Venezia 78. The Power of the Dog

Montana 1925, due fratelli, una vedova, un figlio troppo sensibile e il fantasma di un cowboy

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Sarà davvero così il Montana (nel 1925) o è un’invenzione di Jane Campion che ha girato il film in Nuova Zelanda? La terra sembra fatta di carne. E in questa terra desolata di carne ci sono due fratelli mandriani con un ranch: uno è Phil (Benedict Cumberbatch) che vive a cavallo, dorme vestito, non si lava mai, ha fatto studi classici, è arrabbiato col mondo e con le donne e vive nel culto di un mitico cowboy che sapeva fare tutto.  L’altro è George (Jesse  Plemons) che è grassottello, calmo, normale, incolto e dedito a farsi una posizione sociale per cui sposa la vedova Rose (Kirsten Dunst) e la porta al ranch a fare la regina del nulla in conflitto con Phil. Phil, nella guerra a Rose, vuole fare di suo figlio, il segaligno e raffinato Pete (subito chiamato dai mandriani faggott, frocio) un vero uomo. Diffidare dagli ossessi della virilità: temono di non averla. La procedura passa attraverso l’autodistruzione. Dal romanzo Il potere del cane di Thomas Savage (che era sensibile, raffinato, omosessuale e del Montana) un altro film in cui c’è un uomo tranquillo, uno furibondo e in mezzo una donna e un pianoforte (con cui magari affondare) ma che non è propriamente Lezioni di piano. Il potere del cane da cui essere liberati è un salmo.

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