La Padrina – Parigi ha una nuova regina

Vita di Patience, da interprete per la narcotici a grande spacciatrice

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La Padrina – Parigi ha una nuova regina
di Jean-Paul Salomé
con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovère, Iris Bry

Brutto titolo, film brillante, un gioiellino, falso, ma piacevole.  Il titolo originale, La Daronne (lo stesso del romanzo di Annelore Cayre, giallista e qui anche cosceneggiatrice) pare significhi “padrona di casa” e a dare retta a internet è un termine antico. Un gioiellino perché il film è una bella macchina da divertimento, falso è abbastanza evidente dalla trama: Patience (Isabelle Huppert) lavora con la squadra antidroga di Parigi: la sua conoscenza dell’arabo ne fa una perfetta traduttrice, insomma le orecchie della polizia nelle intercettazioni e negli interrogatori di spacciatori di lingua araba. È una signora competente, stanca ma ironica, con problemi di madre in ricovero e di figlie irrequiete, con una storia sentimentale con il capo della sezione e vive in un condominio della banlieue sotto il controllo di una portinaia cinese trafficona. Un bel giorno la sua conoscenza dell’arabo la mette in condizione di sapere come si sposta una quantità enorme di droga: le informazioni che raccoglie al commissariato, quelle che raccoglie al ricovero della madre e un colpo di genio la mettono in grado di rubare la droga ai grandi trafficanti e di rimetterla in circolazione usando piccoli trafficanti stupidi. Per farlo usa due vite: in quella normale controlla l’andamento dell’operazione dalla centrale di polizia e, travestita da imprenditrice araba, la Padrina, controlla le consegne e lo spaccio. E naturalmente comincia a pensare al futuro e ai debiti da ripianare. Il film è altamente diseducativo, perché insegna che l’intelligenza e l’ironia al servizio del crimine rendono più felici che al servizio della legge. Però almeno lo spettatore si diverte. Non a caso il film è pluripremiato e gettonato in Francia.

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