Don’t Look Up

Don’t Look Up
di Adam McKay con Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Cate Blanchett, Meryl Streep, Jonah Hill, Timothée Chalamet, Mark Rylance

Jennifer Lawrence, assistente dell’astrofisico Leonardo DiCaprio, scopre che una cometa entro pochi mesi mesi distruggerà la Terra. Vanno a dirlo alla Casa Bianca alla presidente Meryl Streep e prima vengono snobbati e derisi, poi riammessi ma controllati e alla fine usati: invece di distruggere la cometa torna più comodo tentare di spaccarla in volo in tante miniere di metalli preziosissimi per il mondo dei cellulari. Soprattutto se il boss dei cellulari Mark Rylance finanzia la politica. È una commedia/catastrofe, ovviamente survoltata, esagitata, non solo perché la minaccia della cometa viene trattata seriamente (cioè, come in un vero film di fantascienza) ma soprattutto perché è un film di Adam McKay, specialista in catastrofi umane tra il sarcastico e il grottesco: erano suoi La grande scommessa, cronaca frenetica e acida della crisi economica nata dal mercato immobiliare, e Vice-L’uomo nell’ombra, sulla figura di Cheney, vicepresidente accanto a Bush nella Guerra del Golfo. Don’t Look Up , “Non guardare in alto”, non guardare la cometa, ed è il grido di mezza America guidata da una certa politica dopo aver scoperto che anche dalla fine del mondo si possono tirare fuori (forse) guadagni astronomici: fate una lieve sostituzione e invece della cometa metteteci la politica di Trump (ma anche le risposte dei suoi avversari), il Covid e la divisione del mondo in chi vuole guardare il pericolo e chi nega che esista. L’effetto in progressione della storia è un divertissement angosciante in cui ogni spettatore potrebbe riconoscere (anche da noi) le scelte o le bugie (o le follie catastrofiche) di un politico o di un vicino di casa di sua preferenza (o ripugnanza).