Un altro giro

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Un altro giro
di Thomas Vinterberg
con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe, Maria Bonnevie

Un pochino sì, sembra un’idea da  Dogma (che Vinterberg ideò nel lontano 1995 con Lars Von Trier). Un professore (Mikkelsen) a un certo punto fa i conti con la sua esistenza e scopre che lui si è spento e moglie, amici e alunni lo trovano spento. Spento vuol dire che potrebbe riaccendersi: ecco l’idea da Dogma: applicare le teorie di Finn Skarderug, secondo cui l’uomo per rendere meglio dovrebbe alzare l’indice alcolemico che ha basso per natura. E quindi bere. Il professore e i suoi amici prendono passione all’esperimento, e da leggere sbronze che li rendono più reattivi in società e più brillanti, aumentano le dosi e passano dalla sperimentazione alla dipendenza. Insomma: il passaggio da spento ad acceso si sposta verso alcolizzato. Una spirale dolorosa che dovrebbe essere un monito? Ma no, una strana passeggiata sul filo di un rasoio, tra l’osare e il fallire. Certo, gli ubriachi al cinema sono meglio di quelli reali, ma il professore adotta un nuovo modo di insegnare storia e riesce a riaccendere anche quei conformisti dei suoi alunni, per esempio quando propone un indovinello politico: vorrebbero essere governati da un vecchio alcolizzato, da un paralitico malato o da un vegetariano che ama gli animali? Gli studenti seguono la moda, il vegetariano, è ovvio. Nel film c’è la risposta sbalorditiva in cui molti cascherebbero. E comunque a braccetto con l’ebbrezza potrebbe andare la danza: il professore sognava anche di fare il ballerino. Sognava. Miglior film straniero agli Oscar, un mucchio di premi e politicamente infischiatevene. Molto danese.

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