I 10 “scandali” più clamorosi dell’Eurovision Song Contest

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L’Eurovision Song Contest è ai blocchi di partenza e siamo tutti in attesa di tifare i Måneskin e la loro Zitti e Buoni  che dopo la vittoria a Sanremo ha suscitato anche l’interesse internazionale  come partecipante ufficiale alla 65° edizione del Contest.

In 62 anni di carriera, la kermesse canora ispirata proprio al celebre antenato nostrano, il Festival di Sanremo, è riuscita a creare un palcoscenico ricco di momenti degni degli Europei di calcio, con il tifo e la passione che li contraddistinguono. Ma, come ogni grande manifestazione che si rispetti, è stata protagonista di qualche accesa polemica e controversia. Ripercorriamo alcune curiosità e “scandali” legati a questa manifestazione così longeva e seguita in tutta Europa.

IL BACIO
Iniziamo in sordina con un momento televisivo che oggi passerebbe del tutto inosservato, ma che nel 1957, gli anni in cui anche il colpo di bacino di Elvis causava tachicardia nervosa, era più che azzardato. I partecipanti danesi Birthe Wilke e Gustav Winckler si esibirono in un duetto tutto miele, che terminò con un bacio di 11 lunghissimi secondi in diretta europea.

Gustav Winckler e Birthe Wilke e il loro bacio incriminato

LA, LA, LA
Questo è il titolo con cui la cantante spagnola Massiel inaspettatamente vinse il festival nel 1968. Soffiando la vittoria per un solo punto al favorito inglese Cliff Richard, la Spagna franchista destò non pochi sospetti. 40 anni dopo la vittoria ormai dimenticata, la giornalista spagnola Montse Fernandes Vila ci rinfresca la memoria nel documentario Yo vivì el mayo español, in cui spiega come il dittatore Franco avrebbe “comprato” la vittoria per motivi propagandistici.

UNA VITTORIA TRANSNAZIONALE
Molto prima che la folta barba di Conchita Wurst facesse discutere, ci fu Dana International, la prima transessuale a vincere il festival nel ’98. La candidata israeliana riuscì a conquistare larghi consensi, ma non fu gradita a tutti. Gli israeliani ultra-ortodossi cercarono di impedirne la partecipazione a suon di proteste, trovandosi d’accordo con l’Egitto che bandì la versione egiziana del brano vincitore Diva.

Dana International all’Eurovision Song Contest del 1998

CHI HA PAURA DI GENGIS KHAN
La partecipazione del gruppo tedesco Dschinghis Khan all’Eurovision Song Contest nel ’79 causò qualche mal di pancia ai tedeschi, che si chiesero come potessero proprio loro esibirsi in Israele con una canzone inneggiante le gesta del brutale dittatore mongolo Gengis Khan. Fortunatamente, il ritmo scanzonato del brano non ebbe conseguenze catastrofiche, classificandosi al quarto posto.

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ALTO TRADIMENTO
Poco dopo l’Eurovision del 2009, 43 spettatori dell’Azerbaijan furono interrogati dalle autorità del paese in merito al loro voto a favore della performance dell’Armenia. I rapporti fra i due paesi, protagonisti di un conflitto armato fra il ’92 e il ’94, non si sono mai distesi. Rovshan Nasirli, uno degli interrogati, ha raccontato alla Radio Free Europe/Radio Liberty come le autorità lo avessero chiamato e cercato di «fare pressione psicologica […], dicendo cose come “non hai nessun senso di orgoglio etnico. Perché hai votato per l’Armenia?”».

PING PONG TRA SIRIA E ISRAELE
Anche la partecipazione dei Ping Pong nel 2000 fu un esempio di come la musica non sempre unisce. Alle semifinali, il gruppo israeliano si è esibito con il brano Sameach, sventolando delle bandiere israeliane e siriane, come probabile segno di pace in un momento di grave conflitto fra i due paesi. Nonostante i richiami da parte della IBA, omologa israeliana della RAI, il gruppo ripeté il gesto anche durante la finale, guadagnandosi le antipatie da parte delle autorità e dell’IBA, che disconobbe ufficialmente il gruppo.

LA GEORGIA NON VUOLE PUTIN?
Nel 2009, poco dopo il cessato conflitto con la Russia, la Georgia selezionò un brano degli Stephane & 3G per partecipare all’Eurovision. L‘Unione Europea di Radiodiffusione, organizzatrice del festival, escluse però la canzone a causa di presunti contenuti politici, che l’UER da sempre scoraggia all’interno della manifestazione. Il riferimento al presidente russo Putin nel titolo della canzone We don’t wanna put in, sarebbe dunque stato fin troppo esplicito.

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ZECCHINO D’ORO IN EUROVISIONE
La vittoria del Belgio nel 1986 è stato uno dei casi più chiacchierati. Sandra Kim la cantante vincitrice, è stata ammessa al festival avendo ufficialmente 15 anni. In realtà, il management della ragazza aveva dichiarato il falso e solo successivamente è stata resa nota la vera età di Sandra, che ha vinto l’Eurofestival a soli 13 anni.

NESSUNO ESCLUSO, TRANNE LA RUSSIA
La Russia sta affrontando un periodo decisamente problematico per quanto riguarda le manifestazioni internazionali ufficiali. Parzialmente esclusa dalle Olimpiadi nel 2016 e dalle prossime Paralimpiadi nel 2018, ora arriva anche la tegola dell’esclusione dall’Eurovision Song Contest in Ucraina.  Senza alcun indugio, l’Ucraina ha vietato l’ingresso alla cantante disabile Yiulia Samoilova per aver violato le leggi che regolano l’ingresso nel paese, quando nel 2015 ha partecipato ad una tournee in Crimea attraversando la Russia. Anche alcuni giornalisti russi, pur essendo accreditati, non potranno assistere all’Eurovision per lo stesso motivo, come dichiara su Facebook Anton Gerashenko, consigliere del ministro dell’Interno ucraino, confermando il divieto ai giornalisti russi che hanno in precedenza violato il confine ucraino entrando illegalmente in Crimea.

ITALIA SÌ, ITALIA NO
Ogni paese desidererebbe vincere l’Eurofestival, ma non è sempre stato così per l’Italia, almeno stando a quanto ha riferito il conduttore Ettore Ardenna, che nel 2001 dichiarò: «di certo c’è sempre stata una sorta di terrore […] di vincere l’Eurofestival perché questo avrebbe comportato il doverlo organizzare l’anno successivo e non c’era volontà di investire […]».
Anche Enrico Ruggeri, eurocandidato del 1993, dichiarò in un’intervista a TV Sorrisi e Canzoni nel 2014: «Una funzionaria della RAI mi accompagnò perché non vincessi. Il rischio era dover organizzare l’evento l’anno successivo come Paese ospitante ed era un rischio da scongiurare. Spero che oggi le cose siano cambiate».
Infine i Jalisse, il duo meteora con la scia di polemiche più lunga di sempre, si sfogò in merito alla mancata vittoria all’Eurofestival dichiarando: «fummo silurati perché la RAI non ne voleva sapere di organizzare la manifestazione». Il libro Vox Populi di Gigi Vesigna, compianto ex direttore di TV Sorrisi e Canzoni, ne ripercorre la vicenda.

I Jalisse all’Eurofestival del ’97

Chissà che le cose non siano decisamente diverse ora, con i lanciatissimi Måneskin.

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