanti della musica, si sa, mancano i concerti.
Paragonare le emozioni di un evento vissuto dal vivo con il semplice ascolto di un cd o (ancora peggio) lo streaming è letteralmente impossibile.

E non si tratta solo di ascoltare dal vivo le canzoni dei nostri artisti preferiti, ma è anche quella sensazione di sfogo, di liberazione, di catarsi, di ritrovarsi insieme a migliaia di altre persone a condividere le stesse emozioni, ridere, piangere, urlare, cantare a squarciagola.

Ecco, da un anno questo ci è stato negato (con una breve e molto limitata ripresa nel periodo estivo) e ci sarà negato ancora per molto, come ha detto anche il CEO di CTS Eventim (della cui galassia fanno parte anche Friends&Partners, D’Alessandro e Galli, Vertigo,  Vivo Concerti e Ticketone), ma i promoter italiani sembrano non essersene resi conto.

Infatti mentre all’estero tutti i grandi nomi della musica hanno riprogrammato per il 2022 le date europee dei loro tour (solo per fare alcuni nomi: Queen, Nick MasonHans Zimmer e Ozzy Osbourne, Aerosmith), Klaus-Peter Schulenberg, CEO di CTS Eventim, è intervenuto nei giorni scorsi all’ILMC (International Live Music Conference), ovvero un meeting globale di tutti gli operatori coinvolti nella musica dal vivo e nell’intrattenimento a livello mondiale, dicendo che si aspetta una vera e propria ripresa  tra il 2023 e il 2024, non prima.

Tre i punti fondamentali che Schulenberg ha toccato: il primo è stato la gradualità, dicendo che riapertura non significa ripresa e che parlare di quest’ultima vorrebbe dire tornare ai livelli del 2019, cosa che non sarà possibile ovviamente in questo anno, ma nemmeno nel prossimo.

Il secondo punto è quello più dolente, ovvero quello che riguarda una previsione di rincaro dei prezzi dei biglietti intorno al 15-20% nel breve termine a causa della pandemia e dell’aumento dei costi organizzativi a livello locale, affermando che probabilmente molti locali e molti promoter cercheranno di compensare le perdite del 2020 ricaricando sugli spettacoli futuri (questo dell’aumento del costo dei biglietti in realtà è un punto sul quale i grandi promoter internazionali battono da tempo, ben prima che scoppiasse la pandemia: magari sarebbe più etico provare a ridurre i costi di produzione, a volte davvero esagerati).

Il terzo e ultimo punto riguarda invece gli artisti, invitando i promoter a far abbassare le pretese riguardo il minimo garantito, condividendo quindi maggiormente con loro il rischio d’impresa dell’organizzazione dei live.

Mentre dall’estero, quindi, continuano ad arrivare notizie tutt’altro che positive, In Italia ancora tutto tace. Come se ci fosse realmente qualcuno che pensa che come per magia in nemmeno 3 mesi da adesso sarà possibile ritrovarsi liberamente in spazi aperti come festival, stadi o grandi arene in 50.000 persone o anche di più ad assistere ad un concerto, con la situazione odierna che vede ancora perdurare il blocco allo spostamento tra regioni, lockdown localizzati e numerose di restrizioni riguardo più o meno qualsiasi cosa.

Sui social si vedono artisti sponsorizzare i loro tour negli stadi come se questi si tenessero regolarmente quest’estate, come se non esistesse il Covid-19 e vivessero in un mondo tutto loro in cui nell’ultimo anno non è successo nulla. Ma anche i siti di vendita non sono da meno: su Ticketone è possibile acquistare biglietti per concerti che si dovrebbero tenere tra 2-3 settimane (ma che ovviamente non ci saranno) e con posti venduti considerando una capienza del 100%.

Cosa si sta aspettando a rimandare? Perchè prendere in giro milioni di fan italiani che hanno in mano ormai da oltre un anno biglietti per concerti che sanno già che non si potranno tenere neanche in questa stagione estiva?

Per aspettare fino all’ultimo momento, come l’anno scorso, l’arrivo del DPCM che vieta ufficialmente i concerti in modo da far decadere la loro responsabilità e non essere quindi obbligati al rimborso monetario ma cavarsela con il rinvio dell’evento (magari di un ulteriore anno) oppure l’emissione di un voucher?

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