Sarà L’Unione Sovietica delle purghe politiche del 1938 o un luogo distopico terrificante quello dove il capitano Volkonogov, appartenente a un corpo di inquisitori preparati come atleti rasati, dalla vita in giù in tuta rossa, dalla vita in su armati come la polizia segreta, scappa inseguito dai suoi colleghi? Perché un brutto giorno, lui che prepara i dossier ed esegue le torture di innocenti che un giorno potrebbero diventare pericolosi, diventa pericoloso. E fugge. Fugge dove? Il mondo intorno è un caos di povertà, terrore, murales, fosse comuni, appartamenti in coabitazione, sotterranei di cadaveri, aerostati (mai chiamarli dirigibili o peggio che mai Zeppelin) e ogni individuo è a rischio di tortura e torturato si sa già che confesserà tutto quello che non ha fatto. Ma Volkonogov (sarà distopia o fantasia?) vede uscire da una fossa comune il suo migliore amico che gli rivela il destino comune: o un inferno in cui gli strapperanno le budelle per l’eternità, o il paradiso, se almeno il parente di una delle vittime lo perdona. E Volkonogov, inseguito da un capo inquisitore minato dalla tisi, parte per un’odissea in cerca del perdono. Che è dannatamente difficile in un mondo imperdonabile. Un’ironia sottile sottende un pessimismo apocalittico, tipico del duo registico Natasha Nerulova e Alexej Chupov (Intimate Parts, The Man Who Surprised Everyone). Il curioso capitano agghindato come un cekista acrobata e corista dell’Armata Rossa è Jurij Borisov, visto in Compartment n° 6 e in un film sulla vita dell’inventore del Kalashnikov, AK-47.
Venezia 78. Captain Volkonogov Escaped
Inquisitore inquisito fugge in cerca del perdono. Tra Storia e distopia, nell’Unione Sovietica delle purghe