L’invito ad andare oltre le apparenze di Cristiana Verardo

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La cantautrice salentina Cristiana Verardo ha pubblicato Maledetti ritornelli, il suo secondo album anticipato dal singolo Ti ho portato il mare di cui avevamo già parlato qualche tempo fa (qui per recuperare l’intervista).

Questo lavoro della cantautrice salentina è estremamente eterogeneo dal punto di vista dei suoni, ma allo stesso tempo è tenuto insieme da un filo emotivo invisibile come le perle di una collana, tutte diverse, ma ben affiancate l’una all’altra. Si avverte, dall’ascolto di questo album, la necessità di andare oltre le apparenze, il tema della title track, che chiarisce quindi l’obiettivo dell’intero progetto.

A Febbraio, Cristiana ha pubblicato Maledetti ritornelli – behind the song un documentario prodotto da Teresa Film con il sostegno di Puglia Sounds Producers 2020/2021 per la regia di Giuseppe Pezzulla che racconta la genesi di questo brano “on the road”.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Cristiana per farci raccontare di più di questo suo lavoro, arrivato dopo un 2020 tutt’altro che semplice per chi lavora nel mondo della musica.

L’ultima volta che abbiamo chiacchierato era il 2019, era appena stato pubblicato Ti ho portato il mare e ci avevi raccontato che per il 2020 avevi voglia di rimboccarti le maniche e “seminare” qualcosa. Come hai vissuto questo anno strano, per usare un eufemismo?
«Nonostante l’anno strano, mi rendo conto di aver tenuto fede a quello che avevo detto allora: alcuni brani sono stati scritti nel 2020 e tutto il lavoro in studio di registrazione si è svolto l’anno scorso. Oltre a questo c’è stata la produzione di un documentario che abbiamo girato a settembre 2020 e racconta la genesi di Maledetti ritornelli canzone composta “on the road”. Se mi guardo indietro, posso dire di non essere stata ferma. Ovvio, non è stato semplice anche perché nell’album c’è la collaborazione di tanti musicisti. Sono molto contenta del mio 2020».

Ci avevi anticipato che avevi ben chiaro quale sarebbe stato il focus di questo album e che volevi allontanarti dalla tua comfort zone. Pensi di esserci riuscita?
«Penso di aver fatto qualche passo più lontano dalla mia comfort zone, non penso di essere uscita completamente, ma sto cominciando a capire qual è la mia direzione perché in quest’album ci sono brani che hanno influenze di diversi suoni. Sicuramente è successo qualcosa di nuovo che nel disco precedente non era successo».

Ne La vita in un istante parli di un viaggio a Granada: c’è un po’ l’influenza della cultura spagnola nel brano oppure è solo un riferimento casuale?
«Se c’è non è una cosa voluta. Il brano l’ho scritto nel 2019 dopo quest’esperienza un po’ traumatica: sarei dovuta partire per Granada ma poi sono stata trattenuta da un corso di formazione del conservatorio. Diciamo che quindi i miei sogni si sono un po’ infranti nel conformismo del mio corso di studi. In qualche modo mi sento legata alla Spagna: provo nostalgia pur non essendoci mai stata, forse in un’altra vita ho vissuto lì».

Una delle cose più interessante di tutto il lavoro è la varietà di suoni. Come sei arrivata a questo quadro composito?
«Ci tengo sempre a ringraziare a chi ha lavorato a questo disco: Filippo Bubbico che ha prodotto l’album e Carolina Bubbico che nell’ultimo periodo mi è stata molto vicina contribuendo sia come autrice che come producer dell’album. Diciamo che il bello di essere un’artista indipendente è quello di non porsi alcun limite: ogni scelta è stata a favore della canzone. Ci sono alcuni brani arrangiati per banda, altri che hanno la chitarra elettrica distorta, abbiamo pensato a quello che richiedeva la canzone più che a creare un “pacchetto di suoni” che comprendesse tutto l’album. Abbiamo cercato il vestito giusto per ogni canzone»

In questo album ci sono tante collaborazioni: dalla title-track con Gnut a La vita in un istante con Cesare dell’Anna e Girodibanda, e non solo. Com’è stato lavorare con loro? Cosa hai acquisito da questa collaborazione sia in fase di scrittura che di produzione dei brani?
«L’aspetto della condivisione è quello che più mi affascina del lavoro che faccio e questo disco ne è la testimonianza. La line-up degli artisti è molto fitta e ciascuno di loro appartiene a un genere differente e ciascuna collaborazione sta lì per una ragione, per le peculiarità del suono del musicista che ho scelto di contattare. Penso che se mi dovessi guardare indietro fra dieci anni e ripensare a questi momenti, credo che sia questo quello per cui vale la pena fare questo lavoro. A me emoziona condividere la mia musica con persone che stimo».

Adesso che sembra sia possibile, hai dei progetti in cantiere per portare live Maledetti ritornelli?
«Il 29 maggio presentiamo il disco a Galleria Casa della Musica a Settimo Torinese anche grazie a Puglia Sounds Tour 2020/2021. Poi ci saranno un bel po’ di date in Salento e altre cose che stanno nascendo. Quindi ci saranno diverse possibilità di far ascoltare il disco dal vivo, finalmente».

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