The Gentlemen

Una ferocissima caotica buffa guerra per bande alla maniera di Guy Ritchie

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The Gentlemen
di Guy Ritchie
con Matthew McConaughey, Hugh Grant, Charlie Hunnan, Colin Farrell, Henry Golding, Kate Beckinsale, Jeremy Strong

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È tornato il Guy Ritchie anarchico-complicato-beffardo di Lock & Stock -Pazzi scatenati e Snatch, quando non era ancora il cantore postmoderno di Sherlock Holmes (peraltro divertente). La storia è al solito insieme ruvida e ad orologeria però con tutti gli orologi che suonano insieme. Anche con qualche dissonanza. C’è un boss della droga (americano, trapiantato in Inghilterra) di nome Mickey Pearson (McConaughey) che ostenta modi da baronetto e ha disseminato il suo impero sotto i piedi (letteralmente) dell’aristocrazia inglese per ritirarsi tranquillamente in pensione. Un editore ricattatore scatena sulla sua pista il giornalista investigatore Fletcher (Hugh Grant) che contemporaneamente racconta e muove i fili di una matassa molto ingarbugliata di guerre per bande, rapimenti, torture, sparatorie, beffe, acrobazie e stupri. Un orrore? No, per quanto crudo un film di Guy Ritchie somiglia sempre più a un numero da circo che a qualcosa di veramente drammatico: le cose peggiori sono sempre avvolte in un’aura beffarda, stilizzata, spesso, anzi, addirittura barocca per il numero di arzigogoli di cui è adorna. Se non fosse brutale sarebbe glam-rock. E soprattutto Guy Ritchie se potesse andrebbe avanti per ore ad affabulare, sparare, picchiare e fare battute, infatti la storia si spegne in apparenza e riparte più volte. Come di consueto è un maestro nel montare scene di violenza acrobatica che salgono verso un orgasmo. La solita minestra frizzante? Con una novità: Hugh Grant nel ruolo di Fletcher, untuoso, brillante, lurido, ambiguo, sensuale e perverso è veramente inedito. Una piccola perla marcia nella carriera dell’ex bello e brillante che peraltro sta dimostrando quante parti buie nasconde sotto il sorriso anche in Undoing. Vale già il film. Poi c’è il resto.

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