Venezia 78. I Leoni e le medaglie

Il recensore recensisce i premi

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Ecco i leoni di Venezia. In una giuria come questa è facile immaginare le predilezioni del presidente regista Bong Joon Ho (esuberante, eccessivo, in ginocchio davanti a Gianni Morandi: Parasite, Snow Piercer, Memorie di un assassino) e della giurata regista Chloé Zhao (pauperistica, impegnata: The Rider, Nomadland) . Ma cosa sarà piaciuto al regista Saverio Costanzo (Hungry Hearts, L’amica geniale), all’attrice di Verhoeven Virginie Efira (Benedetta), all’attrice Cinthya Erivo (Widows – eredità criminale), all’attrice Sarah Gadon, al regista di Collective Alexander Nanau?
Leone d’oro. Come dice il titolo stesso, L’événement, l’evento, Annie Ernaux nel suo romanzo ha trattato la storia di un aborto clandestino nella Francia degli anni Sessanta come un evento, senza enfasi, senza melodramma. Così ha fatto nel film la regista Audrey Diwan, così va preso il Leone d’Oro a Venezia: come un evento, nel senso di un riconoscimento di fatto di questa durissima disciplina a non creare enfasi. Infatti, pochi l’ammetterrano, perché tratta un tema duro con immagini dure, non è un film “da premio” ma un film da premiare. Perché è politicamente corretto farlo? Forse no.
La medaglia d’argento, il Gran Premio della Giuria, è andata a Sorrentino per il suo È stata la mano di Dio, ed è proprio un riconoscimento sportivo: se fosse stato un centometrista avremmo detto che era da oro se non avesse perso un centesimo di secondo di ritmo nel finale. E comunque resta il nostro preferito in generale.
Il Leone d’Argento invece è andato a Jane Campion per The Power of the Dog. Questo è un film “da premio”: ricercato e non ovvio nel tema, quasi ossessivo nelle ambientazioni, nella fotografia, eccetera. È il premio per la miglior regia. Cioè forse hanno premiato la Campion.
La coppa Volpi femminile a Penélope Cruz per Madres Paralelas e quella maschile a John Arcilla per On the Job: The Missing 8 sono scelte salomoniche da giuria.
Il Premio Speciale della Giuria a Michelangelo Frammartino per Il buco segue una tendenza ad andare verso un cinema da installazione artistica. Sorprende il Premio per la Migliore Sceneggiatura a Maggie Gyllenhaal per The Lost Daughter, interessante scelta: un premio da professionisti a un film che gli spettatori (noi no) trovavano complicato da seguire.

Domanda finale. Riporteranno gli spettatori in sala?

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