Un cineasta appassionato, imperturbabile e immenso
George Stevens, cresciuto professionalmente come cameraman agli Hal Roach Studios sui set delle comiche di Stanlio & Ollio, si distingue come un autore di alto livello nella commedia anni Trenta. Regista, produttore, sceneggiatore, diventa una delle colonne portanti dell’industria cinematografica americana. La rassegna della Cineteca Milano MIC propone alcune delle sue più importanti opere, in lingua originale sottotitolate in italiano, a partire da Swing Time (1936), sesto film dell’accoppiata Astaire-Rogers, un classico del musical americano, di un’eleganza unica, che vinse il Premio Oscar per la miglior canzone In cartellone, fra gli altri, Penny Serenade (1941), per cui Cary Grant fu nominato all’Oscar come Miglior Attore, grazie a un ruolo atipico in uno dei melodrammi più struggenti del cinema americano, e Shane (1953), pietra miliare del cinema western “più puro”, capolavoro epocale narrato dal punto divista di un bambino, opera che vinse il Premio Oscar per la Miglior Fotografia a colori. Nel ciclo non poteva mancare il film che dà il titolo alla rassegna, A Place in the Sun (1951), classico intramontabile che fu candidato a nove Premi Oscar e vincitore di sei statuette (fra cui Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura non originale), uno dei più duri attacchi al sogno americano, tratto dal romanzo di Theodore Dreiser. Da non perdere anche il bellissimo documentario realizzato da George Stevens Jr (figlio del regista), George Stevens: A Filmmaker’s Journey (1984), che ripercorre la vita e la carriera del grande cineasta e che è a tutti gli effetti uno dei suoi più bei ritratti su pellicola, narrato in maniera introspettiva.