Dopo averci intrattenuto sul web (anzi, sull’internet) durante tutto il lockdown, tra canzoni, fotoromanzi e, da poco, con una nuova serie (di cui trovate la prima puntata a fine articolo), Ruggero de I Timidi ha deciso di tornare anche dal vivo, col tou Neverending Battigia, in cui canta i suoi più grandi successi, in attesa del grande evento del quarto Raduno Timido, che si terrà il prossimo 5 settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni.
Abbiamo incontrato Ruggero, alias Andrea Sambucco, prima del concerto del 22 luglio al Parco della Musica di Padova, e qui sotto trovate il resoconto della nostra chiacchierata.
In questo nuovo tour, Neverending Battigia, sarai da solo sul palco.
Questa formula in realtà è nata per motivi miei per vedere se ce la facevo a stare sul palco da solo con la chitarra senza la band, per riuscire a tenere uno spettacolo di un’ora e mezza. Avevo iniziato a provarlo due-tre anni fa, e adesso quell’esperimento mi sta tornando utile, perchè durante questa estate la cosa più importante è esserci e stare assieme ai fan, che avevano voglia di stare assieme a me. Il titolo Neverending Battigia richiama l’idea di stare come ad un falò su una spiaggia, dove si sta tutti insieme per il semplice gusto di trovarsi e si cantano le canzoni chitarra e voce. Sarà quindi un greatest hits dove ci sarò solo io sul palco io con chitarra e voce, oltre ovviamente a mia moglie Fabiana Incoronata Bisceglia.
E alla fine di questo tour estivo arriverà il Quarto Raduno Timido.
Esatto, sarà il 5 settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni, e il tema è “reboot”. Il lancio sarà supportato anche da una serie che lanceremo sul web, perchè questo periodo ci ha rinchiusi in casa, ci ha costretti a finire il catalogo di Netflix e di Amazon Prime, e da lì ho detto “facciamo una bella serie di Ruggero”. Per cui da settembre partirà questo progetto di serie su Ruggero e intanto
E di cosa tratterà?
La prima puntata è stata pubblicata in questi giorni. Accadono delle cose davvero improbabili, anche dal punto di vista degli effetti speciali, perchè Ruggero vorrebbe fare The Avengers ma i mezzi sono quelli di Ruggero, però lui ci crede tantissimo, e succederanno tante cose. Diciamo che è un pretesto per raccontare in maniera un po’ più diffusa una storia, sempre con l’obiettivo di sperare di piacere ai fan e poi anche di arrivare alle canzoni nuove tramite questa serie, e veicolarle. Alcuni dei nuovi brani hanno sorpreso anche me: ci sarà una canzone hip-hop, una che uscirà a fine agosto sarà in stile Coez-Thegiornalisti. Insomma sarà un nuovo Ruggero, da qui il reboot.
Quindi dopo gli anni ’60 del primo album e i ’70-’80 del secondo, avanzi ancora musicalmente fino ad arrivare agli anni ’90 e ai giorni nostri.
Esatto, se il vecchio Ruggero prendeva spunto dagli anni ’70-’80 quello nuovo prende spunto dagli anni ’90, oltre ad altre cose che man mano sveleremo.
Anche perchè, come dirò nella serie, sono stato clonato dai russi con il capodanno Ciao 2020: mi ha fatto molto ridere perchè la somiglianza era talmente palese che mi è venuto in mente che lui avesse visto dei video di Ruggero scambiandolo per un cantante anni ’80, e se fosse così sarebbe molto divertente, visto che la somiglianza era davvero eclatante. Sono rimasto un po’ basito della cosa, poi l’ho usata come pretesto per mettere in atto un cambiamento che era già nell’aria.
Oltre alla serie TV in produzione, in questi ultimi mesi sei diventato anche una star del fotoromanzo.
Oltre ad essere una passione che ho da tempo, il fotoromanzo è anche una sorta di allenamento nella scrittura di soggetti. In realtà è nato in Italia da registi anche famosi del periodo neorealista, che avevano riportato certi film e inventato una nuova forma di linguaggio col fotoromanzo. Quindi aveva degli intenti anche nobili, poi è diventato un po’ come paragonare un film d’autore e la soap opera, e ha preso quella piega che a me piace. In tempo di lockdown ho fatto un fotoromanzo ambientato in un Ministero a Roma con un mio amico attore romano senza mai incontrarci, grazie alla magia di Photoshop e di Fabiana Incoronata. E verso settembre-ottobre uscirà anche in versione fisica, ed è una cosa a cui tengo perchè mi diverte molto.
Questo probabilmente eccessivo politically correct per il quale se uno dice anche solo mezza parola fuori posto qualcun altro si incazza, non crea delle difficoltà di scrittura?
No, perchè quando scrivo penso cose dieci volte peggiori di quelle che poi dico alla fine. Non è un problema di scrittura vera e propria, quanto più il fatto che mi pongo il dubbio “oddio, ma lo posso dire?”. Sono anche quel tipo di artista che si pone il problema quando va a cantare “spruzzavi acqua dalla vagina” e quindi penso che sì, lo posso dire, perchè il contesto da cui nasce è un cantante come Ruggero che non sa cosa sta succedendo, cosa sta cantando, è totalmente ignaro. Però poi il risultato è che ci sono altri filtri da superare ed ho visto ad esempio che su alcuni video delle mie canzoni ci sono dei commenti “ah, adesso questo pezzo non potrebbe uscire”. Secondo me si può dire tutto, poi non è detto che io voglia dire tutto, posso fermarmi prima. Potenzialmente se tu vai a vedere anche tutti i monologhi di Ricky Gervais quando fa dell’umorismo, è veramente ai limiti, e sia nei suoi spettacoli che quando presenta i Golden Globes ci va giù pesante. Il segreto sta tutto nel saperlo dire o trovare il modo per dire anche una cosa sconvenientissima ma che sia poi accettata da tutti. Ed è questa la sfida, perchè è facile salire sul palco e dire qualsiasi porcata. Da un lato c’è quindi l’artista che deve fare questo lavoro, dall’altro c’è questo eccesso di politically correct che è una forma di nuova censura. Poi io vado avanti finchè non mi fermano.
Ormai Ruggero “esiste” da 8 anni, ma a differenza di alcuni personaggi effimeri che spariscono nell’arco di poco tempo, sei riuscito a farlo “scendere dal palco” e a dargli una vita quotidiana, come ognuno di noi. Forse è per questo che il suo successo continua.
Questo è quello che ci diciamo io e Fabiana quando andiamo in vacanza: “ma ci portiamo anche Ruggero?”. Nel senso che c’è una valigia con dentro Ruggero per fare delle foto, dei video o sviluppare delle idee che possono venirci lì per lì. Forse uno dei segreti è che non è un personaggio inflazionato, ma è rimasto sempre un po’ borderline, un po’ alternativo, e questo l’ha reso molto versatile. Inoltre io di mio mi considero un attore, uno scrittore comico, e studio scrittura, narrativa, vado a vedere le interviste ad altri attori, i loro spettacoli, sia sul web che dal vivo. Ma non solo i mostri sacri, guardo anche i nuovi talenti che emergono, come Lundini. Da “collega” quando supero quell’impasse in cui dico “mamma mia quant’è bravo, non lo sopporto” e ritrovo un certo tipo di modo di fare sono contento, perchè mi prendo quella parte di “invidia buona” e da lì la trasformo in un nuovo progetto. Insomma, fare Ruggero è un lavoro a tutto tondo, anche se sembrano puttanate.
Certamente. Anzi, penso che scrivere con l’obiettivo di far ridere il pubblico sia la cosa più difficile di tutte.
Devi essere abbastanza matto, perchè è una cosa che crea ansia e tensione, perchè pensi “ma farà ridere? Ma sono ancora capace?”. Anche se dopo tanti anni hai delle sicurezze, c’è sempre quella cosa che ti porta ad avere il dubbio se funzionerà o meno, se la gente si è stancata oppure no. Poi dopo fondamentalmente devi essere te stesso sul palcoscenico, in una forma un po’ sciamanica, se vuoi, e devi buttarti. Sennò stai a casa a guardare gli altri e a lamentarti.
Di seguito la photogallery a cura di Silvia Saponaro: