Lortex è arrivato Mi fai bene: «Grazie a chi mi è stato vicino»

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Nonostante la giovane età Lortex, nome d’arte di Lorenzo Mirabella, giovane cantautore classe ‘99 originario di Torino, sembra avere le idee ben chiare: nel 2015 ha rilasciato il suo primo singolo, Muhammad Ali, che gli ha permesso di collaborare ed aprire alcuni concerti dei principali rapper della scena italiana.

Dopo il grande successo su TikTok, il giovanissimo cantautore torinese ha firmato un contratto con Sony Music che ha prodotto anche i singoli Ti avrei dato il mondo, Mia e Disastro. Il 19 novembre è uscito Mi fai bene il suo nuovo singolo: Una vera e propria dedica d’amore nei confronti di chi resta accanto anche quando sarebbe più facile andare via. Un testo che è lo specchio della sua età: diretto, senza troppi fronzoli ma anche molto introspettivo, per quanto difficile sia. 

Musicalmente, è l’elettronica a farla da padrone in un pezzo decisamente ritmato e perfettamente calzante con l’età di chi la canta. Probabilmente merito anche del produttore, Steve Tarta, giovanissimo e talentuoso producer che sta emergendo nella scena del pop italiano.

Di che cosa parla Mi fai bene?
L’ho scritta dopo una notte di riflessioni sulla mia vita, in particolare riflessioni sull’ultimo periodo che ho vissuto. Per me sono stati dei mesi un po’ complicati a livello personale, ma la mia fortuna è stata quella di avere vicino una persona che ha combattuto con me i pensieri e i problemi che in quel periodo sentivo che mi schiacciavano. Ho scritto Mi fai bene in sostanza per ringraziare questa persona, perché molto spesso non facciamo capire alle persone che abbiamo attorno quanto siano importanti per noi in determinati momenti. Io per primo non sono bravo a parole, non sono bravo a dimostrare alle altre persone quello che ho dentro. Molto spesso riesco a farlo tramite la musica, quindi ho scritto questa canzone per farle capire che per me è stata fondamentale durante quel periodo. Se penso alle persone che ascoltano il pezzo mi piacerebbe che pensassero alla persona che li fa stare bene o alla cosa che li fa stare bene, un posto in particolare… mi piacerebbe questo. 

C’è un filo che lega questo brano agli ultimi singoli che hai rilasciato in quest’ultimo periodo?
In realtà l’unico l’unico filo sono io. Nel senso che io sono la mia musica quindi ci sono sempre io nella mia musica, c’è una parte di me però in questi brani ci sono persone che comunque non sono collegate l’una dall’altra, non c’è alcun tipo di collegamento. Si tratta proprio di momenti, periodi e sensazioni veramente diverse. L’unico filo che le tiene unite sono io.

Il tuo percorso musicale è iniziato già da qualche anno, com’è cambiato il tuo modo di scrivere in questo periodo?
Penso di essere maturato tanto, mi son messo tanto alla prova, ho sperimentato tanto. Io scrivo canzoni da quando ho 12 anni e da quando ho iniziato praticamente ogni giorno mi sveglio al mattino accolto basi su YouTube, di produttori di qualsiasi genere e scrivo su qualsiasi genere. Quindi la mia evoluzione è data dall’impegno e dal mio mettermi sempre alla prova. La mia musica cresce con me, ovviamente: le canzoni che scrivevo quando avevo 15 anni non potranno mai essere quelle di oggi. Diciamo che il segreto, secondo me, è impegnarsi: se scegli una strada ti ci metti tutti i giorni. Io sono soddisfatto del livello che ho raggiunto.

Dal punto di vista musicale hai uno stile riconoscibile, nonostante la tua giovane età. Come sei arrivato a questa consapevolezza?
È proprio il discorso di prima: ho sperimentato. Perché magari fai un pezzo rock e capisci che non è quello che volevi, ne fai uno rap e dici “ok, magari ci può stare”. Quindi sperimentando e facendo più esperienze possibili trovi la tua strada. Poi ovviamente devi anche sbagliare. Io ho fatto un disco in cui ho sperimentato forse fin troppo e si perdeva un po’ la mia identità, però mi è servito per capire quale fosse la mia identità e penso che da Mia in poi si veda proprio chi è Lortex.

Se potessi parlare con il Lorenzo di sei anni fa, cosa gli diresti?
Di svegliarsi. Gli direi di svegliarsi perché ero veramente annebbiato.Quel Lorenzo là era in un certo senso vittima di se stesso: non avevo autostima, non avrei neanche mai pensato di iniziare questo percorso. Avevo paura di salire sul palco, a me sul palco mi ci hanno buttato, letteralmente. Non l’avrei mai fatto da solo e sono stato fortunato ad avere delle persone vicino che mi hanno aiutato in questo. Diciamo che lo direi al me stesso del passato, ma anche a tutti quelli che vogliono fare questo mestiere. Gli direi “provaci, non avere paura, perché se davvero credi in quello che vuoi ottenere, ci puoi arrivare”.

Che influenza hanno avuto la pandemia e i lockdown sulla tua vena artistica?
Per quello che riguarda la mia vita in generale è stato complicato, come lo è stato per tutti, perché da un giorno all’altro ci siamo ritrovati in casa e a poter uscire solo per fare la spesa e portare giù il cane, quindi eri costretto a stare con i tuoi pensieri. Io da questo punto di vista sono abbastanza abituato però, ecco, è stato difficile da un giorno all’altro di trovarsi in quella situazione. Dal punto di vista artistico non ne ho risentito tanto, anzi è stato un po’ l’opposto. Ho scritto più durante il lockdown che in altri periodi, forse perché proprio avevo più tempo, e non sono l’unico. Infatti, se andiamo a vedere streaming e uscite musicali in quel periodo ce ne sono tante. Certo, mi è venuta a mancare tutta la parte live, dei concerti, del contatto col pubblico: ho avuto la fortuna di esplodere con un pezzo che è Mia  e la sfortuna di non poterlo suonare neanche una volta davanti alle persone.

Parlando di live, hai in mente di tornare a suonare dal vivo?
La mia intenzione c’è, al momento non ho ancora delle date fissate ma spero che da gennaio avremo la possibilità magari nei club di iniziare a portare la nostra musica. Sinceramente non vedo l’ora, perché i social sono belli, l’affetto sui social c’è e sono contento di questo, ma non vedo veramente l’ora di vedere le persone dal vivo, vederle emozionarsi e guardarle negli occhi. Da gennaio sono sicuro che ci sarà questa possibilità.

In cantiere c’è già un album o un EP?
Nell’ultimo mese, soprattutto, ho pensato a un ipotetico EP o comunque un progetto più completo rispetto a quello che può essere un singolo. Penso che dopo tutti questi brani il pubblico si meriti un progetto più completo anche per conoscermi meglio, i miei lati più personali. Assolutamente sì, ci sto pensando.

Qual è l’augurio che fai a te stesso?
L’augurio che faccio a me sesso è quello di continuare come sto facendo, di continuare a crederci e di non perdere la fame di arrivare all’obiettivo che mi sono messo in testa quando iniziato. Spero di non perdere tutta questa forza e tutta questa fame che sento di avere in questo momento.

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