Fellinopolis

Silvia Giulietti rimonta il materiale di Ferruccio Castronuovo, che spiava Fellini sui set di Fellini

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Fellinopolis
di Silvia Giulietti

Il mare era di cellofan, il panorama scorreva sui rulli come nel cinema muto, il ponte della nave era una piattaforma che beccheggiava e procurava davvero il mal di mare e il mondo intero era comunque finto, ricreato e tenuto sotto controllo nello Studio 5 di Cinecittà. Persino la morte: la salma di Fellini venne esposta nello Studio 5 e la guardia d’onore e il flusso delle masse che venivano a rendergli omaggio erano un film di Fellini. Fellinopolis ci cala nell’universo di Federico Fellini a partire da uno sguardo artigianale: negli anni dal 1976 al 1986 sui set di Casanova (ma il materiale andò perduto), La città delle donne, E la nave va e Ginger e Fred era ammesso un regista che registrava il regista: Ferruccio Castronuovo inseguiva Fderico Fellini e ne riprendeva la direzione, il divertimento, le istruzioni, le arrabbiature, i colloqui e le confessioni (o le splendide bugie) durante le riprese e tra una ripresa e l’altra. In sostanza il cinema parallelo di Fellini, che essendo un cinema di sogni aveva un doppio binario: quello che arrivava allo spettatore dopo il processo produttivo industriale, e il residuo che restava fuori per problemi di gestione della magia. Il materiale di Castronuovo, depositato da decenni alla Cineteca Nazionale di Roma è stato analizzato, distinto e rimontato dalla regista e produttrice Silvia Giulietti con Antonello Basso e arricchito da interviste a chi con Fellini  era stato sui set come collaboratore (Lina Wertmuller, Maurizio Millenotti, Nicola Piovani, Dante Ferretti): una deliziosa testimonianza di come Fellini creava il caos, vi si perdeva, vi faceva perdere tutti, e alla fine ne tirava fuori un prodotto unico e irripetibile, perché perdersi è un problema, di solito, ma perdersi bene è un’arte. Quel luogo esteso e concentrato si può giustamente chiamare Fellinopolis. 

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