I talent non mi sono mai piaciuti e ho smesso da anni di guardarli: semplicemente, mi annoiano. Stasera invece seguirò la finale di The Voice Senior e farò pure il tifo per “la coppia”. Che per me sono semplicemente Piero e Bea. Certo, ammetto il conflitto d’interessi: siamo amici da oltre trent’anni. E, pur senza frequentarci assiduamente, abbiamo passato intere giornate insieme a chiacchierare e (ma pensa un po?) a fare abbondanti mangiate (loro più di me, lo avreste mai detto?).
Piero Cotto e Beatrice Pasquali (o Beatrice Dalì, se preferite il nome d’arte che ha sempre usato) hanno passato tutta la vita sulle scene. Lui le calca da oltre sessant’anni, lei di meno, ma solo perché è più giovane. Hanno fatto di tutto, da prestigiosi festival internazionali alle crociere, dai teatri alle feste di piazza, dai piccolissimi club di provincia all’esibizione dopo una grigliata per pochi intimi nel campeggio gestito dal comune amico Mino (per molti anni manager di Francesco Salvi).
Come capita a chiunque abbia alle spalle una carriera così lunga, senza però aver mai “sfondato” definitivamente, hanno avuto momenti migliori e altri più complicati. Eppure, che sappia io, non hanno mai pensato nemmeno per un istante di gettare la spugna. Anzi, ogni volta che ci vedevamo, magari assieme a un altro comune amico (Morris Albert: quello di Feelings), non la finivano più di tirar fuori idee, far progetti, sognare…
Questo momento li sta ripagando, almeno parzialmente, del tanto sudore versato. Ne hanno diritto. Loro come (quasi) tutti gli altri che partecipano a questo programma. Gente che ha dedicato tutta la vita alla musica, a volte lavorando fianco a fianco con grandi star e salendo sullo stesso palco, però con l’occhio di bue che non va mai a cercarli.
Ma per gente come Piero e Bea, potete starne certi, la vera soddisfazione è sempre stata quella di cantare al meglio delle proprie possibilità. E due voci così mica sono facili da trovare. Scherzando ma non troppo, qualche volta a Piero ho detto che tra lui e Barry White la grande differenza è che Barry ha avuto la fortuna di nascere in Texas, lui ad Asti. Certo, una battuta. Ma mi piace ripeterla.