Massimo Bonelli: nei suoi “Rockonti” tra realtà e fantasia oltre 30 anni passati al fianco delle superstar della musica

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massimo bonelli

Ventiquattro racconti fatti di musica e sogno. È così che Massimo Bonelli descrive il suo ultimo libro, Rockonti (storie ai confini tra fantasia e realtà).

Discografico di lungo corso, con una carriera iniziata nei primi anni ’70 in EMI, dove trascorre una quindicina d’anni tra vendite speciali e promozione di artisti del calibro di Pink Floyd, Queen, Deep Purple, Duran Duran, Mina, Franco Battiato, per poi passare in CBS e diventare responsabile della promozione in Italia degli artisti del colosso americano, tra cui spiccano Bob Dylan, Bruce Springsteen, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori.
Dopo l’acquisto da parte di Sony Music e la divisione tra le due principali etichette, Columbia ed Epic, Bonelli si trova a dirigere quest’ultima, che ha nel suo catalogo Michael Jackson, Alice Cooper, Pearl Jam, George Michael, Oasis e molti altri, tra cui in Italia Renato Zero, Ivano Fossati e Fiorella Mannoia.
Grazie agli ottimi risultati ottenuti, nel nuovo millennio diventa direttore generale della Sony Music, carica che ricopre fino al 2008, quando decide di lasciare il mondo della discografia.

Dopo aver realizzato nel 2014 una mostra dal titolo Una vita tra rock e pop, con oggetti, merchandising e i ricordi di una carriera vissuta fianco a fianco con le più grandi star della musica mondiale, nel 2016 ne allestisce un’altra, I colori del rock, con opere di pittori, scultori e grafici che hanno fatto della musica uno dei temi della loro arte.
Sempre nel 2016 pubblica il suo primo libro, La vera fiaba di EmJay (The king of Pop), racconto in bilico tra fantasia e realtà ispirato a Michael Jackson.

Lo scorso 31 maggio arriva il secondo libro, Rockonti (storie ai confini tra fantasia e realtà), 24 storie che vedono come protagonisti vere e proprie leggende della musica, da Jimi Hendrix a David Bowie, passando per John Lennon, Pink Floyd, Queen, Bob Dylan, Bruce Springsteen e molti altri personaggi che hanno fatto la storia, in racconti che viaggiano sempre in una commistione continua di realtà, fantasia, ma soprattutto musica.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Massimo Bonelli per farci raccontare questo nuovo lavoro. Buona lettura!

Da grande appassionato dei tuoi racconti su Facebook, nei quali narri le tue “avventure” con una quantità incredibile di personaggi del mondo della musica, mi aspettavo di leggere una versione più estesa e dettagliata di quegli aneddoti, mentre hai scelto di mischiare realtà e fantasia.

Ti confesso una cosa: non avrei mai fatto un libro con il racconto “elementare” di quello che è stato il lavoro e la conoscenza di certi artisti.
Ricordo che quando avevo pubblicato il primo libro, La vera fiaba di EmJay, stavo andando alla presentazione che avevamo organizzato qui a Milano e avevo incontrato un mio vecchio collega discografico che tanti anni fa era direttore artistico della Emi, e gli stavo dicendo che stavo appunto andando a presentare il mio libro. La sua risposta fu: “Ah, ecco. Un altro discografico che parla delle sue avventure con gli artisti”.
È vero, un po’ tutti lo hanno fatto, chi dopo pochi anni di lavoro, chi dopo tanti, tutti hanno cercato di raccontare il privilegio di essere stati a fianco di questo o quel personaggio.
In realtà sia La vera fiaba di EmJay che Rockonti trattano la discografia, ma come se fosse una fiaba, ed è anche un modo per non essere mai contraddetto.

Il primo libro, che parlava di Michael Jackson, ha tre capitoli diversi: il pianeta Pop, il pianeta Rock e il pianeta Terra. I primi due sono esclusivamente di fantasia, il terzo è quasi una vera cronaca di quello che è successo a Jackson nel nostro mondo. Anche questo racconta la verità con molta fantasia, quindi nessuno potrà mai contestare quello che ho scritto.

In questi 24 racconti c’è una percentuale di fantasia molto diversa: alcuni sono quasi totalmente reali, diciamo almeno al 90%, altri invece hanno le percentuali ribaltate, con un 90% di fantasia e una piccola parte di realtà, ma ovviamente non è dato sapere quali siano più veritieri e quali meno, anche se leggendo ovviamente si può intuire. La fantasia ti permettere di raccontare cose che non sono mai banali o snaturate da quello che è il personaggio di cui si stiamo parlando o il viaggio che stiamo facendo, però te lo fanno fare in una maniera che non può essere attaccata.

Un’altra cosa che salta subito all’occhio è la commistione tra musica e viaggio, e in appendice al libro troviamo anche una playlist di brani per ogni capitolo. Sembra quasi di trovarci appunto in macchina a vivere queste avventure, con la radio che passa quelle canzoni in sottofondo e sul sedile passeggero ci sei tu che ci racconti queste storie.

Esatto, In alcuni casi è proprio così, come ad esempio in On the rock again, con il viaggio che parte da Las Vegas e dalla Death Valley per poi inoltrarsi in tutti i deserti dell’ovest americano fino ad arrivare al New Mexico, è esattamente come se ci trovassimo di fronte a questa scena. Come anche nell’altro racconto in cui il personaggio è una meteora del panorama musicale come Limahl, ma la storia è proprio scandita dalle canzoni che vengono trasmesse dalla radio mentre siamo in macchina sull’autostrada a fari spenti.
In altri racconti, invece, come il primo ambientato in Marocco, la musica funge da preparazione per l’incontro, come fosse una colonna sonora. In altri ancora, invece, si tratta di canzoni del personaggio di cui si parla, quindi Queen, Rolling Stones, Pink Floyd, e così via…

Poi c’è quella che io vorrei definire una specie di biografia, ovvero il racconto My Generation: una sventagliata di tutti gli argomenti della musica che vanno dagli anni ’50 ad oggi, ma siccome non potevo fare una playlist da 300 pezzi ne ho scelti alcuni, pochi e lunghi per la verità, per dare una specie di sottofondo alla lettura.

Leggendo i vari racconti, ci sono storie dai contorni più reali o quantomeno realistici, mentre in altre anche i personaggi non sembrano provenire da questo mondo, su tutti Jimi Hendrix, protagonsita di due racconti da cui traspare quella che sembra essere una vera e propria venerazione che hai nei suoi confronti.

Tutti abbiamo fatto il giochino di eleggere le varie “divinità” della musica, quindi al vertice cerchi di mettere un personaggio che è “oltre”, e non poteva che essere lui.
Io comunque non ne ho uno unico, perchè apprezzo altrettanto John Lennon, però per motivi diversi: come musicista credo che Jimi Hendrix sia inarrivabile, come personaggio e icona di un’epoca sicuramente Lennon. Questa cosa che all’interno del libro avviene nei confronti di Jimi Hendrix avviene anche per David Bowie, perchè anche lui nei due racconti che lo vedono protagonista ha poca presenza terrestre: in uno è proprio un alieno che arriva da un altro pianeta, nell’altro è un personaggio straordinario, misterioso e trasformista che arriva e scompare e di cui nessuno sa nulla.

Ho notato una particolarità, tra i tanti racconti del libro: a parte una storia, in cui si fa un riferimento di sfuggita a Francesco De Gregori ma chiamandolo solo per nome, non si parla di nessun artista italiano. Come mai questa scelta?

È una caratteristica a cui non so dare una spiegazione neanche io, ma in generale si tratterebbe di personaggi “troppo reali”, troppo vicini a noi per poterne parlare usando anche una buona dose di fantasia.
L’artista internazionale ha una virtù nei miei confronti: con loro lavoravo tre-quattro giorni, magari una settimana, anche più volte durante il corso degli anni, però dopo quei giorni prendevano il loro aereo e se ne andavano. Mi restava la loro musica, l’esperienza fatta con loro, il fatto che li avrei rivisti magari negli Stati Uniti o a Londra, però sempre in episodi che sarebbero durati pochi giorni e non avrebbero intaccato mai quello che è un ottimo feeling che puoi avere con loro, visto che in quel poco tempo vissuto insieme non può succedere nulla di disdicevole, poco sociale o altro.
Con gli artisti italiani, che mi chiamavano tutti i giorni per avere informazioni sull’andamento del loro disco, su cosa avrei fatto per la promozione, eccetera, tutto questo diventata puro business, pura matematica sulle cifre di vendita o su cosa avremmo fatto, e così via, spogliando quindi l’avventura fatta al loro fianco da quelli che sono i presupposti per applicare della fantasia.

Anche con Francesco De Gregori, che forse tra tutti questi è stato il personaggio di cui sono stato più a lungo amico, ci sono stati momenti anche molto difficili in cui abbiamo litigato. Ti racconto un aneddoto: quando ci fu il Live8, lui trattò direttamente la sua partecipazione al concerto di Roma, dando la propria disponibilità, poi dopo un paio di giorni mi chiama dicendomi: “Massimo, adesso tu chiami loro e gli dici che non ci vado”. Io gli ho risposto: “Ma neanche per sogno! Già tutta questa gente pensa che i discografici siano degli stronzi che dicono sempre di no, mentre gli artisti sono tutti buoni, carini, non pensano al denaro, dicono sempre di sì… Se vuoi li chiami tu e gli dici di no”. E lì ci siamo mandati a quel paese in maniera davvero pesante.

Per questo non riesco ad applicare fantasia alla storia vissuta coi personaggi italiani, perchè ci si passa troppo tempo insieme, mentre è facile farlo con quelli con cui il tuo rapporto è stato di pochi giorni. Poi se li metti insieme magari alla fine diventano mesi, ma rimangono frastagliati nell’arco degli anni, e allora restano puri, e anche tu resti puro nei loro confronti.

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