Tre piani

Il film di Nanni Moretti ispirato al romanzo di Eshkol Nevo

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Tre piani
di Nanni Moretti
con Margherita Buy, Nanni Moretti, Alessandro Sperduti, Riccardo Scamarcio, Elena Lietti, Alba Rohrwacher

I tre episodi di Tre piani dovrebbero rappresentare la triade di Freud Io, Es, Super Io. Il figlio del giudice Moretti e della Buy commette ubriaco un omicidio stradale. Il suo comportamento dice che è una reazione a un’educazione rigida e piena di aspettative a cui non ha saputo far fronte. Il dover essere. Quindi il Super Io.
Alba Rohrwacher partorisce sola e alleva sola la figlia perché il marito lavora lontano per lunghi periodi. Nella sua solitudine entrano il fantasma del fratello del marito (truffatore, inseguito dai creditori, forse attratto un tempo da lei) e un corvo nero. L’inconscio che risale, diciamo. È il piano dell’Es.
Resta l’Io:  tocca a Scamarcio, padre di una bambina che talvolta affida ai vicini di casa, ma che vive con il sospetto che la volta che il vicino confuso dall’Alzheimer s’è perso con la bambina nel parco ne abbia approfittato sessualmente. E mentre indaga cade in tentazione con la nipote del vicino. Minorenne.
Queste le storie di partenza con due appuntamenti cinque e dieci anni dopo per capire come cambia la vita delle persone.
Il romanzo da cui Moretti ha tratto le storie (prima volta da un testo altrui) è Tre piani di Eshkol Nevo, le cui storie erano ambientate in Israele. È ovvio che non hanno lo stesso retrogusto: Roma non è un paese sotto assedio, o lo è in maniera diversa. Dilemma: è Moretti, questo film, o non è Moretti? Non si sente ironia? Doveva esserci? E quando c’è (una gara di milonga “clandestina” per le vie di Roma) non è stata presa bene? È un film disarmante: a tratti tedia, vola alto sui tre quarti, sconcerta. Si presenta in una forma antica e disadorna e in certi momenti è modernissimo.

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