Freaks Out
di Gabriele Mainetti
con Claudio Santamaria, Aurora Giovinazzo, Pietro Castellitto, Giancarlo Martini, Giorgio Tirabassi, Max Mazzotta, Franz Rogowski
Bella l’idea di partenza: Fulvio (Claudio Santamaria) è peloso come Chewbacca e fa l’uomo forzuto, Matilde (Aurora Giovinazzo) è elettrica e se tocca le lampadine le accende ma può anche fulminarti, Cencio (Pietro Castellitto) fa danzare le lucciole ma comanda a tutti gli insetti, Mario (Giancarlo Martini) è un clown nano che funge da calamita umana (attira forchette e cucchiai), ma anche affetto da priapismo con un gran pene che funziona come l’ago di una bussola. Sono freak nazionali, le fantasiose attrazioni del poverissimo circo Mezzapiotta e tengono spettacoli guidati da un tenero direttore, Israel (Giorgio Tirabassi), che ha anche il problema di essere ebreo nell’Italia dell’8 settembre 1943 che si spacca in due mentre i tedeschi l’invadono e gli alleati bombardano. Con i risparmi di tutti Israel potrebbe comprare al gruppo un passaggio per l’America. Ma scompare. Provano a raggiungere il Berlin Cirkus guidato da Franz Rogowski che con sei dita per mano suona al pianoforte Creep dei Radiohead. E come fa? Perché quando si droga di etere vede il futuro lontano, persino i cellulari. E naturalmente ha visto anche la caduta di Hitler e del Reich. Per cui cerca freak con doti sbalorditive come arma segreta per la svastica. Quelli inutili li uccide e li brucia. Ma chi è un’arma segreta non è detto che si lasci usare…
Gabriele Mainetti regista in coppia con lo sceneggiatore Nicola Guaglianone tenta di bissare la formula di Lo chiamavano Jeeg Robot: giocare con il cinema italiano, con i modi del cinema internazionale, senza timori reverenziali, senza paura di affrontare il genere, il fumetto, il fantastico e persino l’eccesso. L’eccesso di materiale (gestito con bravura esasperata) potrebbe essere il problema del film, che in qualche modo sta tra un certo Spielberg e un certo Guillermo Del Toro senza disdegnare i diversi della Marvel.
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