40 anni senza Rino Gaetano: una playlist alternativa

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Oggi, 2 giugno 2021, ricorrono i 40 anni dalla tragica morte di Salvatore Antonio Gaetano, per tutti Rino.
Sebbene abbia pubblicato solamente sei album di inediti tra il 1974 e il 1980 ha influenzato pesantemente la musica italiana dagli anni ’80 in poi, finendo per essere “riscoperto” dal grande pubblico dalla seconda metà degli anni ’90 in poi e vedersi tributato, anche se un po’ in ritardo, il successo che si meritava.

Nel ricordare uno dei più grandi cantautori della musica italiana abbiamo pensato di creare una playlist “alternativa”, per non dover pubblicare sempre le solite canzoni come Gianna, Ma il cielo è sempre più blu, Spandi spendi effendi, e così via, ma cercando di recuperare qualche canzone che magari non è arrivata al grande pubblico, ma che ci dà l’idea della grandezza e della genialità del cantautore calabrese.

Partiamo con un brano tratto dal primo album di Rino, Ingresso libero del 1974. Stiamo parlando di Agapito Malteni il ferroviere, canzone che prende ispirazione dal celeberrimo brano di Francesco Guccini, La locomotiva, di cui riprende l’idea di un macchinista meridionale, stanco di vedere la sua gente emigrare «lasciando la sua falce in cambio di un martello» che decide di dirottare un treno per protesta: a differenza del brano di Guccini, la storia si interrompe prima che il protagonista attui il suo proposito.

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Nel 1976 viene pubblicato Mio fratello è figlio unico, album inserito successivamente al numero 14 della classifica dei migliori dischi italiani di sempre, che oltre a brani come la title track, Sfiorivano le viole e Berta filava, troviamo una piccola gemma come Cogli la mia rosa d’amore. Una canzone dedicata a un fotografo di cartoline incaricato di ritrarre il Meridione. Nel testo è il Sud stesso a parlare, chiedendo di essere ritratto fedelmente e proponendo diverse immagini suggestive. Non manca, anche in questo caso, un accenno al problema dell’emigrazione: «Cogli il suo figlio in Germania /
la miniera, il carbone / a Natale verrà».

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Passa un anno, siamo nel 1977, e viene pubblicato Aida. Qui, oltre alla canzone che dà il titolo all’album e alla famosa Spandi spendi effendi, troviamo Sei ottavi: un brano che dal titolo non ci dice niente se non la suddivisione ritmica del pezzo, ma il testo parla di autoerotismo femminile. Un concetto sicuramente tabù per l’epoca, visto che ci troviamo due anni in anticipo rispetto alla pubblicazione di America da parte di Gianna Nannini. Rino, grazie anche alla voce di Marina Arcangeli, riesce a descrivere questo momento di intimità femminile con una dolcezza e una naturalezza fuori dal comune (“E che mi sfiora le labbra, chi mi consola? / Forse un bambino gia grande o io da sola”).

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Altra perla tratta da Aida è sicuramente Escluso il cane, brano che tratta il tema dell’emarginazione in maniera brutale: narra di un uomo che sostiene che l’unico che lo ama in maniera sincera è il cane, poiché «tutti gli altri son cattivi, pressoché poco disponibili».

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Passa un altro anno e nel 1978 viene pubblicato Nuntereggae più, ovvero l’album che ottenne il maggior successo commerciale finchè Rino era ancora in vita, contenendo Gianna, canzone con cui partecipò al Festival di Sanremo di quell’anno. In diversi brani di questo album la questione sociale è più forte che in passato, e un esempio lampante lo troviamo in Fabbricando case, in cui si punta il dito contro la corruzione dietro gli appalti per le case popolari e le opere di “compensazione” (“Fabbricando scuole / Sub-appalti e corruzione, bustarelle da un milione / Fabbricando case / Popolari biservizi secondo il piano regolatore / Fabbricando case / Ci si sente vuoti dentro il cuore / Ci si sente vuoti dentro il cuore / Dopo vai dal confessore / E ti fai esorcizzare / Spendi per opere assistenziali / E per sciagure nazionali / E ti guadagni l’aldilà / E puoi morire in odore di santità”).

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Nello stesso album troviamo anche Capofortuna, canzone più che mai attuale, nonostante siano passati oltre 40 anni dalla sua pubblicazione, che prende in giro le passerelle elettorali di politici e politicanti e la magnificazione che viene fatta della loro figura (“Ma che fortuna grazie alla luna / Capofortuna stasera è con noi / Ha una gran testa come uomo è una bestia / Sembra immortale ma è come noi / Lui è stato sempre puro come l’alito di chi / Non beve e non fuma, lava i denti tutti i dì”).

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Nel 1979 viene pubblicato Resta vile maschio, dove vai?, probabilmente l’album meno ispirato della carriera del cantautore calabrese, per colpa anche delle pressioni ricevute dalla casa discografica per pubblicare subito un nuovo disco dopo il successo del precedente. Per la prima e unica volta nella sua carriera Rino si affida a Mogol per il testo della title track, ma il pezzo che avrà più successo è sicuramete Ahi Maria. Piccola gemma nascosta è sicuramente Nel letto di Lucia, specchio dell’italietta di bassa levatura morale. Tutti infatti passano di lì: ciarlatani, ombrellai, colonnelli, usurai, ministri scaldapoltrone…

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Nel 1980 esce l’ultimo di inediti di Rino, dal titolo E io ci sto. Per chi scrive questo è il suo album migliore, il più maturo nei testi e il più moderno nella musica, con veri e propri capolavori come il brano che dà il titolo all’album o Ti ti ti ti. Tra i brani cosiddetti “minori” spicca sicuramente Metà Africa metà Europa, brano che mette a confronto i due continenti, fondendoli in alcuni punti (“I riti tribali di stregoni cardinali / Di ministri triviali, è Africa / Africa, terra nera bruciata, è Africa / Le bombe, il sangue, è Africa / Una mamma che prega, un fermo di polizia / Uno sparo, un ferito, è Africa”) come a voler dire “ma l’Africa, quella intesa in senso spregiativo nell’immaginario comune, è proprio così lontana da noi?”.

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Chiude questo ultimo album di inediti di Rino la canzone Scusa Mary, brano che per la tematica ricorda Aida, raccontando gli ultimi 30 anni di storia italiana e più in generale anche dell’Occidente. Il gioco di parole del titolo richiama il famoso “Scusa, Ameri” di Tutto il calcio minuto per minuto e nella canzone una storia d’amore si intreccia alle vicende del mondo, passando per la Cia, la Nato, il Vietnam Martin Luther King e il famoso Golpe Borghese tentato in Italia nel 1970 (“C’era il dopoguerra e c’era anche il boom / Mentre il tempo passava sulla nostra età / C’era Praga, la CIA, la NATO, il Vietnam / C’era un negro di nome Martin che hanno ammazzato / Tutto questo però ce lo hanno raccontato / Venne il sessantotto e poi le barricate / Mentre sempre l’autunno era più caldo dell’estate / E mentre i Beatles si sciolgono dopo Let it be / In Grecia Papadopulos balla il sirtaki”).

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Ultimo brano, quasi fosse una sorta di bonus track, è Le beatitudini, inedito inserito per la prima volta nella raccolta La storia, pubblicata nel 1998. In questa canzone troviamo racchiusi tutti i temi della poetica di Rino, e il suo puntare il dito con feroce ironia contro chiunque, dai ricchi, alla Chiesa, ai potenti, i politici ladri, per finire anche con noi, che per forza di cose ci troviamo ad essere “critici ed esegeti di questa mia canzone” (Beati i bulli di quartiere / perché non sanno quello che fanno / e i parlamentari ladri / che sicuramente lo sanno. / Beata è la guerra, / chi la fa e chi la decanta / Ma più beata ancora è / la guerra quando è santa”).

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